Callow

Gruppo minimale i Callow di San Francisco. Nella musica e nell'attitudine. Si nota fin dal loro blog: ogni post è solo una foto corredata da un commento stringato. Niente di più. Eppure basta questo a far trasparire la bellezza e l'intimità del loro progetto. Una musica da loro definita come rock, dark indie folk e ambient, ma che risulta essere un blues dai tempi dilatati e liquefatti. I quattro pezzi che compongono l'ep di debutto, scaricabile gratuitamente cliccando sul link in fondo a questo post, sembrano prendere ispirazione dai Low più intimi (l'inizio della struggente Dead To Me è da manuale dello slowcore) per poi distanziarsi e scendere verso una malinconia ancora più cupa e, oserei dire, quasi stregata (Come Alive e Gold). Melodie raffinate e sussurrate (Sel Titled) che fanno subito presa ma che riescono a mantenere vivo l'interesse anche dopo i molti ascolti che sono, forse necessari, per coglierne appieno le sfumature.
Red Moses (voce e chitarra) e Sami Knowles (percussioni, tastiere e voce) sono due artigiani d'altri tempi che hanno scelto di saltar giù da un mondo perduto in una corsa folle. Si sono fermati ad osservarlo e con uno sguardo lucido e disincantato ne accompagnano la caduta.
Il primo album vedrà la luce quest'estate. Se manterrà le promesse dell'ep, sarà uno dei dischi migliori del 2011.
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