Subire una Volgare Dimostrazione di Potenza e Tornare a Casa Felici.
Vent'anni.
Sono passati venti anni.
Sono lunghi, vent'anni. Sono tanti. Eppure sembra che siano passati velocissimi.
Me ne sono reso conto quando ho letto dell'uscita dell'edizione del ventennale dell'opera massima dei Pantera: Vulgar Display Of Power.
Il primo pensiero non è stato di (sacrosanto) biasimo verso quella triste piaga delle ri-edizioni di dischi per il "NALE" (decennale, ventennale, quindicennale ecc. ecc.) che, di solito, contengono materiale extra che nulla aggiunge al valore dell'opera originale ma che è buono solo per i fanatici e/o feticisti compulsivi e per le tasche dei discografici.
Una piaga seconda solo a quella delle Trilogie, ma non è questa la sede opportuna per parlarne.
Il primo pensiero è stato: *****! Sono già passati vent'anni?
1992.
Vent'anni fa.
Avevo vent'anni.
Venti, venti, venti! Continuo a ripeterlo in modo ossessivo, come un mantra. Poco piacevole, però!
Meglio non pensare che i venti sono diventati quaranta.
I Pantera li avevo solo sentiti nominare. Non c'erano Bandcamp, Facebook, Youtube e Myspace perché internet, come la conosciamo ora, non aveva ancora incominciato a camminare. Il protocollo Http gattonava al Cern, aveva un anno o giù di lì e il primo browser non era neppure nato. Ci si affidava a qualche rara radio e ai nastri registrati dagli amici. I soldi erano pochi quindi bisognava centellinare oculatamente gi acquisti, a volte compiendo scelte dolorose.
Fear Of The Dark l'avevo comprato. I Maiden li ho sempre comprati, rigorosamente in vinile, il giorno dell'uscita. Almeno fino all'abbandono di Dickinson. Poi ho smesso.
Che c'entrano i Maiden con i Pantera? C'entrano eccome perché quando venni a sapere che a settembre in quel di Reggio Emilia ci sarebbe stata un'edizione del Monters Of Rock con i cinque (allora erano ancora in cinque) inglesi come headliners, organizzai subito una spedizione con gli amici.
E i Pantera? I Pantera avrebbero aperto il festival.
Poi ci sarebbero stati i Warrant che avevano fatto il botto, tempo prima, con Cherry Pie. Ma erano troppo "molli" per i miei gusti.
Poi Testament, Megadeth, Black Sabbath (versione Dio), e finalone Maideniano. Tutt'altra storia.
Non saremmo andati a un concerto. Sarebbe stato un pellegrinaggio.
Era la prima volta. Per tutti e cinque.
Una Renault 5 blu partita alle cinque del mattino con cinque sbarbatelli di provincia in divisa d'ordinanza: scarpe da basket, jeans tagliati e sfrangiati trasformati in bermuda e maglietta. La mia era dei Testament. Souls Of Black per la precisione.
Siamo tra i primi quando aprono i cancelli. Ci mettiamo qualche metro avanti al mixer. E' una buona posizione.
Aspettiamo.
Poco dopo mezzogiorno partono le danze. Ma non con i Pantera.
E' Pino Scotto e il pubblico sembra non gradire.
Cambio di set. Tocca al gruppo texano.
