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Visualizzazione dei post da maggio, 2016

Sophia: As We Make Our Way (Unknown Harbours).

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Robin Proper-Sheppard ha un dono prezioso: è capace a scrivere canzoni con una qualità altissima e con pervia costanza. Non è mai stato un fuoco di paglia e i suoi lavori, anche quelli meno lucidi , sono dotati di melodie e di atmosfere che pochi possono permettersi. E sebbene la malinconia (e anche un po' di tristezza) sia il minimo comun denominatore delle opere dei Sophia , l'artista britannico riesce sempre a coprire le sue canzoni con un velo di serenità che non le rende emozionalmente opprimenti ma quasi catartiche. Perché, nonostante l'umore plumbeo dei suoi dischi, si esce sempre dall'ascolto con l'animo sereno e in pace. Dopo quasi sette anni di distanza dall'ultimo lavoro, There Are No Goodbyes , è da poco uscito As We Make Our Way (Unknown Harbours) che non fa altro che confermare lo stato di grazia di un artista unico. E se vi sembra che stia esagerando provate ad ascoltare The Drifter oppure Baby, Hold On. Più passa il tempo è più il rumore v

Liebster Award 2016

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Sono commosso. Anche quest'anno, qualche anima pia sì è ricordata di nutrire l'autostima delle creature che si agitano nel buio e polveroso cantuccio di Silverfish Imperetrix. Siccome i memi mi piacciono (l'ho già detto?) ma non mi piace perdermi in inutili parole e salamelecchi (ragazzi, tanto lo sapete che vi adoro!) mi butto a bomba nella compilazione dei punti. 1 . Ringrazio calorosamente, avvolgendoli in un tenebroso abbraccio, gli amministratori de La nostra libreria : Glò, Michele e PiGreco. 2 . Qui dovrei promuovere un blog. Uno solo, tra quelli che seguo. Siccome aborro il politicamente corretto, confidando nella maturità di chi mi legge, (so che siete fottutamente maturi e non vi offendete!) non mi dilungherò nel dire che siete tutti bravi e belli, (modalità ruffiano on) anche perché lo siete davvero (modalità ruffiano off) promuovo quindi a mio insindacabile giudizio: Antblog . Devo dare una motivazione? Non ce n'è bisogno, basta farci un giro e le mo

Sul Salone del Libro e di come sia cambiato il nostro rapporto dopo lunghi anni felici.

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Un buon motivo per stare a casa. Non vado al Salone del Libro da oltre dieci anni. Le ultime volte sono state delle toccata e fuga, giusto il tempo necessario a svuotare il portafogli e riempire lo zaino. Le prime, invece erano tutt'altra storia: andavo alle presentazioni e agli incontri con gli autori, trascorrendo l'intera giornata al Lingotto. Cos'è cambiato? Non il Salone, che è sempre lo stesso. Io di sicuro. Trovo gli incontri con gli autori maledettamente noiosi. In alcuni casi sono delle autocelebrazioni al limite dell'imbarazzante, in altre sono così sciape e tristi che dopo qualche ora ricordo nulla. E siccome non m'interessa possedere una copia firmata, sinceramente non capisco chi si accolla ore di coda per avere uno scarabocchio al limite del comprensibile sul frontespizio, da tempo immemore diserto tali eventi. D'altronde sono uno che non apprezza il profumo della carta. Ma sinceramente, la carta profuma? A me sembra che puzzi... Ma sto d

Andrea Valentini: Venom. Metallo Nero (1979-1982).

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Newcastle Upon Tyne, Regno Unito, 1979: cantieri navali, miniere di carbone, crisi economica. E rock. Duro, potente, nero, diabolico, la musica più estrema mai sentita sinora. I suoi alfieri sono i Venom, i padri putativi del famigerato black metal, ispiratori di una pletora di band destinate a cambiare lo scenario dell’heavy più oltranzista. Questa è la cronaca di una manciata di anni (1979-1982) in cui i Venom hanno davvero cambiato il mondo – o, almeno, una sua piccola parte – inventando un genere musicale e creando le basi per un intero movimento underground con due album che sono ormai considerati vere e proprie icone da musicisti e appassionati di ogni dove, dal freddo Nord Europa al Sudamerica. Satanici, incontenibili, malvagi, mitologici, pacchiani, cialtroni, sbruffoni, ruspanti, grezzi, selvaggi e inarrestabili: per molti, Cronos (basso e voce), Abaddon (batteria) e Mantas (chitarra) sono stati tutto questo. Ma hanno soprattutto dato vita a una leggenda, tanto che l’impr

Brontolerie Assortite: Nulla di Nuovo sul Fronte Musicale.

