Irvine Welsh: Skagboys.
Per me è stato amore al primo buco, matrimonio alla prima fumata. Esatto, io amo la mia ero. La vita dovrebbe essere come quando sei strafatto.» È questa la filosofia degli skagboys, i tossici scozzesi resi famosi da Trainspotting. In questo libro Irvine Welsh racconta l'antefatto, il momento in cui Mark Renton, Sick Boy, Spud e i loro «soci» scivolano inesorabilmente nel baratro dell'eroina. Fra scene di devastante crudezza e depravazione, episodi grotteschi e squarci di inaspettata poesia e tenerezza, ogni personaggio emerge dalla pagina con tutta la propria violenza verbale, la propria rabbia e brutale autenticità, raccontando in prima persona e senza compromessi una decadenza fisica e morale irrimediabile.
Disillusi e privi di ogni stimolo, i personaggi di Welsh si gettano alle spalle lavoro, amore, famiglia, persino la passione calcistica, opponendo a tutto questo una parabola solipsistica e autodistruttiva. È il trionfo della vita ai margini nel suo splendore epico e negativo, dove il protagonista assoluto è il linguaggio esuberante, eccentrico, imprevedibile. Sembra di sentirli parlare davvero, Rents e Sick Boy, lungo la ferrovia, in cerca di «quel sollievo che ti sembra un'estasi quando ti scorre per le vene nel cervello, e l'euforia incredibile perché i problemi del mondo, tutta la merda, si dissolvono attorno a te nella polvere.
Alla fine sono riuscito a completare la trilogia tossica di Trainspotting. Dopo essere stato fulminato dal romanzo omonimo a cui è seguita l'ottima conferma di Porno, ho affrontato con qualche anno di ritardo e un po' d'apprensione quello che funge da capitolo iniziale delle avventure di Mark Renton e soci.
La preoccupazione derivava principalmente dal dubbio che attanaglia il lettore quando si appresta ad affrontare un nuovo capitolo di una saga a cui tiene particolarmente. Nel mio caso, Porno si era dimostrato all’altezza del suo illustre predecessore. Come sarebbe stato questo prologo? Sì perché Skagboys, nonostante sia stato pubblicato per ultimo, è l’incipit di Trainspotting. Narra di come tutto è iniziato. E quando dico tutto, mi riferisco all’amore che gli sbandati protagonisti dei romanzi di Welsh hanno, non solo nei confronti della droga, ma della dipendenza. Sì perché la sottomissione agli oppiacei e ai loro derivati sintetici non è l’unica forma di dipendenza abbracciata dai personaggi di Welsh. C’è l’alcol, il sesso e la violenza. Chi più e chi meno, dipende comunque da qualcosa. Questo nei romanzi dello scrittore scozzese sembra essere inevitabile. Alla base di tutto non sempre c’è un trauma, e quando è presente viene mascherato oppure negato sebbene palesemente riconosciuto, ma c’è soprattutto la sensazione travestita da consapevolezza d’essere ingabbiati in una vita che non è la propria. Un nessun futuro all’orizzonte che carica d'ansia, anime che non riescono a tollerarne il peso e per questo si rifugiano in paradisi artificiali che ben presto si trasformano in inferni.
Skagboys non fa eccezione. Le storie di Renton, Sick Boy, Spud, Begbie e la loro sgangherata armata Brancaleone di (non ancora) tossici, si accavallano nel consueto stile diretto e logorroico di Welsh che, come sempre, riesce perfettamente a calarsi nel vari personaggi modificando di volta in volta lo stile della prosa. Se l’io narrante è Begbie ci si trova davanti a un florilegio d’insulti e di violenza verbale, se è Spud lo stile diventa titubante e insicuro, mentre per Sick Boy parla il suo ego smisurato e per Mark Renton, che tra tutti è quello più dotato a livello intellettuale, allora si spazia dal futbal a Kierkegaard. Avere uno stile camaleontico è sempre stato nelle corde di Welsh che, anche per motivi di vita vissuta, sembra quasi adottare un metodo Stanislavskij alla scrittura.
Come in molti dei suoi lavori anche in Skagboys la logorrea dell’autore tende ad appesantire la narrazione tanto da far pensare che qualche sforbiciata qua e là avrebbe sicuramente giovato. Ma tutto sommato anche questo romanzo, nonostante un certo peso, è godibile e regge il confronto con i suoi due compari.
E il dubbio d’inizio lettura svanisce già dopo poche pagine.
