David Oppegaard: I Predatori Del Suicidio

Chi colleziona i resti del genere umano? Chi sono i macabri pulitori che spuntano dal nulla ovunque c’è un cadavere, ovunque si piange un parente appena trapassato? E’ la domanda chiave di questo sorprendente romanzo, in cui l’umanità ha finito per soccombere al morbo della Disperazione. Di fronte all’avanzare della terrificante epidemia di suicidi, qualcuno comincia a chiedersi: è veramente suonata l’ultima ora? Da parte sua, l’autore non fornisce risposte facili ma si limita a ribadire il suo tema in grande stile: “Ho un’unica ossessione. La fine del mondo”.

Della serie: ho una buona idea e la butto su carta, anche se non so dove andrò a parare. Le premesse per un ottimo romanzo post-apocalittico, c'erano tutte ma Oppegaard si perde e maschera un libro incompiuto con un finale aperto che lascia l'amaro in bocca. I Predatori del Suicidio avrebbe meritato un autore più incisivo e con le idee più chiare. Il carattere dei personaggi è appena accennato e quando avviene un approfondimento si tratta di psicologia spicciola tagliata con l'accetta. Se si fosse lavorato di più su questi aspetti l'esito sarebbe stato notevolmente superiore. Un'occasione persa.

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