Memorabilia #43
Gli Electric Wizard. Della serie: gruppi non per tutti. Neri, lenti, acidi, ossianici e nichilisti oltre ogni limite. In una parola: DOOM!
Post pubblicato venerdì 2 febbraio 2007, alle ore 10:41.
Electric Wizard
Come My Fanatics
Recentemente un amico mi ha chiesto di consigliargli un disco che gli potesse offrire una panoramica sul doom metal.
Bella domanda. Un disco per definire un genere che possiede infinite sfumature e variazioni sul tema. Un disco solo. Il primo gruppo che mi è venuto in mente è stato quello dei Candlemass, mitica formazione che ha sfornato delle vere e proprie pietre miliari del genere. Pensandoci bene, però, mi sono reso conto che il doom odierno si discosta molto da quello proposto negli anni ottanta dal gruppo svedese e non mi sembrava la scelta migliore. Poi mi sono ricordato degli Electric Wizard. Recentemente i loro primi due dischi sono stati ristampati in un’unica edizione, un doppio cd che racchiude una sintesi perfetta di come si è evoluto un genere sotterraneo, ma sempre vivo ed in continua evoluzione. Come My Fanatics contiene l’esordio del gruppo inglese (Electric Wizard) che si esibisce in un doom classico derivato dal suono dei Black Sabbath, ispiratori del genere e fonte per qualsiasi gruppo doom che si rispetti, forgiato sullo stile epico dei Candlemass, ricamato da tenui atmosfere psichedeliche e a tratti “spaziali” che ricordano i mai troppo osannati Hawkwind, anche se questi ultimi non rientrano nell’ambito doom. Ritmi lenti, chitarre ossianiche e voce salmodiante, i tre ingredienti base per un ideale battesimo alla liturgia sepolcrale della musica del destino. Nel secondo disco (Come My Fanatics) lo stile si evolve diventando ancora più cupo, lisergico e striato di nere venature esoteriche. Pur mantenendo la lentezza tipica del genere le chitarre s’inacidiscono vomitando un’elettricità così distorta e pesante che sembra essere un macigno opprimente. Le canzoni si allungano diventando delle complesse, ma affascinanti jam che sfociano nello stoner più drogato. Un viaggio allucinante e allucinato che stordisce l’ascoltatore e lo intrappola in vortice che lo trascina nello spazio più profondo per poi gettarlo nei più cupi recessi dell’inferno. Come dovrebbe fare qualsiasi disco doom (stoner) degno di questo nome. Come My Fanatics è l’ideale Caronte che accompagna i coraggiosi che desiderano oltrepassare le barriere del sogno e approdare nel mondo degli incubi.
Ho consigliato il disco al mio amico che l’ha comprato sulla fiducia. Dopo qualche giorno mi telefona esordendo con “mi sono convertito al nero verbo del doom, fammi i nomi dei dischi che devo assolutamente avere”.
E’ sempre bello accogliere un novello discepolo del cupo verbo del destino.
Post pubblicato venerdì 2 febbraio 2007, alle ore 10:41.
Electric Wizard
Come My Fanatics
Recentemente un amico mi ha chiesto di consigliargli un disco che gli potesse offrire una panoramica sul doom metal.
Bella domanda. Un disco per definire un genere che possiede infinite sfumature e variazioni sul tema. Un disco solo. Il primo gruppo che mi è venuto in mente è stato quello dei Candlemass, mitica formazione che ha sfornato delle vere e proprie pietre miliari del genere. Pensandoci bene, però, mi sono reso conto che il doom odierno si discosta molto da quello proposto negli anni ottanta dal gruppo svedese e non mi sembrava la scelta migliore. Poi mi sono ricordato degli Electric Wizard. Recentemente i loro primi due dischi sono stati ristampati in un’unica edizione, un doppio cd che racchiude una sintesi perfetta di come si è evoluto un genere sotterraneo, ma sempre vivo ed in continua evoluzione. Come My Fanatics contiene l’esordio del gruppo inglese (Electric Wizard) che si esibisce in un doom classico derivato dal suono dei Black Sabbath, ispiratori del genere e fonte per qualsiasi gruppo doom che si rispetti, forgiato sullo stile epico dei Candlemass, ricamato da tenui atmosfere psichedeliche e a tratti “spaziali” che ricordano i mai troppo osannati Hawkwind, anche se questi ultimi non rientrano nell’ambito doom. Ritmi lenti, chitarre ossianiche e voce salmodiante, i tre ingredienti base per un ideale battesimo alla liturgia sepolcrale della musica del destino. Nel secondo disco (Come My Fanatics) lo stile si evolve diventando ancora più cupo, lisergico e striato di nere venature esoteriche. Pur mantenendo la lentezza tipica del genere le chitarre s’inacidiscono vomitando un’elettricità così distorta e pesante che sembra essere un macigno opprimente. Le canzoni si allungano diventando delle complesse, ma affascinanti jam che sfociano nello stoner più drogato. Un viaggio allucinante e allucinato che stordisce l’ascoltatore e lo intrappola in vortice che lo trascina nello spazio più profondo per poi gettarlo nei più cupi recessi dell’inferno. Come dovrebbe fare qualsiasi disco doom (stoner) degno di questo nome. Come My Fanatics è l’ideale Caronte che accompagna i coraggiosi che desiderano oltrepassare le barriere del sogno e approdare nel mondo degli incubi.
Ho consigliato il disco al mio amico che l’ha comprato sulla fiducia. Dopo qualche giorno mi telefona esordendo con “mi sono convertito al nero verbo del doom, fammi i nomi dei dischi che devo assolutamente avere”.
E’ sempre bello accogliere un novello discepolo del cupo verbo del destino.
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