Il Cimitero Dei Vangeli Segreti

Due anime. Un solo nemico. Il giorno del giudizio e della vendetta arriverà per tutti.
A quindici anni sua madre e le sue sorelle sono state trucidate sotto i suoi occhi. La guerra tra serbi e bosniaci non conosceva pietà e non risparmiava nessuno: anche lui è stato costretto a uccidere chi ha annientato la sua famiglia. Poi si è trasferito in America, è diventato sacerdote e ha cercato di ricominciare. Ma per Danny Hansen il passato è troppo carico di odio per poter essere dimenticato. E ci sono peccati che neppure un uomo di Dio può perdonare. Danny segue gli stupratori, i pedofili, gli assassini. Li rapisce e li tortura ma lascia loro una possibilità di redenzione. Se rifiutano, Danny è pronto a ucciderli per fare giustizia. Anche Renee Gilmore è una vittima. La droga ha distrutto la sua vita, pericolosi criminali le danno la caccia. Un giorno sulla sua strada appare Lamont, un uomo potente e protettivo, che la salva da chi vuole ucciderla e sembra offrirle finalmente tranquillità e amore. Per la prima volta Renee si sente al sicuro. Ma la pace che ha conquistato è forse l’inizio di un nuovo inferno? Renee e Danny sono destinati a incontrarsi spinti dalla stessa pulsione: il desiderio di giustizia e di vendetta. Un istinto che può trasformare una vittima in un carnefice. Ma fino a dove può spingersi l’uomo per difendere il bene? E se fosse il male l’unica arma per porre rimedio al male? 


Se vado dal fruttivendolo e chiedo un chilo di mele e lui mi rifila un chilo di pere, non mi fa piacere perché mi sento, come dire…… preso per i fondelli?
La Newton Compton con Il cimitero dei vangeli segreti è il mio fruttivendolo. Ma non è più scaltra, ha solo la fortuna di vendere un prodotto che non è verificabile (come le mele) nella sua totale integrità. E’ difficile capire se un romanzo che s’intitola Il cimitero dei vangeli segreti in realtà parli di tutt’altro. Uno si aspetta un thriller alla Dan Brown (che piaccia o meno) e invece si trova tra le mani un “normale” e mediocre thriller nel quale non c’è traccia dei Vangeli Perduti strombazzati nel titolo. Difficile se non impossibile capirlo a priori. A meno che tu non legga prima le recensioni dei lettori. Cosa che non ho fatto, sbagliando. Avrei risparmiato dieci euro. E se già gli strilli di copertina (ormai chi ci fa più caso?) degli autori che declamano i pregi del capolavoro che abbiamo tra le mani ormai sono diventati così ridicoli che mi aspetto, tra gli altri, “un così avvincente che più avvincente non si può”, e le traduzioni dei titoli ormai vivano di vita propria (e se sono così i titoli chissà i romanzi, come sono tradotti…) che la Newton osasse addirittura oltrepassare il limite, spacciando un romanzo per quello che non è, non lo ritenevo possibile. Invece è accaduto. E a casa mia questa “furbata” ha un nome. Indovinate quale?

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