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Non si fanno più i dischi di una volta! Dicono che il numero dei miei capelli bianchi sia direttamente proporzionale alla mia capacità di brontolare. Non penso che questa sia un'esclusiva del sottoscritto. Ritengo, invece, che sia una cosa fisiologica. Ho un amico che ha una teoria interessante: più invecchiamo e meno sopportiamo il mondo. Tendiamo a rifugiarci nelle cose che conosciamo e siamo diffidenti verso quello che è sconosciuto. Creiamo un nostro piccolo ecosistema, un mondo in cui ci rifugiamo e in cui ci sentiamo al sicuro. Tutto quello che è al di fuori non c'interessa (più). Non so, forse è vero. Forse no. Ho conosciuto persone che a vent’anni, non solo avevano costruito un proprio ecosistema, ma un intero universo. Penso che oltre all’età, dipenda anche dal carattere. Io non sono una persona culturalmente chiusa. Tutt’altro. Ritengo che tutte le culture siano una risorsa con un valore inestimabile. L’arricchimento che dona uno scambio di conoscenze, di usi e

Peter Hook: Joy Division. Tutta la storia.

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I Joy Division hanno letteralmente cambiato il volto della musica. Pionieri della rivoluzione post-punk, con il loro sound oscuro, ipnotico ed intenso hanno reinventato le regole del rock influenzando migliaia di band e artisti, da pesi massimi del calibro di U2, Morrissey, R.E.M. e Radiohead a intere generazioni di gruppi indie. Peter Hook, il loro leggendario bassista, racconta qui la propria storia e quella della band: le amicizie, i litigi, le divisioni; le prove e le registrazioni; i concerti andati bene e quelli finiti male; i personaggi sopra le righe, i dischi e ovviamente gli altri componenti del gruppo, come Ian Curtis, morto suicida nel 1980 proprio all’alba dell’atteso tour americano che avrebbe definitivamente consacrato i Joy Division. Uno sguardo onesto, diretto e di prima mano su una delle band più importanti di sempre. Poco più che ventenne ho scoperto i Joy Division e me ne sono innamorato follemente. Ho perso il conto di quante volte abbia ascoltato Unknown Pl

Mary Woronov: Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Factory di Andy Warhol e non avete mai osato chiedere.

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New York, tardi anni sessanta: la leggendaria Factory di Andy Warhol. Una galleria di bizzarri personaggi dai nomi improbabili, inquieti e inquietanti, che si muovono tra party e locali famosi come il Max's Kansas City, tesi a conquistarsi i "5 minuti di celebrità" di cui parlava Warhol. Mary Woronov, guidandoci in un viaggio surreale, ci narra le sue esperienze alla corte del re della pop art, le sue visioni, le sue frequentazioni abituali con artisti del calibro dei Velvet Underground. O gli incontri fugaci con celebrità come Maria Callas, Tennessee Williams, Allen Ginsberg, Salvador Dalì. Un'inedita testimonianza su un movimento che ha avuto un'influenza memorabile sull'arte e la cultura americane.   Sono un insopportabile pignolo e chi mi conosce tende a ricordarmelo costantemente. Mi rendo conto di avere questo odioso difetto, (un altro mio grande difetto è che brontolo come una pentola di fagioli che bolle) e più invecchio più la mia pignoleria si ac

25 Indiscrete Domande Cinematografiche.

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In questi giorni sta gironzolando nella blogosfera un cineMeme. E a me piacciono i Meme! Naturalmente con palese e colpevole ritardo mi aggrego all'iniziativa di Sofàsophia ispirata da Ivano Landi e portata simpaticamente avanti da: La Nostra Libreria , Massimiliano Riccardi , Myrtilla , Mikimoz, Nocturnia, La Teiera Volante , La Firma Cangiante , Drama Queen. 1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere? Jena Plissken. Perché è dannatamente fico. E poi mi piacciono le persone di poche parole e che lasciano parlare i fatti. Non mi dispiacerebbe anche il Sig. Wolf di Pulp Fiction. 2. Genere che amo e genere che odio? Non esiste un genere che prediligo. Sono onnivoro ma umorale. Il genere che non sopporto è la commedia fighetta e pretenziosa italiota.   3. Film in lingua originale o doppiati? Doppiati. Troppo ignorante per seguirli in originale e troppo pigro per seguirli con i sottotitoli. Anche perché se leggo i sottotitoli non riesco a vedere le immagini. :