Low : C'Mon

Si parla molto della crisi che ha investito l’industria musicale. Si vendono pochi dischi. Colpa della pirateria o del fatto che il prezzo da pagare per musica al 90 per cento d’infima qualità (per non dire brutta) sia un po’ alto? Io sono per la seconda possibilità. Anche per questo motivo su Silverfish non si parla di musica in modo approfondito da un bel po’ di tempo. Scremare la fuffa alla ricerca di un disco di cui valga la pena parlare è un’ardua impresa.
Per fortuna ci pensano i Low a rendere la vita un po’ più facile.
Più che di una parabola artistica, per il gruppo di Duluth, bisogna parlare di una linea retta che viaggia, fin dall’esordio, su parametri qualitativamente elevatissimi. Nessun cedimento. Ogni loro uscita è un lento viaggio all’interno delle emozioni più profonde. E nonostante l’inquietudine che aleggia nelle canzoni, i Low riescono sempre a instillare nell’ascoltatore un senso di tranquillità e pace senza eguali. Non so se sia una pace figlia della rassegnazione ai tempi non proprio felici in cui stiamo vivendo e credo non abbia importanza. Ciò che importa è che ogni canzone di questo C’Mon è una piccola perla incastonata a una gemma di rara bellezza che di chiama Nothing But Heart.
Registrato in una vecchia chiesa sconsacrata a Duluth in Minnesota e mixato in un appartamento, C’mon è un disco praticamente fatto in casa: spirituale, intimo e genuino. I Low continuano a incidere dischi magnifici, sottovoce e piano. Com’è nel loro inconfondibile stile.




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