Disillusi e privi di ogni stimolo, i personaggi di Welsh si gettano alle spalle lavoro, amore, famiglia, persino la passione calcistica, opponendo a tutto questo una parabola solipsistica e autodistruttiva. È il trionfo della vita ai margini nel suo splendore epico e negativo, dove il protagonista assoluto è il linguaggio esuberante, eccentrico, imprevedibile. Sembra di sentirli parlare davvero, Rents e Sick Boy, lungo la ferrovia, in cerca di «quel sollievo che ti sembra un'estasi quando ti scorre per le vene nel cervello, e l'euforia incredibile perché i problemi del mondo, tutta la merda, si dissolvono attorno a te nella polvere.
Alla fine sono riuscito a completare la trilogia tossica di Trainspotting. Dopo essere stato fulminato dal romanzo omonimo a cui è seguita l'ottima conferma di Porno, ho affrontato con qualche anno di ritardo e un po' d'apprensione quello che funge da capitolo iniziale delle avventure di Mark Renton e soci.
La preoccupazione derivava principalmente dal dubbio che attanaglia il lettore quando si appresta ad affrontare un nuovo capitolo di una saga a cui tiene particolarmente. Nel mio caso, Porno si era dimostrato all’altezza del suo illustre predecessore. Come sarebbe stato questo prologo? Sì perché Skagboys, nonostante sia stato pubblicato per ultimo, è l’incipit di Trainspotting. Narra di come tutto è iniziato. E quando dico tutto, mi riferisco all’amore che gli sbandati protagonisti dei romanzi di Welsh hanno, non solo nei confronti della droga, ma della dipendenza. Sì perché la sottomissione agli oppiacei e ai loro derivati sintetici non è l’unica forma di dipendenza abbracciata dai personaggi di Welsh. C’è l’alcol, il sesso e la violenza. Chi più e chi meno, dipende comunque da qualcosa. Questo nei romanzi dello scrittore scozzese sembra essere inevitabile. Alla base di tutto non sempre c’è un trauma, e quando è presente viene mascherato oppure negato sebbene palesemente riconosciuto, ma c’è soprattutto la sensazione travestita da consapevolezza d’essere ingabbiati in una vita che non è la propria. Un nessun futuro all’orizzonte che carica d'ansia, anime che non riescono a tollerarne il peso e per questo si rifugiano in paradisi artificiali che ben presto si trasformano in inferni.
Skagboys non fa eccezione. Le storie di Renton, Sick Boy, Spud, Begbie e la loro sgangherata armata Brancaleone di (non ancora) tossici, si accavallano nel consueto stile diretto e logorroico di Welsh che, come sempre, riesce perfettamente a calarsi nel vari personaggi modificando di volta in volta lo stile della prosa. Se l’io narrante è Begbie ci si trova davanti a un florilegio d’insulti e di violenza verbale, se è Spud lo stile diventa titubante e insicuro, mentre per Sick Boy parla il suo ego smisurato e per Mark Renton, che tra tutti è quello più dotato a livello intellettuale, allora si spazia dal futbal a Kierkegaard. Avere uno stile camaleontico è sempre stato nelle corde di Welsh che, anche per motivi di vita vissuta, sembra quasi adottare un metodo Stanislavskij alla scrittura.
Come in molti dei suoi lavori anche in Skagboys la logorrea dell’autore tende ad appesantire la narrazione tanto da far pensare che qualche sforbiciata qua e là avrebbe sicuramente giovato. Ma tutto sommato anche questo romanzo, nonostante un certo peso, è godibile e regge il confronto con i suoi due compari.
E il dubbio d’inizio lettura svanisce già dopo poche pagine.
Welsh ci trasporta dritti nell'incubo, ci accompagna con i suoi personaggi e ci dimostra che l'abisso può riguardare tutti noi.
RispondiEliminaMi è capitato di leggere Trainspotting subito dopo l'uscita della sua versione cinematografica, fu un vero e proprio pugno nello stomaco, la cosa peggiore però fu sentire alcuni giornalisti, presunti esperti del settore, minimizzare la cosa sostenendo che Welsh aveva volutamente esagerato e distorto la realtà!
Dubito che Welsh abbia esagerato anche perché ha vissuto certe esperienze sulla propria pelle. Alcune parti sono autobiografiche per sua stessa ammissione, che poi siano romanzate ci sta.
EliminaEh sì, anche per me la prima volta è stata una bella botta.
Dunque... continui a imperversare con Welsh :P E a questo punto ti chiedo quale ordine di lettura seguire: parto con questo o Trainspotting?
RispondiEliminaPer me Welsh è come una droga. :)
EliminaPer seguire l'ordine cronologico inizierei da questo, poi Trainspotting e infine Porno.