Greta Van Fleet: Portabandiera dei Nostri Tempi.

Direttamente dai Settanta
La prima volta che ho sentito una canzone dei Greta Van Fleet (GVF, per comodità) ho pensato che avessero tirato fuori da un polveroso cassetto, un inedito dei Led Zeppelin. Una bella canzone, con un classico riff di Jimmy Page e un Robert Plant in gran spolvero. Solo che non erano i Led Zeppelin ma un gruppo d'imberbi americani.  Impressionante, devo dire. La voce di Joshua Kiszka non assomiglia a quella di Plant: è identica!  E suo fratello Jacob, smanetta sulla chitarra quasi come Page. Non mi stupirei venisse fuori che siano loro cloni.
E' una cosa abbastanza inquietante.
Detto questo, pur non mettendo in discussione la loro bravura, perché sono bravi, molto bravi, i Greta Van Fleet non stanno facendo del bene al rock. Stavo per scrivere che ne sono la rovina, ma forse è esagerato. Diciamo che mentre il Rock è rantolante a terra, loro se ne stanno a guardare e non fanno niente per aiutarlo.

Prima di loro c'erano le cover band.
In origine erano gruppi di ragazzini alle prime armi che per farsi le ossa suonavano le canzoni dei propri idoli. Qualche concertino per parenti e amici o alla festa di paese e poi, con l'esperienza maturata s'iniziava a comporre le prime cose. Col tempo si abbandonavano le cover per un repertorio completamente originale. Tutti i gruppi hanno incominciato in questo modo, è fisiologico.

Poi sono arrivati quelli che comporre roba è troppo sbattimento, riempiamoci di birra e vai con Smoke On The Water. Siccome la gente è pigra e invece d'impegnarsi ad ascoltare cose nuove, preferisce sentire per la miliardesima volta Blitzkrieg Bop, le cover band iniziano ad avere successo, soprattutto nel giro dei piccoli locali. Meglio una cover band dal discreto repertorio, suonato anche in modo approssimativo, di qualche sfigato che canta cose che nessuno conosce. Il primo attirerà sicuramente più gente, ansiosa di battere il piedino su My Sharona. Più gente, uguale più consumazioni.
E' il mercato, baby!
Succede così che trovare un ingaggio per quelle coraggiose band che cercano di proporre materiale originale, diventa impossibile. E se non hai ingaggi, come diavolo fai a farti conoscere?
Rimane il web, ma se un tempo la favola del successo tramite passaparola via internet (Arctic Monkeys) poteva accadere, oggi emergere in questo modo è difficile se non impossibile.
Vita dura, quindi.


Ma c'è di più. C'è di peggio.

A qualche fenomeno scatta l'illuminazione: perché non specializzarsi, suonando pezzi di un gruppo solo?
Così nascono le tribute band. U2, Vasco Rossi, Ligabue, Ac/Dc, Iron Maiden, quasi nessuno dei mostri sacri riesce a scampare. I più arditi aggiungono tristezza alla tristezza trasformandosi fisicamente: si cambia la pettinatura, il colore dei capelli o ci si fa crescere i baffi oltre a vestirsi con gli stessi abiti di scena e assumere sul palco le stesse movenze del proprio idolo. Il pubblico avrebbe dovuto coprire coi pernacchioni simili indecenze ma il pubblico è bue e invece di spernacchiare, plaude. Così le cover clone band iniziano a proliferare come la gramigna.

D'estate poi, come le cavallette, invadono il mondo. Non c'è sagra paesana che si salvi. Festa della birra, ballo liscio e cover band di Vasco. Bellissimi poi i manifesti. Gigantografia dell'artista coverizzato, nome a caratteri cubitali fluo con data e luogo del concerto. In piccolo, in fondo al manifesto, visibile solo a qualche centimetro di distanza, il nome del gruppo che suona. Quello vero. Così mentre guidate tranquilli vedete un cartello con una scritta gigante U2 - 5 Luglio 2010 - Valpone (Festa della Birra)
Ma che cazz? Pensi. Gli U2 alla festa della birra di Valpone?
Magari fermi pure l'auto e scendi a leggere. Per scoprire solo l'amara verità.
Le prime volte ci caschi, poi non ci fai più caso. E così ogni estate a Valpone, arrivano i grandi del rock. Ma tu ormai sei scafato, guardi e passi. Così il giorno che gli U2 andranno davvero a Valpone, tu non ci andrai pensando che si tratti dell'ennesima cover band.
Il fenomeno pare inarrestabile.
Alcuni gruppi sono così bravi da diventare addirittura professionisti e come nel caso di Genesis e Pink Floyd portare in giro per il mondo vecchi spettacoli come The Wall o The Lamb Lies Down On Brodway, ricalcandoli pedissequamente.
Oltre si potrà andare? Sì.
E i Greta Van Fleet sono qui a dimostrarlo.
Perché purtroppo i GVF sono solo una cover band e chi lo nega è in malafede. Ma sono una cover band che suona materiale originale. Roba che a pensarci ti va in corto circuito il cervello.

