Memorabilia #29
Sono fermi da un bel po' di tempo i Black Mountain ed è un vero peccato. Hanno pubblicato tre dischi uno più bello dell'altro.
Questo è il loro esordio.
Questo è il loro esordio.
Post pubblicato martedì 29 novembre 2005, alle ore 12:41
Black
Mountain
Black Mountain
Black Mountain
Prendete un hippy, mettetelo insieme ad un fanatico dei Black Sabbath e al figlio illegittimo
di Beck, spruzzate il tutto con un
briciolo di funky, un pizzico di garage psichedelico, lasciate riposare
all’ombra dei Pink Floyd ed otterrete i Black Mountain. L’esordio del quintetto
canadese è ormai vecchio di un anno, ma a causa della scarsa promozione
all’epoca della sua uscita la casa discografica ha pensato bene di ristamparlo e
di tributargli la giusta distribuzione. Ecco così giungere alle nostre orecchie
questo piccolo gioiello che entra di diritto nella lista dei migliori album
dell’anno anche se con un anno di ritardo. Il manifesto del quintetto canadese è
spiegato a chiare lettere nel testo di Modern Music che apre l’album: We don’t like your modern music, we feel
afflicted. Anche se gli ingredienti mescolati dai BM sono ricoperti da una
patina di muffa e possono sembrare troppo eterogenei per miscelarsi alla
perfezione senza formare grumi indigesti, ciò non accade. Un gusto melodico
accattivante ma non banale incastonato in un songwriting solido senza orpelli o
inconcludenti voli pindarici sonori riesce a disegnare alla perfezione questo
delicato ma intenso mosaico multicolore e multiforme. Possiamo soffermarci sulla
già citata Modern Music che sembra uscita dalle sessioni di Sexxlaws di Beck con tanto di sax
impazzito o sulla successiva Don’t Run
Your Heart Around con riffone Sabbathiano per poi fare una brusca inversione
a u per gettarsi a capofitto nell’acida Druganaut o fluttuare in No Satisfaction che non sfigurerebbe al
cospetto degli ultimi Low, come
anche il delicato blues di Set Us
Free o il capolavoro del disco una
No Hits di pinkfloydiana memoria
(quelli più notturni di Animals)
sorta di oscuro ed ipnotico mantra spaziale dal delirante finale. E ballate?
Certo basta chiedere, ed ecco comparire come per incanto l’atipica Heart Of Snow. A concludere troviamo la
funambolica Faulty Times che è una
summa di tutto ciò che i BM sanno fare e che non è poco.
Un disco spiazzante e piacevolmente retrò.
Un disco spiazzante e piacevolmente retrò.
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