Mono: Rays Of Darkness.
I Mono avrebbero potuto pubblicare The Last Dawn e Rays Of Darkness come un album doppio ma non l'hanno fatto. I due dischi sono entità separate e anche il discorso artistico che portano avanti non è lo stesso. Innanzitutto questo è il primo disco in quindici anni che non utilizza strumenti orchestrali e poi lo stile passa dal cinematico al più grezzo rock. Ma il cambiamento più significativo è quello dell'atmosfera che si respira. Che qualcosa sarebbe cambiato si poteva intuire dai già dai titoli: L'Ultima Alba e Raggi Di Oscurità.
Se nel precedente lavoro potevamo vivere la consueta catarsi emotiva, cioè attraversare momenti d'intensa malinconia per poi tornare ad assaporare la speranza, in questo disco tutto cambia. Qui non c'è più speranza; c'è solo una lunga e profonda tristezza.
Rays Of Darkness è un album pesante sia nei suoni sia a livello emotivo. Bisogna essere preparati perché dopo averlo ascoltato, inevitabilmente il vostro umore cambierà e non in meglio.
Ancora una volta la compagine giapponese è brava (e furba) a non sbattere subito la cupa realtà in faccia all'ascoltatore. Lo prepara, lo rosola a fuoco lento con i primi due brani, per poi annichilirlo definitivamente con The Hand That Holds The Truth, il primo e unico brano della loro lunga carriera in cui compare una voce (quella del cantante del gruppo hardcore Envy, Tetsuya Fukagawa) e l'apoteosi doom/drone di The Last Rays che chiude il disco. Se ancora qualche piccola flebile speranza era latente, ora starà certamente appassendo.
Non è un disco per le festività e non è un disco per animi sereni. E' un disco che inquina le emozioni positive, non con la cattiveria ma con la consapevolezza e la cruda realtà. D'altronde se anche l'ultima alba è ormai un ricordo, che cosa possiamo aspettarci? Esiste ancora una speranza?
Personalmente quando ascolto i Mono mi assale una malinconia che io chiamo buona, una specie di spleen molto leggero che a volte è anche piacevole. In questo caso invece quando stacco, sembra che un rullo compressore si sia divertito ad appiattire tutte le mie emozioni che sono state letteralmente asfaltate e trasformate in un grande e vuoto parcheggio incustodito.
Rays Of Darkness non è un disco che rende infelici, ma è un disco che ti svuota. Un buco nero che forse andrebbe evitato, ma che per qualche oscuro e masochistico motivo si finisce sempre con il riascoltare.
Se nel precedente lavoro potevamo vivere la consueta catarsi emotiva, cioè attraversare momenti d'intensa malinconia per poi tornare ad assaporare la speranza, in questo disco tutto cambia. Qui non c'è più speranza; c'è solo una lunga e profonda tristezza.
Rays Of Darkness è un album pesante sia nei suoni sia a livello emotivo. Bisogna essere preparati perché dopo averlo ascoltato, inevitabilmente il vostro umore cambierà e non in meglio.
Ancora una volta la compagine giapponese è brava (e furba) a non sbattere subito la cupa realtà in faccia all'ascoltatore. Lo prepara, lo rosola a fuoco lento con i primi due brani, per poi annichilirlo definitivamente con The Hand That Holds The Truth, il primo e unico brano della loro lunga carriera in cui compare una voce (quella del cantante del gruppo hardcore Envy, Tetsuya Fukagawa) e l'apoteosi doom/drone di The Last Rays che chiude il disco. Se ancora qualche piccola flebile speranza era latente, ora starà certamente appassendo.
Non è un disco per le festività e non è un disco per animi sereni. E' un disco che inquina le emozioni positive, non con la cattiveria ma con la consapevolezza e la cruda realtà. D'altronde se anche l'ultima alba è ormai un ricordo, che cosa possiamo aspettarci? Esiste ancora una speranza?
Personalmente quando ascolto i Mono mi assale una malinconia che io chiamo buona, una specie di spleen molto leggero che a volte è anche piacevole. In questo caso invece quando stacco, sembra che un rullo compressore si sia divertito ad appiattire tutte le mie emozioni che sono state letteralmente asfaltate e trasformate in un grande e vuoto parcheggio incustodito.
Rays Of Darkness non è un disco che rende infelici, ma è un disco che ti svuota. Un buco nero che forse andrebbe evitato, ma che per qualche oscuro e masochistico motivo si finisce sempre con il riascoltare.
Dopo aver letto il post mi sono immediatamente precipitato all'ascolto...
RispondiEliminaAllora aspetto le tue impressioni in merito! :)
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