Anche le pose non sono originalissime...

Non vivo sulla luna e so benissimo che non è semplice inventare qualcosa di nuovo, specialmente nella musica, quando sembra che tutto sia già stato fatto. Ma nessuno sta dicendo che il nuovo debba essere necessariamente qualcosa che non si sia mai sentito prima. Si può essere originali pur saccheggiando a piene mani dal passato. (Qualcuno ha detto Ghost?) E non è vero che c'è nessuno che faccia roba nuova: è pieno di giovani che stanno provando a farsi ascoltare. Il problema è che pochi hanno la voglia di ascoltarli, soprattutto dal vivo. Poi non lamentiamoci dell'immobilità della musica se quando esce qualcosa che va leggermente oltre, specialmente in Italia, la prendiamo a sputi in faccia diventando improvvisamente dei puristi. Sto parlando del cosiddetto indie-pop (definizione orribile) dei vari Calcutta, Cosmo e gli ormai blasonati The Giornalisti. Parliamo della Trap? No, perché lo farò in un post ad hoc. Però basta, una volta per tutte, con la solita menata del un tempo c'erano i Deep Purple, i Clash e compagnia bella, una volta la musica si faceva con una chitarra e non con un computer. Cose che ho sentito solo qualche giorno fa e non da un ultrasessantenne ma da un ragazzetto che potrebbe essere mio figlio.
Perché a fare così, poi escono gruppi come i Greta Van Fleet che nell'intento di omaggiare i maestri ne diventano triste parodia. E noi continueremo ad ascoltare sempre le stesse cose.
Non perdo tempo per un gruppo simile, perché vado a casa e metto su Led Zeppelin II.  Cacchio, perfino Sir Paul McCartney alla veneranda età di 76 è più giovane di voi. Ascoltate il singolo, nuovo di pacca, uscito in questi giorni. Fa sempre le stesse cose da oltre cinquant'anni. Ma non le fa mai nello stesso modo.
Non voglio salire su un piedistallo e puntare il dito sui peccatori. Anzi, sono tra i primi a doversi cospargere il capo di cenere, inginocchiarsi sui ceci ed essere esposto al pubblico ludibrio. Nell'ultimo anno avrò ascoltato nemmeno una manciata di gruppi nuovi, non metto piede ad un concerto dai tempi della Prima Repubblica e nella chiavetta usb che ho in auto, il disco più recente avrà almeno dieci anni.

