Jacques Ravenne, Eric Giacometti: La Congiura Casanova
A Parigi, al termine di un'asta infuocata, un manoscritto inedito di Giacomo Casanova viene venduto per una cifra astronomica a un anonimo compratore. Sono pagine perdute delle Memorie del grande seduttore, ma nessuno sa con esattezza che cosa contengano.
Intanto in Sicilia, a Cefalù, vengono trovati nove corpi carbonizzati, cinque uomini e quattro donne. Pare siano stati uccisi in un rito sacrificale da Dioniso, il guru della setta di cui facevano parte. Solo una donna, Anaïs, è riuscita a fuggire e ha fatto perdere le sue tracce.
Quando nella capitale francese il ministro della Cultura traccia col proprio sangue una stella sul muro della sua camera prima di sprofondare nella pazzia, le strade del commissario massone Antoine Marcas, di Anaïs e di Casanova si intrecciano. Perché la stella è una carta dei tarocchi di Thot, ideati alla fine dell'Ottocento da Aleister Crowley, discussa figura di massone e satanista. Ed è a Crowley, la Grande Bestia come si faceva chiamare, che si rifà Dioniso. E Crowley a sua volta era un ammiratore di Casanova.
Che cosa può aver nascosto di così prezioso in quelle pagine il veneziano, noto massone di alto grado e appassionato esoterista, da spingere persone a uccidere, o a impazzire? Marcas stavolta scoprirà a suo rischio che il connubio amore e morte è molto più di un luogo comune.
A volte capita che dal mare magnum d'immondizia generato dall'avvento del Codice Da Vinci emerga qualche romanzo degno di essere annoverato tra i libri che possono essere serenamente ricordati. La Congiura Casanova è tra questi. E' piacevole, scorrevole e non banale. Pensate un po': il colpo di scena finale riesce addirittura a non essere "telefonato" a metà libro. Roba non da poco.
C'è anche Crowley, il cui solo nome riesce a infondere un alone di esoterico mistero, anche se fosse citato nello slogan di una marca di cereali: "Il riso soffiato preferito da Aleister Crowley, la Grande Bestia!" Tutt'altra colazione, non trovate?
Comunque, almeno questa volta, l'uomo più cattivo che sia mai esistito non è ridotto a macchietta usata solo per dare quel tocco "maledetto" per vendere qualche copia in più. Crowley è una presenza (inquietante) dalla prima all'ultima pagina e anche oltre.
Non ci troviamo di fronte a un capolavoro ma a un'opera di buon artigianato che, comunque, non è priva di difetti. Il più macroscopico è sicuramente il cercare di mettere in luce (!) i pregi della Massoneria, un po' come succede nel Simbolo Perduto di Dan Brown dove, però, il tentativo risulta notevolmente più spudorato e ingombrante. Ma ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso dal massone Ravenne? Ognuno porta l'acqua al proprio mulino. Oppure no?
Intanto in Sicilia, a Cefalù, vengono trovati nove corpi carbonizzati, cinque uomini e quattro donne. Pare siano stati uccisi in un rito sacrificale da Dioniso, il guru della setta di cui facevano parte. Solo una donna, Anaïs, è riuscita a fuggire e ha fatto perdere le sue tracce.
Quando nella capitale francese il ministro della Cultura traccia col proprio sangue una stella sul muro della sua camera prima di sprofondare nella pazzia, le strade del commissario massone Antoine Marcas, di Anaïs e di Casanova si intrecciano. Perché la stella è una carta dei tarocchi di Thot, ideati alla fine dell'Ottocento da Aleister Crowley, discussa figura di massone e satanista. Ed è a Crowley, la Grande Bestia come si faceva chiamare, che si rifà Dioniso. E Crowley a sua volta era un ammiratore di Casanova.
Che cosa può aver nascosto di così prezioso in quelle pagine il veneziano, noto massone di alto grado e appassionato esoterista, da spingere persone a uccidere, o a impazzire? Marcas stavolta scoprirà a suo rischio che il connubio amore e morte è molto più di un luogo comune.
A volte capita che dal mare magnum d'immondizia generato dall'avvento del Codice Da Vinci emerga qualche romanzo degno di essere annoverato tra i libri che possono essere serenamente ricordati. La Congiura Casanova è tra questi. E' piacevole, scorrevole e non banale. Pensate un po': il colpo di scena finale riesce addirittura a non essere "telefonato" a metà libro. Roba non da poco.
C'è anche Crowley, il cui solo nome riesce a infondere un alone di esoterico mistero, anche se fosse citato nello slogan di una marca di cereali: "Il riso soffiato preferito da Aleister Crowley, la Grande Bestia!" Tutt'altra colazione, non trovate?
Comunque, almeno questa volta, l'uomo più cattivo che sia mai esistito non è ridotto a macchietta usata solo per dare quel tocco "maledetto" per vendere qualche copia in più. Crowley è una presenza (inquietante) dalla prima all'ultima pagina e anche oltre.
Non ci troviamo di fronte a un capolavoro ma a un'opera di buon artigianato che, comunque, non è priva di difetti. Il più macroscopico è sicuramente il cercare di mettere in luce (!) i pregi della Massoneria, un po' come succede nel Simbolo Perduto di Dan Brown dove, però, il tentativo risulta notevolmente più spudorato e ingombrante. Ma ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso dal massone Ravenne? Ognuno porta l'acqua al proprio mulino. Oppure no?
Ciao, grazie per la visita e per i complimenti. !!!
RispondiElimina