Memorabilia #51
L'autunno è alle porte e i Witchcraft sono la colonna sonora adatta.
Post pubblicato lunedì 7 gennaio 2008, alle ore 13:46
Witchcraft
The Alchemist
Ho iniziato questo post una decina di volte perché volevo scrivere qualcosa che non fosse scontato e banale. Ogni volta, dopo un paio di frasi, mi accorgevo che stavo scrivendo cose scontate e banali e cancellavo tutto. Che cavolo posso scrivere su questo disco che non sia ovvio? Non lo so e non ho voglia di pensarci. Le ovvietà escono fuori a valanga, mentre le cose originali richiedono uno sforzo che non posso/voglio permettermi. Perché sono pigro e perché ho poco tempo per pensare. Anche perché mentre ascolto The Alchemist non riesco a pensare. Mi perdo. La testa fluttua tra le note che cancellano i pensieri come una spugna cancella il gesso su di una lavagna. Roba strana. Roba strana i Witchcraft. Roba bella. E questo terzo capitolo della loro discografia aggiunge un altro gradino alla scala che li condurrà al paradiso: è un monumento ai (bei) tempi che furono, al rock di fine anni sessanta ed inizio settanta, velato di folk e di hard ed ispirato come se i giovani svedesi fossero rimasti imprigionati in una bolla temporale. Necessario? Ma chi se ne frega. Lo zucchero a velo sul pandoro è necessario? Il Parmigiano sulla pasta è necessario? No, ma impreziosiscono i rispettivi sapori. Ecco, potreste anche privarvi di The Alchemist, ma la vostra discografia sarà meno gustosa.
Post pubblicato lunedì 7 gennaio 2008, alle ore 13:46
Witchcraft
The Alchemist
Ho iniziato questo post una decina di volte perché volevo scrivere qualcosa che non fosse scontato e banale. Ogni volta, dopo un paio di frasi, mi accorgevo che stavo scrivendo cose scontate e banali e cancellavo tutto. Che cavolo posso scrivere su questo disco che non sia ovvio? Non lo so e non ho voglia di pensarci. Le ovvietà escono fuori a valanga, mentre le cose originali richiedono uno sforzo che non posso/voglio permettermi. Perché sono pigro e perché ho poco tempo per pensare. Anche perché mentre ascolto The Alchemist non riesco a pensare. Mi perdo. La testa fluttua tra le note che cancellano i pensieri come una spugna cancella il gesso su di una lavagna. Roba strana. Roba strana i Witchcraft. Roba bella. E questo terzo capitolo della loro discografia aggiunge un altro gradino alla scala che li condurrà al paradiso: è un monumento ai (bei) tempi che furono, al rock di fine anni sessanta ed inizio settanta, velato di folk e di hard ed ispirato come se i giovani svedesi fossero rimasti imprigionati in una bolla temporale. Necessario? Ma chi se ne frega. Lo zucchero a velo sul pandoro è necessario? Il Parmigiano sulla pasta è necessario? No, ma impreziosiscono i rispettivi sapori. Ecco, potreste anche privarvi di The Alchemist, ma la vostra discografia sarà meno gustosa.
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