Maurizio Blatto: L’ultimo disco dei Mohicani

Backdoor, Torino: siamo aperti. A cosa? Grossomodo a tutto. E a tutti. In particolar modo a quelli che davvero non pensavate potessero esistere. E invece esistono, sono il variopinto circo di clienti - più o meno occasionali, più o meno appassionati, più o meno folli - di uno storico negozio di dischi specializzato in vinile e intento a vivere l'amore per la musica dall'altra parte della barricata: un luogo talmente vero e talmente incredibile da essere più pop di un coretto dei Beach Boys. Ecco, allora, sfilare il piastrellista devoto al funky e alle donne di colore, l'audiofilo sorpreso dalla moglie con uno stereo in un appartamento affittato di nascosto e l'uomo che ha inventato i Massive Attack. Per non parlare dell'immigrato slavo che voleva morire sotto la sezione reggae, dell'indomabile Sentimentalista o del fan degli Alarm con documenti compromettenti per la FIAT...gente strana? 
Se la pensate così, non vi siete mai trovati di fronte a quei clienti che, incerti su cosa comprare, hanno chiesto: "Ma Che Guevara ha fatto più niente?".


Come molti altri autori, trovo che Nick Hornby, sia sopravvalutato. Alta Fedeltà, il romanzo, che l'ha consacrato nel cuore dei nerd musicofili non mi ha impressionato particolarmente pur riconoscendomi in toto nel protagonista. Anche se ho consumato chilometri di nastro per confezionare compilation su cassetta da regalare alla ragazza per cui impazzivo in quel momento. Che, poi, guardando le foto, oggi, viene da pensare che avrei potuto risparmiare un bel po' di soldi e tempo. Del baccaglio via mix tape per noi, timidi, impacciati e anche un po' sfigati ne abbiamo fatto una vera e propria arte. Una volta ho combinato un piccolo casino. Non so come, sono riuscito a scambiare le copertine di due cassette. Al posto di un best of di David Bowie ho dato una raccolta di trash-metal alla ragazzina biondina, carina ma che la prese male. "Non distingui Bowie da uno scimmione urlante?" Parole che fanno male, non per la sfumata opportunità di metter su famiglia e avere tanti bei bambini biondini e carini, ma perché lesive della nostra indiscussa, ineffabile e infallibile autorità in campo musicale. E poi dare dello scimmione a Chuck Billy dei Testament non è una cosa corretta. Che cosa c'entra Hornby con Maurizio Blatto? C'entra eccome! Perché Blatto, giornalista, critico musicale e co-proprietario di un negozio di dischi, è stato molte volte accostato allo scrittore anglosassone. Non me la sento di paragonare i due, per un semplice motivo: Blatto è decisamente superiore a Hornby. Sia per scrittura sia per competenza musicale. Esagero? Se pensate di sì andate a recuperare alcuni numeri di Rumore (la rivista per cui scrive), leggete la sua rubrica, cospargetevi il capo di cenere e per redimervi ascoltate tutta la discografia dei Loop in una botta sola. Anzi, leggete l'ultimo disco dei Mohicani e poi ne riparliamo. Mettere su carta le varie umanità che affollano un negozio di dischi in vinile a Torino con le loro assurde ipocondrie, esigenze e richieste non è un'idea originalissima (in rete è pieno di blog di commessi di librerie che postano d’incontri con strani esseri umani), ma Blatto non si è limitato a compilare un elenco delle assurdità di cui è stato (in)volontario testimone. E' andato oltre. Ha dipinto un ritratto corale di un intero quartiere di Torino che sembra confluire nel piccolo negozio di dischi. Un caleidoscopico vortice di varie umanità, a volte talmente assurdo, surreale e naïf che non può non essere vero. Gli appassionati di musica godranno e non poco nel leggere queste pagine, ma anche chi di musica ne mastica poca rimarrà entusiasta di come le parole di Blatto "trasudino di vita di quartiere". Un libro assolutamente da leggere e poi da tenere in bella vista e a portata di mano, per rileggerlo ogni tanto. E dimenticatevi di Alta Fedeltà.

Commenti

  1. quoto tutto, le tue osservazioni su hornby sono le mie, qualche mese fa ho finito la lettura dell'ultimo mentre non sono mai riuscito a finire nè alta fedeltà nè non buttiamoci giù.

    Blatto lo adoro anche io, come te divoro le sue rubriche su rumore, questo libro lo prendo sicuro, poi ti faccio sapere. Bel post davvero!

    RispondiElimina
  2. Grazie, troppo buono. Aspetto un tuo commento sul libro di Blatto.

    RispondiElimina
  3. e rieccomi! l'ho letto! in una settimana nei 30 minuti casa-lavoro-casa, l'ho divorato, se avessi avuto meno pudore sai quante volte sarei scoppiato a ridere dal nulla?!?! miliardi. Geniale, niente altro da dire, che poi le storie, i personaggi, tutto fatichi a credere che possano esistere davvero, ti chiedi 'minchia questo si è inventato tutto!' ma se fosse così, doppio genio! un narratore ENORME.
    Oggi l'ho finito e l'ho ricominciato a leggere.
    Una su tutte, la storia del piastrellista malato di black music e l'esperienza con Mundialito a Cuba! devo regalarlo a chi voglio bene per fargli del bene!
    Cazzo se passo da torino in diurno un salto lo faccio sicuro, magari rifila anche a me il secondo dei Black Rebel Motorcycle Club!

    RispondiElimina
  4. @Romilar
    Hai ragione da vendere. Blatto, comunque sia, è un genio e non mi stancherò mai di dirlo. Paradossalmente gli Italioti se lo filano poco o nulla. Fosse stato inglese la sua notorietà sarebbe alle stelle anziché navigare nel quasi anonimato, rotto solo dai suoi affezionati lettori
    Blatto è quasi un virus, una volta che inizi a leggerlo non vorresti mai smettere! E ne vuoi di più, sempre di più!

    RispondiElimina

Posta un commento