Aspettando il Grande Cocomero: La Masca Micilina.
Salvator Rosa, La strega, particolare (1646) |
Per i piemontesi dare un significato alla parola masca non è semplice. Perché è al tempo stesso qualcosa di reale ma anche una sensazione, un qualcosa di astratto che non è facilmente descrivibile.
Sì perché le masche ti entrano dentro fin da piccolo, quando senti per la prima volta una delle numerose storie che le riguardano. E dopo averla sentita e metabolizzata la masca ti rimane dentro a barricare come il vino buono. La masca è la storia.
Qui da noi, la Masca Micilina è una presenza sempre viva che nasce da un reale contesto storico (una donna dal nome di Micaela Angiolina Damasius, da tutti detta Micilina è realmente esistita e a quanto pare fu una delle numerose vittime della caccia alle streghe) ma nel tempo è stata trasfigurata in figura leggenda attribuendole gesta e poteri degni della migliore letteratura di genere.
A tal riguardo vi consiglio ancora una volta i due romanzi di Fabrizio Borgio: Masche, che è un fulgido esempio di storia di streghe piemontesi e La Morte Mormora, in cui è esemplificato efficacemente l’utilizzo del Libro del Comando.
Inoltre se volete approfondire l'argomento non dovete lasciarvi scappare:
Storie di Masche di Maria Tarditi (Edizioni Araba Fenice) che raccoglie le storie tramandate oralmente nelle notti di veglia e i due libri di Donato Bosca, Masche. Voci luoghi personaggi di un Piemonte altro. Attraverso richerche racconti e testimonianze autentiche e Masca ghigna fàussa. Il mistero delle streghe piemontesi dalla veglia contadina all'analisi sociologica entrambi pubblicati da Priuli & Verlucca.
Sperando di avervi incuriosito vi lascio alla storia della Masca Micilina, una storia a cui fa riferimento anche Italo Calvino ne la Barba del Conte, inclusa in Fiabe Italiane.
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Henry Fuseli, Three Weird Sisters from Macbeth (1785) |
La fama di strega inizia il giorno in cui la donna porta a vendere al mercato un cesto di ciliegie. Scommette con un contadino sul peso del cesto, perde la scommessa e con essa anche tutti i frutti.
Sulla via del ritorno, Micilina è preoccupata perché rincasando a mani vuote, il marito la picchierà sicuramente. L'uomo che ha spostato è avido, manesco e non sentirà ragioni. La povera donna è terrorizzata. Mentre si trova nel folto del bosco, persa nei suoi pensieri, incontra un uomo. E' un tipo ben vestito ma strano, con un abito nero e una barbetta da caprone.
Lo sconosciuto la chiama per nome:«Micilina! Come mai siete così triste?».
La donna è stupita dalla confidenza con cui l'uomo le si rivolge.
Come fa a conoscere il mio nome?
Ma vincendo l'iniziale diffidenza, decide di raccontargli la sua disavventura.
E' vestito troppo bene per essere un malintenzionato.
Lui l'ascolta in silenzio e al termine del racconto le dice: «Fidati di me, io so come rendere innocuo tuo marito».
La donna, incredula risponde: «Sul serio? Neanche foste il diavolo in persona!».
L'uomo misterioso si mette a ridere, poi inizia a tracciare a terra un cerchio.
La risata fa rabbrividire la donna che si stringe nello scialle. Improvvisamente sente freddo.
«Hai visto Micilina, che tu ed io ci capiamo? E ora metti un piede qui dentro».
Micilina ubbidisce e mette il piede nel cerchio. L'uomo intanto disegna strane figure nell'aria e pronuncia parole incomprensibili.
«Adesso puoi andare. Tuo marito è su un gelso al campo del Baudetto, sta raccogliendo foglie per i bachi. Tu non devi far altro che scuotere la pianta e vedrai che tuo marito non ti darà mai più fastidio».
Sulle labbra dello sconosciuto il sorriso diventa ancora più inquietante.
La donna è scossa, quasi terrorizzata da quello strano incontro. Prosegue il suo cammino, ma invece di recarsi a casa va al campo del Baudetto e fa come lo sconosciuto le ha indicato.