Ma alla fine, perché il gruppo di ragazzini del Michigan sarebbe lo specchio dei tempi?
Ottanta Nostalgia
Perché è il riflesso di una delle nostre ataviche paure che, puntualmente, ciclicamente riemerge e ci affligge. La paura e la diffidenza verso tutto quello che è nuovo e che forse non è conforme al pensare comune, fuoriuscendo dagli schemi.
Oggi più che mai un vero morbo. Un cancro che sta facendo tornare indietro la nostra società di ottant'anni e forse più. Il nostro pensiero, il nostro atteggiamento, è inversamente proporzionale allo sviluppo tecnologico. Utilizziamo la tecnologia per insultarci anziché ampliare le nostre conoscenze e interagire con il mondo in maniera costruttiva. Se ci pensate, abbiamo tra le mani uno strumento che ci permette di trovare tutte le informazioni che vogliamo in tempo reale e di connetterci con gente agli antipodi.
E come lo usiamo?
Stiamo tornando a vivere nella paura di quello che non conosciamo, di chi è diverso fisicamente e
intellettualmente e di chi non la pensa come noi. E quando si ha paura, non si argomenta, ma si aggredisce e si insulta. Una forma di difesa animale.
Negli ultimi tempi stiamo utilizzando il revivalismo anni ottanta per riempire il vuoto lasciato dalla cronica carenza di idee. Ci rifugiamo nella falsa sicurezza del già scritto, già visto e già sentito perché è dannatamente più comodo e scevro da rischi. 
E i nostri gusti, in fatto di cinema, musica e letteratura rispecchiano tutto questo. Preferiamo la rassicurante piattezza dell'ennesimo capitolo di una saga cinematografica nata quarant'anni or sono, la nullità stilistica e di pensiero dei "libri" di Fabio Volo (per i pochi che leggono, perché leggere è faticoso), l'ennesima cover band e la milionesima ristampa ipermegaultra deluxe di un disco vecchio come il cucco, contenente dieci versioni della stessa canzone.
Quindi ben vengano i Greta Van Fleet, figli illegittimi dei Led Zeppelin, a cui possiamo aggrapparci per far finta che tutto ciò che è nuovo e diverso non esista.
Aggrappiamoci, dunque, a questo appiglio apparentemente sicuro. Tristi naufraghi che hanno voltato le spalle al futuro per guardare, con occhi lucidi, un passato che non tornerà più.
E da come si stanno mettendo le cose, speriamo davvero che non torni.




Avvertenza:
1) Questo post inaugura la Taliban Series. Una serie di post, polemici, intransigenti, un po' tristi e un po' ironici. Quindi, come cantavano gli Eagles, Take It Easy!
2) Non ho nulla di personale contro i GVF o le cover band. Succede anche a me, birra sgasata alla mano, scapocciare (piano, perché soffro di cervicale) con Back In Black.
3) Valpone rulez!

Commenti

  1. Lo specchio dei tempi....lo specchio di tempi tristi.....

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  2. La penso diversamente. I GVF sono quanto di meglio potesse capire al rock, a una sola condizione: non essere una meteora e continuare a produrre buona musica. Anche i Guns sembravano una copia di quello che c'era prima, eppure non lo erano. I GVF sono giovani e hanno dei riferimenti storici importanti, questo è indubbio; ma non significa che non abbiano qualcosa di personale da dire. Probabilmente è acerbo, ma ce l'hanno. Ben vengano non uno, ma cento Greta Van Fleet. Ci sono altri gruppi meritevoli? Bene - si facciano avanti con delle hit rock da milioni di visualizzazioni su YouTube. Essere indie va bene, ma il grande rock è diventato grande con il mainstream, non con i club privati, che sono un punto di partenza, importante, ma solo di partenza. Che il Dio del Rock li benedica, insomma. Samuel M

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    1. Non metto in dubbio la loro bravura e sarei un folle se non mi piacessero, dato che adoro i Led Zeppelin. Anch'io spero che trovino presto una loro identità che li renda riconoscibili e che non si confondano più con i LZ. Sulle milionate di visualizzazioni ne possiamo discutere, non sono indice di qualità e/o di bellezza, anche Despacito ne ha fatte a tonnellate! :-)
      Vorrei anche chiarire che la mia non è un'ode all'indie (non è che lo ami particolarmente) oppure un'invettiva contro il maintream: mi piace la musica a 360° che poi venda milioni di copie o nessuna a non m'interessa. Mi chiedo solo se l'effetto nostalgia, che ci può anche stare per carità, alla lunga possa essere dannoso.
      Bravi i GVF ma anche bravi i Marmozets, e Fantastic Negrito.

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  3. Come sempre i tuoi post sono un input fenomenale per i neuroni, soprattutto per i miei che di questi tempi si trovano a galleggiare senza un fine nell'acquitrino dentro la scatola cranica. Condivido appieno tutto ovviamente, ma stranamente mi hai fatto venire voglia di ascoltarli questi GVF... boh, sarà che il caldo ha fatto danni irreversibili.
    Un saluto

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    1. Grazie! Guarda, non sono affatto male, sono bravi, energici e sprizzano giovinezza da tutti i pori. E' che, quando li ho sentiti per la prima volta e li ho scambiati per i Led (sfido io a non farlo), subito ho pensato "cacchio, sono bravi" ma subito dopo mi sono chiesto: ma caspita sei bravo, perché rifai i Led Zeppelin? Mettici qualcosa di tuo, santo cielo! :-)
      P.S: mi piacerebbe sapere che ne pensi dei Marmozets.

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