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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

Il Sistema di Mel: Riempimi la Testa con un Mare di Cemento.

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E' con colpevole ritardo che parlo di questo disco. La mail con cui il gruppo mi ha segnalato l'uscita del primo lp ufficiale è arrivata qualche mese fa. L'ho letta e ho guardato il video che trovate in fondo al post. Siccome mi è piaciuto e mi ha incuriosito, mi sono detto: 'sto disco devo ascoltarlo, prima o poi. Ed è proprio questo che mi ha fregato. Perché come succede (troppo) sovente, alla fine è sempre un poi e mai un prima . In questo modo le cose vengono costantemente rimandate. Se avessi ascoltato subito Riempimi La Testa Con Un Mare Di Cemento avrei potuto godermelo per l'intera estate. Mi servirà da lezione? Dubito, anche perché le brutte abitudini sono dure a morire. L'importante, alla fine, è che siamo qui a parlare di questa sorpresa. Perché proprio di questo si tratta. L'esordio sulla lunga distanza de Il Sistema Di Mel  è una mazzata emotiva lunga nove canzoni. E' bastato un paio di ascolti per carpirne la chiave e poter essere

Empyrium - Songs of Moors and Misty Fields.

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The ensemble of silence plays so beautiful for me... Se c'è una frase che illustra alla perfezione il momento che sto attraversando è proprio quella che apre questo post. Quando parlo di istante, non si tratta esclusivamente del mio attimo o della mia vita. E' un discorso più ampio, che abbraccia la mia poca vita sociale fino ad arrivare al contesto storico in cui stiamo vivendo. Qualche post fa lanciavo i miei strali contro l'uso malato che facciamo di uno strumento potente come internet e i social networks nello specifico. Più ci penso e più non riesco a togliermi dalla testa la scena iniziale di 2001 Odissea Nello Spazio . Con le mie limitate capacità di speculazione ho sempre pensato che il nero monolito che compare, se ricordo bene, all'inizio e alla fine del film rappresentasse la conoscenza. Quando le scimmie lo scoprono e con esso ricevono il dono, come lo usano? Per massacrarsi a vicenda. Ecco, più o meno com'è successo con Facebook! E se nello spazio

Giorgio Borroni: Satyros.

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I ricordi, che erano un veleno in circolo nelle sue vene, gli gonfiarono il cuore fino a farglielo scoppiare. In quel preciso istante la campana della chiesa suonò a morto. Bastiano sentì il sangue gelarglisi a poco a poco, rintocco dopo rintocco ebbe persino l’impressione che rallentasse il flusso, coagulandosi nelle vene. Una voce nella sua testa gli urlò di andare via da lì, di infilarsi nel bar e ordinare qualsiasi cosa pur di evitare quei due, ma quando si mosse gli parve di essere stato preso a bastonate alle gambe. Dopo la novelette Zombie Mutation che mi ha fatto scoprire il talento di Giorgio Borroni come narratore horror, ho pensato di rimediare anche questo suo lungo racconto dall'evocativo titolo di Satyros . Lascio perdere qualsiasi tipo d'indugio e dico subito che si è trattata di un'altra scelta azzeccata. Le impressioni avute da Zombie Mutation, non solo sono state confermate, ma addirittura rafforzate. Burroni dimostra di essere un autore di razza e c

I'm Waiting For The Asteroid.

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I'm waiting for my man Twenty-six dollars in my hand Up to Lexington, one, two, five Feel sick and dirty, more dead than alive I'm waiting for my man  (Velvet Underground)   Avvertenza: questo è un post acido, asociale, politicamente scorretto e anche un po' volgare. Siete avvisati. Dov'è finito il legittimo proprietario di questo blog? Come mai questa latitanza? Potrei dire di aver fatto cose e visto gente . Potrei dire che stavo lavorando per voi , che stavo elaborando idee per un brillante autunno/inverno 2017. Oppure potrei dire che il blog è in pausa perché sto scrivendo il mio primo romanzo, oppure che mi sono focalizzato in ambito social per esplorare le grandi possibilità di questo medium. Potrei farlo, per darmi un tono. Invece no. Vita sociale pari a zero, anche perché citando George Carlin : mi piace la gente, ma dopo un minuto, un minuto e mezzo, mi rompo i coglioni . Sono tutto casa e lavoro ( lavoro is the new Chiesa ) e il poco t