Solo una piccola spinta.
L'uomo che è sul gelso precipita dall'albero e cade a terra: morto.
Il Bric d'la Masca Micilina nei pressi di Pocapaglia |
Micilina appoggia la mano sulla spalla di una bambina e alla poverina incomincia a crescere la gobba.
Un bambino inciampa sotto gli occhi della donna e, quando si rialza ha un piede rivolto all'indietro.
Micilina appare improvvisamente nei luoghi più disparati e altrettanto improvvisamente scompare.
Dopo una lite con il fornaio, l'uomo misteriosamente muore.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: la gente di Pocapaglia si rivolge al Tribunale.
Micilina viene arrestata con l'accusa di essere una strega. Confessa di essere in rapporto con il demonio e tutte le malefatte commesse grazie al suo aiuto.
La condanna è senza appello: morte.
Il giorno dell'esecuzione, mentre Micilina viene portata al luogo del rogo, si sentono strani miagolii. Il bosco è tutto un vociare confuso. Intorno alla strega iniziano a piovere gomitoli di refe, mentre gracchianti voci femminili gridano: «Attaccati Micilina, attaccati!».
Ma Micilina non può attaccarsi ai fili perché il prete che la scorta l'asperge continuamente di acqua benedetta, ricacciando i gomitoli da dove vengono.
La masca Micilina viene legata a un palo e infine bruciata.
Anche durante l'esecuzione i fatti strani continuano ad accadere. Nelle campagne compaiono grosse chiocce circondate da miriadi di pulcini che, invece di pigolare, emettono uno stridore metallico. Vengono avvistati enormi montoni dalle corna spropositate che vagano nei boschi sibilando come serpenti. Un ragno gigantesco viene visto fuggire nei prati, dirigendosi verso le rocche e grufolando come un maiale. La gente dice che sono le masche in cerca di vendetta per non essere riuscite a liberare Micilina dal fuoco.
Il poggio dove avvenne il rogo porta ancora oggi il nome di Bric d'la Masca Micilina (Bricco della Masca Micilina) ed è diverso da tutti gli altri a causa delle lunghe macchie e strisce rossastre lasciate dal fuoco e dal sangue della strega.
Ma non è ancora finita.
Si dice che ancora oggi Micilina torni a Pocapaglia la notte, come un'anima senza pace.
La gente racconta di averla vista sotto forma di cagna famelica, di gatto nero o gallina nera, che appare e scompare misteriosamente. A volte appare in forma umana e si scioglie i capelli lasciando cadere a terra forcine nere.
Se le trovate, non raccoglietele perché sono stregate.
Se permetti utilizzerò questa storia quando un giorno o l'altro finalmente mi deciderò a scrivere un post sulla Masche piemontesi.
RispondiEliminaIo da buona piemontese, ne ho sempre sentito parlare.
RispondiEliminaSe ti interessa qualche racconto, per quello che mi ricordo ben volentieri. Tre o quattro te li posso narrare.
Ancora adesso abbiamo l'abitudine di dare la colpa alle masche quando perdiamo qualcosa. Era qui, non c'è più, son passate le masche!
E come scongiuro, in dialetto recitiamo, Sant'Antonio benedetto fatemi trovare cosa ho perso,
Tradizione atavica.
Ciao!
nìmi trovi su g+ o su myrtilla'shouse!
@Nick sei liberissimo di utilizzarla, sono storie che fanno parte del patrimonio dell'umanità! :-) E se hai bisogno di altre storie e aneddoti riguardanti le Masche o i luoghi misteriosi che qui abbondano, sono a disposizione.
RispondiElimina@Patricia, dalle mie parti Micilina era puro terrore. Quando eravamo piccoli gli adulti, per ammonimento ci dicevano: se non ti comporti bene, questa notte verrà Micilina e ti porterà via.
RispondiEliminaRoba che non ti faceva dormire.
E anche oggi, come dici tu, quando non si trova qualcosa o succede qualche fatto che non si riesce a spiegare si chiosa con: ci sono le Masche!