Stephen King: The Dome
È una tiepida mattina d'autunno nella cittadina di Chester's Mill nel Maine. C'è chi prende lezioni di volo, chi lavora nell'orto, c'è chi sta chiedendo un passaggio in auto, c'è anche una marmotta alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. All'improvviso, silenzioso e invisibile, un cilindro trasparente cala sulla cittadina. Chi è all'interno è isolato dal resto del mondo, chi non lo vede ci va a sbattere contro, chi si trova sul perimetro del cilindro viene tranciato in due. Da dove viene? Di che cosa è fatto? Opera degli umani o esperimento di un'intelligenza superiore? Poco importa, dato che chi è rimasto intrappolato all'interno deve far fronte a quella angosciosa situazione con le sue sole forze. Alla barriera invisibile se ne aggiunge presto un'altra, quella che divide gli onesti dai malvagi, questi ultimi non del tutto contrari a un isolamento che fa gioco, se si ha molto da nascondere. Un ex marine contrario alla violenza, un concessionario di auto usate in odore di criminalità, una giornalista che non si fa mettere sotto, un ausiliario delle forze dell'ordine paranoico, uno skateboarder di quindici anni senza paura, un predicatore più fondamentalista di Bin Laden sono solo alcuni dei personaggi impegnati, chi a fin di bene, chi no, a trovare una via di uscita prima che l'isolamento diventi letale. Dopo molto tempo, e dopo molte vittime, si prospetterà un ultimo, disperato, estremo, tentativo di soluzione. Che potrebbe anche non funzionare...
Negli Stati Uniti gli editori pagano gli scrittori "A Parola". Più parole si pubblicano e più si è pagati. The Dome deve aver fruttato un bel po' di quattrini al (ormai ex?) Re. Anche se, probabilmente, lo scrittore di Bangor avrà un contratto forfettario che non contempla il conteggio delle parole, allora chissà perché essere così esageratamente prolisso? Perché scrivere oltre mille pagine quando con la metà si potevano dire le stesse cose (magari un po' meglio) evitando di far collassare il "Fedele Lettore" in uno stato semi-comatoso? Il "Fedele Lettore" si sta rompendo le scatole d'essere chiamato come un cagnolino scodinzolante di fronte all'ennesimo polpettone. King, duole ammetterlo, è bollito. Autoreferenziale in maniera imbarazzante, come imbarazzanti sono i personaggi di The Dome che sembrano usciti dalla catena di montaggio dello stereotipo, l'ex re dell'horror (questo è ormai assodato) non riesce più a stupire e annoia. Inutile poi scomodare "il ritratto della società americana contemporanea", è da decenni che King dipinge lo stesso ritratto, dimenticandosi, però, d'intingere il pennello facendo risultare i colori troppo sbiaditi. Come la sua scrittura.
Negli Stati Uniti gli editori pagano gli scrittori "A Parola". Più parole si pubblicano e più si è pagati. The Dome deve aver fruttato un bel po' di quattrini al (ormai ex?) Re. Anche se, probabilmente, lo scrittore di Bangor avrà un contratto forfettario che non contempla il conteggio delle parole, allora chissà perché essere così esageratamente prolisso? Perché scrivere oltre mille pagine quando con la metà si potevano dire le stesse cose (magari un po' meglio) evitando di far collassare il "Fedele Lettore" in uno stato semi-comatoso? Il "Fedele Lettore" si sta rompendo le scatole d'essere chiamato come un cagnolino scodinzolante di fronte all'ennesimo polpettone. King, duole ammetterlo, è bollito. Autoreferenziale in maniera imbarazzante, come imbarazzanti sono i personaggi di The Dome che sembrano usciti dalla catena di montaggio dello stereotipo, l'ex re dell'horror (questo è ormai assodato) non riesce più a stupire e annoia. Inutile poi scomodare "il ritratto della società americana contemporanea", è da decenni che King dipinge lo stesso ritratto, dimenticandosi, però, d'intingere il pennello facendo risultare i colori troppo sbiaditi. Come la sua scrittura.
peccato perchè l'idea di base mi intrigava !
RispondiEliminaIntrigava anche me, per questo mi sono imbarcato in 'sto tomo infinito.... :-)
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