Quando parte il riff di Mouth Of War per poco non finisco a terra. E' come se mi avessero preso di peso e mi stessero sbattendo contro un muro. I miei amici ed io ci guardiamo increduli. E incredulo sembra essere anche il resto del pubblico che sembra sia stato preso in controtempo e non reagisce. Dura poco, una decina di secondi, forse meno. Poi la reazione arriva. La platea ondeggia mentre nelle prime file parte un pogo selvaggio. sul palco Phil Anselmo è un animale, vomita le liriche e arringa la folla. Non si ferma un momento, si china per ulrlare nel microfono, come per dare più forza alle parole. Sputa come un lama. Vinnie Paul e Rex Brown danno il tempo all'assalto come due due metronomi. Ogni colpo di grancassa mi rimbalza nel diaframma come un cazzotto. E poi c'é Dimebag che macina riffs su riffs. Massicci e devastanti. Durante tutta Mouth Of War non mi sono mosso. Ero come ipnotizzato. Impotente di fronte alla furia devastante dei quattro. Come se mi fossi trovato di fronte ad un Tir e mi fossi bloccato, incapace di scappare sperando che l'impatto non facesse troppo male. Ricordo ancora il commento di uno dei miei compari prima che iniziasse il secondo pezzo "Sti cazzi! Chi mi ha preso a sberle?". Non è un commento elegante e non finirà mai in un libro sulla storia del rock. Ma rende bene l'idea.
Mouth Of War è stato il gancio che ti fa aprire la guardia, che ti spiazza e stordisce per un istante. Un momento interminabile in cui non riesci a richiuderti, lasciando aperto il varco in cui s'infila a velocità supersonica una pletora di colpi (Domination/Hollow, Rise, This Love) che ti lascia inerme e senza fiato. Ti rassegni e aspetti il colpo di grazia che si presenta con le fattezze di un montante (Fucking Hostile) che ti fa alzare i piedi da terra e ti scaraventa al tappeto.
Tutto quello che è successo dopo è e sarà un'altra storia.
Inutile dire che un paio di giorni dopo Vulgar Display Of Power si consumava sul giradischi.
Un disco che è entrato a pieno titolo nella storia della musica, tutta.
La storia non è stata tenera con i Pantera.
Sono trascorsi vent'anni e, inesorabile, spunta l'edizione speciale. Oltre al disco originale e a un inedito c'è un dvd con degli estratti del concerto di Reggio Emilia del '92.
Ecco che spunta l' Io C'ero, direte voi.
Ed è proprio questo che frega me e il mio portafogli.
Sono passati venti anni.
Sono lunghi, vent'anni. Sono tanti. Eppure sembra che siano passati velocissimi.
Me ne sono reso conto quando ho letto dell'uscita dell'edizione del ventennale dell'opera massima dei Pantera: Vulgar Display Of Power.
Il primo pensiero non è stato di (sacrosanto) biasimo verso quella triste piaga delle ri-edizioni di dischi per il "NALE" (decennale, ventennale, quindicennale ecc. ecc.) che, di solito, contengono materiale extra che nulla aggiunge al valore dell'opera originale ma che è buono solo per i fanatici e/o feticisti compulsivi e per le tasche dei discografici.
Una piaga seconda solo a quella delle Trilogie, ma non è questa la sede opportuna per parlarne.
Il primo pensiero è stato: *****! Sono già passati vent'anni?
1992.
Vent'anni fa.
Avevo vent'anni.
Venti, venti, venti! Continuo a ripeterlo in modo ossessivo, come un mantra. Poco piacevole, però!
Meglio non pensare che i venti sono diventati quaranta.
I Pantera li avevo solo sentiti nominare. Non c'erano Bandcamp, Facebook, Youtube e Myspace perché internet, come la conosciamo ora, non aveva ancora incominciato a camminare. Il protocollo Http gattonava al Cern, aveva un anno o giù di lì e il primo browser non era neppure nato. Ci si affidava a qualche rara radio e ai nastri registrati dagli amici. I soldi erano pochi quindi bisognava centellinare oculatamente gi acquisti, a volte compiendo scelte dolorose.
Fear Of The Dark l'avevo comprato. I Maiden li ho sempre comprati, rigorosamente in vinile, il giorno dell'uscita. Almeno fino all'abbandono di Dickinson. Poi ho smesso.
