Arrivederci Coldplay, ciao.
Così siamo giunti alla fine. Lo sapevamo entrambi: era solo questione di tempo. Con Mylo Xyloto avete raggiunto l'apice del pop. Avete fatto un tour spettacolare per un album che, nel suo genere, era strepitoso. Per me è stato l'apice della vostra carriera. E la vetta della nostra storia.
Poi è arrivato Ghost Stories. Ho plaudito il coraggio che avete dimostrato nel non fotocopiare il suo predecessore. Sarebbe stato facile ma non l'avete fatto. Avete anche trovato nuove sonorità e questo vi rende onore. Ma per me Ghost Stories, rimane e rimarrà nei secoli una lagna insostenibile. Roba che ti fa venir voglia di strapparti la pelle e rotolarti nel sale fino. Anche se il mondo lo ha gradito, per me è stato un passo falso. Non eravate più voi. Non eravate più i Coldplay che conoscevo e che mi piacevano.
Un passo falso, dicevo. Ci può stare. Per questo motivo quando è uscito A Head Full Of Dreams ero molto curioso e speranzoso. Ma nel profondo, sapevo già che quando avrei abbassato la puntina (sì, i vostri dischi li ho solo in vinile) non sarebbe stato più come prima.
Le mie sensazioni si sono palesate in una profonda delusione.
A Head Full Of Dreams non è una lagna, anche se in alcuni momenti poco ci manca, ma è lontano anni luce da quello che mi piaceva di voi. E se per amore, solo per amore, a suo tempo ho perdonato il duetto con Rihanna in Pricess Of China su Mylo Xyloto, qui riesce davvero difficile tollerare un abominio come Hymn For The Weekend. Con buona pace dell'inutile presenza di Beyoncé.
Ho sempre fatto finta di non capire i vostri testi. Ho sempre soprasseduto perché compensavate liriche in rima baciate da scuola elementare, con delle melodie stupende. Ma, sinceramente, Life is a drink, and love's a drug è roba da denuncia.
Tutto il resto scivola via tra il potabile, il già sentito e, mi duole ammetterlo, il cattivo gusto. Sono troppo pochi i momenti che si elevano dal mero compitino pop per potersi esaltare di fronte a questo disco in cui i sogni che avete in testa, lì rimangono e non si trasformano in azioni concrete.
Siete cambiati, e io sono cambiato. Forse troppo, tutti e due. Ed è giusto che le nostre strade, a questo punto, si separino.
E' già successo con altri gruppi che ho amato visceralmente e poi lasciato per i soliti motivi d'incompatibilità sonora. Sto parlando dei Litfiba, dei Marlene Kuntz, dei Metallica. E ne cito solo alcuni perché ormai sono tanti, e forse iniziano a essere troppi. Dopo anni trascorsi insieme, ci siamo separati a causa di quei cambiamenti che forse erano fisiologici e leciti ma che io non ho saputo o voluto accettare.
Mi avete regalato delle emozioni stupende e continuerete a regalarmene quando riascolterò dischi come Parachutes o A Rush Of Blood To The Head, oppure canzoni come Violet Hill o Charlie Brown. Di questo vi sarò grato per sempre.
Certo, se capiterete dalle mie parti questa volta verrò a vedervi perché non riesco ancora a capacitarmi di come abbia potuto perdermi il tour di Mylo quando passava a un tiro di schioppo da casa mia.
Così potremo salutarci (definitivamente) di persona.
In questi giorni Chris Martin ha detto una cosa vera: il rock non ha più nulla da dire. E forse anche i Coldplay. Che di rock in verità non ne hanno mai masticato.
Comunque è stato bello, davvero.
Poi è arrivato Ghost Stories. Ho plaudito il coraggio che avete dimostrato nel non fotocopiare il suo predecessore. Sarebbe stato facile ma non l'avete fatto. Avete anche trovato nuove sonorità e questo vi rende onore. Ma per me Ghost Stories, rimane e rimarrà nei secoli una lagna insostenibile. Roba che ti fa venir voglia di strapparti la pelle e rotolarti nel sale fino. Anche se il mondo lo ha gradito, per me è stato un passo falso. Non eravate più voi. Non eravate più i Coldplay che conoscevo e che mi piacevano.
Un passo falso, dicevo. Ci può stare. Per questo motivo quando è uscito A Head Full Of Dreams ero molto curioso e speranzoso. Ma nel profondo, sapevo già che quando avrei abbassato la puntina (sì, i vostri dischi li ho solo in vinile) non sarebbe stato più come prima.
