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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Se Non Ti Piace Non Guardarlo: Epilogo.

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E Io Che C'Azzecco? Durante la settimana del Festival di S** R*** non ho letto quotidiani, sono stato alla larga dai social network e ho lasciato che i feed si accumulassero nell'aggregatore. Anche la tv è stata tenuta a debita distanza da qualsiasi programma che potesse anche lontanamente ricevere segnali dalla Riviera Ligure. In compenso questo lunedì mattina mi sono svegliato con l'ennesimo nuovo governo sorto per sporogenesi, l'ennesimo derby vinto :-) e piacevolmente sorpreso che il moloch sanremese abbia continuato a perdere consensi. Segno di un risveglio delle coscienze? Non sarei così ottimista. Evidentemente questa edizione dev'essere stata tremendamente pallosa. Il mio ottimismo è durato poco. E' evaporato istantaneamente quando ho letto che le perdite per la Rai quest'anno oscillano tra i cinque (versione bicchiere mezzo pieno) e i sei (versione bicchiere mezzo vuoto) milioni di euro. Non serve aggiungere altro. Naturalmente non sono stato t

Se non ti piace non guardarlo!

Questo Blog non seguirà il Festival di S******O e non ne parlerà. Un tizio, una volta, disse: nessuna notizia = brutte notizie. Parlarne anche male, purché se ne parli. Non fa una grinza. Nell'era della visibilità a tutti i costi, ignorare qualcosa (e quindi non parlarne) equivale a negarne l'esistenza. Se non se ne parla, non esiste. La mia non è una velleità da nerd inacidito e snob (finto) alternativo ma è una mera questione di numeri. S******O non è nelle mie corde. Non mi piace e non mi è mai piaciuto, ma non gli butto addosso della cacca. Siamo due mondi distanti, tutto qui. Ma poiché il suddetto è un prodotto e come tale dev'essere venduto, se non fa incassi è giusto che non si produca più. Il Festival è un colabrodo. Nel 2010 ha perso 7,8 milioni, 7,5 milioni nel 2011, 4,8 nel 2012. L'edizione dell'anno scorso ha perso 2,3 milioni di eurini; la Corte dei Conti, da anni, va dicendo di darsi una calmata e di abbassare ulteriormente i costi. Non è questione di

Ipse Dixit VII

Inesorabile nella sua cadenza quindicinale, con un doveroso omaggio a due grandi personaggi che molto hanno dato alla cultura italiana e che, sicuramente, meritavano molto di più di ciò che hanno raccolto. “Un giorno, poco prima della scadenza, quando mi lamentavo che i miei romanzi non si trovavano in libreria, Antonio Riccardi mi disse: insomma, te lo dico fuori dai denti, gli italiani non vogliono i tuoi libri. Mai mi è stato fatto un complimento più grande e meritato”. Aldo Busi. “Diciamo le cose come stanno: non è divertente… ma sarebbe meno divertente se morissi. Mi sono reso conto che mi svegliavo in mezzo al vomito di altra gente di cui nemmeno mi ricordavo. E’ un po’ troppo. Non dico di non divertirsi o di non tirare una riga di tanto in tanto, ma non fate di questo la vostra vita. […] La morte è inevitabile, giusto? Te ne rendi conto quando arrivi alla mia età. Non mi fa paura. Sono pronto e quando me ne vado, voglio che succeda mentre faccio quello che so fare meglio. S

Elizabeth Lunday: Vite Segrete Dei Grandi Artisti.

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  Con aneddoti scandalosi su tutti, da Leonardo (presunto sodomita) a Caravaggio (assassino) a Edward Hopper (violento con la moglie) "Le vite segrete dei grandi artisti" racconta la storia a volte squallida, caotica e intrigante che si cela dietro i grandi maestri dell'arte internazionale. Si scoprirà che l'odore del corpo di Michelangelo era così cattivo che i suoi assistenti non sopportavano di lavorare per lui, che Vincent Van Gogh a volte mangiava la vernice direttamente dal tubetto, e che Georgia o'Keeffe amava dipingere nuda. Sono circa quaranta gli artisti di cui parla il libro a cominciare da Jan Van Eyck per finire con Andy Warhol. Ogni capitolo si concentra su un solo artista e per ciascuno si ottiene una panoramica completa della sua vita e un commento sull'opera più famosa. Questa è una lezione di storia dell'arte che non si dimenticherà mai! Nonostante l'idea di presentare il volume come una rivista scandalistica sia molto carina,

Servite e Riverite il Re Bong

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Quando in Italia cesseremo di fare i provinciali e prendere per oro colato qualsiasi cosa arrivi dall'estero e proveremo ad assaporare e rivalutare le delizie che abbiamo in casa, forse riusciremo anche ad essere un paese migliore. Siccome questo non succederà mai, soprattutto in ambito musicale, difficilmente riusciremo in questo nobile intento. Succede, a volte, che un gruppo bellamente ignorato in italica patria all'estero faccia proseliti e ricavi nutrite soddisfazioni. Perché anche quando la critica ci arriva (e ultimamente sembra che ci riesca) è proprio il pubblico a snobbare il prodotto locale per dei surrogati che non sanno di niente ma che se arrivano dall'estero (la perfida Albione in primis) allora tutti sono pronti a prostrarsi di fronte all'ennesimo frutto (insapore) dell'hype costruito ad hoc. Detto questo, auguro a gruppi come i King Bong di ottenere tutto il successo che meritano e anche di più.   Improvvisare è un’arte che va usata