Che c'entrano i Maiden con i Pantera? C'entrano eccome perché quando venni a sapere che a settembre in quel di Reggio Emilia ci sarebbe stata un'edizione del Monters Of Rock con i cinque (allora erano ancora in cinque) inglesi come headliners, organizzai subito una spedizione con gli amici.
E i Pantera? I Pantera avrebbero aperto il festival.
Poi ci sarebbero stati i Warrant che avevano fatto il botto, tempo prima, con Cherry Pie. Ma erano troppo "molli" per i miei gusti.
Poi Testament, Megadeth, Black Sabbath (versione Dio), e finalone Maideniano. Tutt'altra storia.
Non saremmo andati a un concerto. Sarebbe stato un pellegrinaggio.
Era la prima volta. Per tutti e cinque.
Una Renault 5 blu partita alle cinque del mattino con cinque sbarbatelli di provincia in divisa d'ordinanza: scarpe da basket, jeans tagliati e sfrangiati trasformati in bermuda e maglietta. La mia era dei Testament. Souls Of Black per la precisione.
Siamo tra i primi quando aprono i cancelli. Ci mettiamo qualche metro avanti al mixer. E' una buona posizione.
Aspettiamo.
Poco dopo mezzogiorno partono le danze. Ma non con i Pantera.
E' Pino Scotto e il pubblico sembra non gradire.
Cambio di set. Tocca al gruppo texano.
Quando parte il riff di Mouth Of War per poco non finisco a terra. E' come se mi avessero preso di peso e mi stessero sbattendo contro un muro. I miei amici ed io ci guardiamo increduli. E incredulo sembra essere anche il resto del pubblico che sembra sia stato preso in controtempo e non reagisce. Dura poco, una decina di secondi, forse meno. Poi la reazione arriva. La platea ondeggia mentre nelle prime file parte un pogo selvaggio. sul palco Phil Anselmo è un animale, vomita le liriche e arringa la folla. Non si ferma un momento, si china per ulrlare nel microfono, come per dare più forza alle parole. Sputa come un lama. Vinnie Paul e Rex Brown danno il tempo all'assalto come due due metronomi. Ogni colpo di grancassa mi rimbalza nel diaframma come un cazzotto. E poi c'é Dimebag che macina riffs su riffs. Massicci e devastanti. Durante tutta Mouth Of War non mi sono mosso. Ero come ipnotizzato. Impotente di fronte alla furia devastante dei quattro. Come se mi fossi trovato di fronte ad un Tir e mi fossi bloccato, incapace di scappare sperando che l'impatto non facesse troppo male. Ricordo ancora il commento di uno dei miei compari prima che iniziasse il secondo pezzo "Sti cazzi! Chi mi ha preso a sberle?". Non è un commento elegante e non finirà mai in un libro sulla storia del rock. Ma rende bene l'idea.
Mouth Of War è stato il gancio che ti fa aprire la guardia, che ti spiazza e stordisce per un istante. Un momento interminabile in cui non riesci a richiuderti, lasciando aperto il varco in cui s'infila a velocità supersonica una pletora di colpi (Domination/Hollow, Rise, This Love) che ti lascia inerme e senza fiato. Ti rassegni e aspetti il colpo di grazia che si presenta con le fattezze di un montante (Fucking Hostile) che ti fa alzare i piedi da terra e ti scaraventa al tappeto.
Tutto quello che è successo dopo è e sarà un'altra storia.
Inutile dire che un paio di giorni dopo Vulgar Display Of Power si consumava sul giradischi.
Un disco che è entrato a pieno titolo nella storia della musica, tutta.
La storia non è stata tenera con i Pantera.
Sono trascorsi vent'anni e, inesorabile, spunta l'edizione speciale. Oltre al disco originale e a un inedito c'è un dvd con degli estratti del concerto di Reggio Emilia del '92.
Ecco che spunta l' Io C'ero, direte voi.
Ed è proprio questo che frega me e il mio portafogli.
Che figata!!!
RispondiEliminamieleruvido
:-)
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