Le mie sensazioni si sono palesate in una profonda delusione.
A Head Full Of Dreams non è una lagna, anche se in alcuni momenti poco ci manca, ma è lontano anni luce da quello che mi piaceva di voi. E se per amore, solo per amore, a suo tempo ho perdonato il duetto con Rihanna in Pricess Of China su Mylo Xyloto, qui riesce davvero difficile tollerare un abominio come Hymn For The Weekend. Con buona pace dell'inutile presenza di Beyoncé.
Ho sempre fatto finta di non capire i vostri testi. Ho sempre soprasseduto perché compensavate liriche in rima baciate da scuola elementare, con delle melodie stupende. Ma, sinceramente, Life is a drink, and love's a drug è roba da denuncia.
Tutto il resto scivola via tra il potabile, il già sentito e, mi duole ammetterlo, il cattivo gusto. Sono troppo pochi i momenti che si elevano dal mero compitino pop per potersi esaltare di fronte a questo disco in cui i sogni che avete in testa, lì rimangono e non si trasformano in azioni concrete.
Siete cambiati, e io sono cambiato. Forse troppo, tutti e due. Ed è giusto che le nostre strade, a questo punto, si separino.
E' già successo con altri gruppi che ho amato visceralmente e poi lasciato per i soliti motivi d'incompatibilità sonora. Sto parlando dei Litfiba, dei Marlene Kuntz, dei Metallica. E ne cito solo alcuni perché ormai sono tanti, e forse iniziano a essere troppi. Dopo anni trascorsi insieme, ci siamo separati a causa di quei cambiamenti che forse erano fisiologici e leciti ma che io non ho saputo o voluto accettare.
Mi avete regalato delle emozioni stupende e continuerete a regalarmene quando riascolterò dischi come Parachutes o A Rush Of Blood To The Head, oppure canzoni come Violet Hill o Charlie Brown. Di questo vi sarò grato per sempre.
Certo, se capiterete dalle mie parti questa volta verrò a vedervi perché non riesco ancora a capacitarmi di come abbia potuto perdermi il tour di Mylo quando passava a un tiro di schioppo da casa mia.
Così potremo salutarci (definitivamente) di persona.
In questi giorni Chris Martin ha detto una cosa vera: il rock non ha più nulla da dire. E forse anche i Coldplay. Che di rock in verità non ne hanno mai masticato.
Comunque è stato bello, davvero.
Sarebbe dovuto accadere prima o poi. E' nella natura delle cose,
RispondiEliminaTutte le cose passano, ma a volte piacerebbe rimandare. Specialmente quando sei affezionato.
EliminaNon li ho mai ascoltati molto, conosco le loro canzoni più note da anni, ma anche solo così ascoltando il nuovo album ho notato una bella differenza da prima. Che triste questo addio però. ..
RispondiEliminaStanno cambiando ed è giusto così. Sarebbe facile riproporre sempre la solita minestra quindi massimo rispetto. E' un addio agrodolce e semiserio. D'altronde come recita il luogo comune: le canzoni sono la colonna sonora della vita e le loro hanno accompagnato la mia per un bel pezzo.
EliminaNon è così strano che una band arrivi al proprio capolinea. Non ho mai seguito i Coldplay, alcune canzoni sono veramente belle e rimarranno. Ma non mi hanno mai catturata, mancava sempre "qualcosa". Per onestà e rispetto verso i fans, sarebbe bello che lo stop avvenisse in tempi di "decoro", senza produrre porcherie, ma successo e denaro portano da altre parti.
RispondiEliminaSballavo per i primi Placebo, non posso dire che mi facciano ribrezzo ora, ma non ci sono più poesia e magia nel loro sound.
Però, ricordiamoci sempre che Rock and roll is here to stay e Rock and roll can never die, alla faccia del biondino intristito!
Hai ragione, anche con i Muse è capitata la stessa cosa. Certo il rock non morirà mai ma inizio a pensare che non stia molto bene. Mi riesce difficile trovare gruppi che mi "accendano". Tendo sempre più a rifugiarmi nel passato e non so se è segno dei tempi oppure la senilità incombente che mi fa venir voglia di guardare continuamente indietro e non avanti. TRovo molto manierismo nella musica, non vedo più la "scintilla"!
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