Memorabilia #52

Forse esagero (?)  ma ritengo che Amen dei Baustelle sia uno dai dischi pop più belli degli ultimi decenni. Un classico moderno.


Post pubblicato sabato 23 febbraio 2008, alle ore 14:50

Baustelle 
Amen

Mettiamo subito in chiaro una cosa: Amen è il disco dell’anno.
Ancor prima della sua uscita, in rete scoppia la polemica. Lo zoccolo duro degli indie sembra non gradire il singolo Charlie Fa Surf. A sentir loro è troppo orecchiabile e i testi sono pretenziosi al limite del ridicolo con quella rima baciata “quanta roba si fa mdma”. Troppo commerciale, insomma. Possibile che ogni volta che un gruppo prova a spiccare il salto verso il grande pubblico (ok, commerciale ci sta), ma mantenendo intatte le proprie caratteristiche senza snaturarsi, magari solo alleggerendo un po’ le melodie, subito deve beccarsi del venduto dai fans più intransigenti? Perché i Baustelle devono rimanere “cosa di pochi”? Solo perché siete degli sfigati il vostro gruppo deve rimanere sfigato come voi? Se il nostro disastrato (musicalmente e non) paese ha la fortuna di aver dato i natali alla più grande pop band degli ultimi, e qui la butto, dieci anni (anche se mi scappava un venti), perché non devono essere patrimonio di tutti? Che si sappia che in Italia non esiste solo il latrare di Ligabue, il biascicare di Vasco (artisti che in passato hanno dato parecchio, ma che ora, artisticamente parlando, si trascinano stancamente) e l’indefinibile Lorenzo Cherubini (non sono solo anche quando sono solo, magari fossi da solo, purtroppo ci siamo noi che dobbiamo ascoltare le tue lagne).
Poi esce il disco e si assiste alla più clamorosa e veloce delle inversioni di marcia che la “critica” musicale abbia mai partorito. Roba che in politica Casini se la sogna; sembra, però, che abbia preso appunti.
Amen disco bello, bellissimo, aria fresca e nuova, colto, intelligente eccetera eccetera. Capite perché il sottoscritto si fida solo delle proprie orecchie?
Uno solo rimane fermo sulle sue convinzioni ed è Ernesto Assante di Repubblica che ai Baustelle, da lui giudicati irritanti e arroganti, preferisce Lorenzo Cherubini, che dal canto suo ha ragione a non sentirsi solo. Non spreco una pigiata di tasti in più per commentare, altrimenti divento come Mughini quando gli toccano la Juventus. E poi perché certe dichiarazioni non meritano inutili perdite di tempo alla ricerca di una confutazione; è come cercare di accostare questo pezzo a Lester Bangs.
Dal momento che di parole ne sono già state dette tante non mi dilungherò nel parlarvi del disco (in rete trovate tutte le recensioni che volete), però vi consiglio caldamente di farvi un regalo. Non pensavo che i Baustelle riuscissero a fare meglio de “La Malavita”, che è già un gran bel ascoltare, ma le mie più rosee aspettative sono state superate e di molto. Ascoltate Amen, perdetevi fra le numerose citazioni che sono davvero intriganti e se la cosa non v’interessa almeno lasciatevi cullare dalle melodie irresistibili. Spero che Fancesco Bianconi e soci abbiano tutto il successo che meritano, alla faccia di chi li vorrebbe sepolti sotto la polvere dell’”indipendenza”. Un disco coraggioso come questo esce raramente e sarebbe un vero peccato perderselo.
Scusate, ma ora devo andare. Devo dedicarmi un po’ al giardinaggio dei fiori del male.

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