Una Canzone Per QUESTA "Estate".
See The Sky Is About To Rain è diventata l'inno ufficiale dell'estate dell'anno di grazia 2014. Luglio (ma anche Agosto non scherza) è stato un mese di un mite autunno che ha trasformato le spiagge in tristi deserti plumbei.
Di solito in questo periodo, negli universi in cui le stagioni sono nella giusta posizione, le spiagge sono affollate. Non nel nostro, perché quando sono arrivato sul litorale romagnolo, la scena cui si poteva tristemente assistere era simile a questa:
Non c'era la Cadillac sepolta (ma nella spiaggia libera c'erano altri interessanti reperti), e al posto di Neil Young c'era un bagnino incazzato come una belva che stramalediva una stagione che non solo non era decollata, ma che si stava lentamente arenando nel fango.
Qualche coraggioso azzardava un tuffo per poi riemergere con una pelle d'oca così pronunciata che lo rendeva simile a un istrice. E prontamente si levava alto verso il cielo l'invocazione ai Santi più disparati. Non sapevo ce ne fossero così tanti.
I fanatici della tintarella hard core comunque resistevano perché i raggi uva passano attraverso le nuvole e tanto ci si abbronza lo stesso. Prontamente smentiti dalla pioggerellina autunnale che iniziava a scendere appena mettevano il sedere sulla sdraio. Pioggerella che, naturalmente, cessava appena si sbaraccava l'armamentario da spiaggia e si trovava rifugio nel bar più vicino. E lì si aspettava, accatastati ad altri recidivi in un piccolo spazio che in breve tempo assumeva le fattezze di una sauna, con uno sbalzo termico di almeno dieci gradi tra l'interno e l'esterno. Quando anche l'ultima goccia di pioggia finiva la sua corsa, i coraggiosi uscivano di botto dall'improvvisato hamam facendo lo slalom tra perdite di coscienza transitorie e congestioni assortite.
Di fronte a quest'immagine non ho potuto far altro che recuperare On The Beach, uno degli album più ingiustamente sottovalutati del cantautore canadese. E' sì un album triste ma paradossalmente riesce a infondere anche una certa serenità, pur trattandosi di un disco basato quasi esclusivamente sul dolore. Come se la consapevolezza di aver accettato la sofferenza riuscisse a rendere la vita meno pesante. E ascoltare questo disco sdraiato su un lettino in una spiaggia semi deserta con un cielo grigio che ti osserva beffardo è un'esperienza emozionante e straniante. Come la finta estate che stiamo vivendo.
Di solito in questo periodo, negli universi in cui le stagioni sono nella giusta posizione, le spiagge sono affollate. Non nel nostro, perché quando sono arrivato sul litorale romagnolo, la scena cui si poteva tristemente assistere era simile a questa:
Non c'era la Cadillac sepolta (ma nella spiaggia libera c'erano altri interessanti reperti), e al posto di Neil Young c'era un bagnino incazzato come una belva che stramalediva una stagione che non solo non era decollata, ma che si stava lentamente arenando nel fango.
Qualche coraggioso azzardava un tuffo per poi riemergere con una pelle d'oca così pronunciata che lo rendeva simile a un istrice. E prontamente si levava alto verso il cielo l'invocazione ai Santi più disparati. Non sapevo ce ne fossero così tanti.
I fanatici della tintarella hard core comunque resistevano perché i raggi uva passano attraverso le nuvole e tanto ci si abbronza lo stesso. Prontamente smentiti dalla pioggerellina autunnale che iniziava a scendere appena mettevano il sedere sulla sdraio. Pioggerella che, naturalmente, cessava appena si sbaraccava l'armamentario da spiaggia e si trovava rifugio nel bar più vicino. E lì si aspettava, accatastati ad altri recidivi in un piccolo spazio che in breve tempo assumeva le fattezze di una sauna, con uno sbalzo termico di almeno dieci gradi tra l'interno e l'esterno. Quando anche l'ultima goccia di pioggia finiva la sua corsa, i coraggiosi uscivano di botto dall'improvvisato hamam facendo lo slalom tra perdite di coscienza transitorie e congestioni assortite.
Di fronte a quest'immagine non ho potuto far altro che recuperare On The Beach, uno degli album più ingiustamente sottovalutati del cantautore canadese. E' sì un album triste ma paradossalmente riesce a infondere anche una certa serenità, pur trattandosi di un disco basato quasi esclusivamente sul dolore. Come se la consapevolezza di aver accettato la sofferenza riuscisse a rendere la vita meno pesante. E ascoltare questo disco sdraiato su un lettino in una spiaggia semi deserta con un cielo grigio che ti osserva beffardo è un'esperienza emozionante e straniante. Come la finta estate che stiamo vivendo.
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