Mary Woronov: Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Factory di Andy Warhol e non avete mai osato chiedere.

New York, tardi anni sessanta: la leggendaria Factory di Andy Warhol. Una galleria di bizzarri personaggi dai nomi improbabili, inquieti e inquietanti, che si muovono tra party e locali famosi come il Max's Kansas City, tesi a conquistarsi i "5 minuti di celebrità" di cui parlava Warhol. Mary Woronov, guidandoci in un viaggio surreale, ci narra le sue esperienze alla corte del re della pop art, le sue visioni, le sue frequentazioni abituali con artisti del calibro dei Velvet Underground. O gli incontri fugaci con celebrità come Maria Callas, Tennessee Williams, Allen Ginsberg, Salvador Dalì. Un'inedita testimonianza su un movimento che ha avuto un'influenza memorabile sull'arte e la cultura americane.
 
Sono un insopportabile pignolo e chi mi conosce tende a ricordarmelo costantemente. Mi rendo conto di avere questo odioso difetto, (un altro mio grande difetto è che brontolo come una pentola di fagioli che bolle) e più invecchio più la mia pignoleria si acuisce. Non c'è stato scampo nemmeno per questa edizione di Swimming Underground di Mary Woronov del 2004, tradotto, chissà perché, con un Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Factory di Andy Warhol e non avete mai osato chiedere. Banale e fuorviante.
Per fortuna alla Meridiano Zero ci hanno ripensato e la successiva edizione del 2008 riporta fedelmente il titolo dell'edizione originale: Swimming underground. I miei anni alla Factory di Andy Warhol.
Perché ho scritto fuorviante? Perché con quel titolo, uno si mette comodo in poltrona pronto a gustarsi tutti i retroscena di quell'accozzaglia di freaks che costituivano la corte di uno dei più geniali artisti che l'arte moderna abbia mai avuto e invece si trova a leggere un resoconto interessante ma nulla più. L'unica consapevolezza che emerge dalla lettura di Swimming Underground (per comodità evito l'obbrobrioso titolo di questa edizione) è quanto fossero fuori di testa gli accoliti di Warhol. Un minestrone di personalità, alcune disturbate e quasi borderline, farcito con droghe assortite e in dosi massicce, che anelano un posto nell'orbita di Andy. Un Warhol che, nell'opera della Woronov, è citato pochissime volte, quasi fosse un pianeta difficile da raggiungere. Le parole dell'autrice sono quasi sempre critiche e a tratti colme di astio, non solo nei confronti della famiglia e della società, due istituzioni da cui quelli come lei cercavano di fuggire e ree non confesse di un inquadramento e di un conformismo che non era più tollerabile dai loro spiriti liberi, ma anche nei confronti dello stesso movimento underground di cui lei faceva parte. Non risparmia nemmeno se stessa dalle critiche pungenti.
Quello che resta al termine di questa piccola e tutto sommato piacevole autobiografia è un senso di amara tristezza perché il quadro dipinto dall'artista americana non è quello di un ambiente sereno e artisticamente fertile ma un calderone di emotività immature e malsane (l'autrice non disdegna di confessare istinti e intenzioni omicide) che, francamente, riducono la Factory di Warhol a un crogiolo di invidie, gelosie e cattiverie assortite e amplificate dall'uso smodato di stupefacenti. Sentimenti che nulla hanno a che vedere con la dichiarazione d'intenti di un movimento artistico nato dall'Estate dell'Amore ma piuttosto figlie di quella vituperata società dalla quale cercavano rifugio.

Mary Woronov non è molto conosciuta in Italia.
Negli Stati Uniti invece è diventata una figura di culto dell'underground. Una volta conclusa l'esperienza con la Factory di Warhol, ha continuato la sua carriera di attrice, comparendo in oltre ottanta film. E' anche pittrice figurativa e scrittrice. Oltre a Swimming Underground ha pubblicato due romanzi: Snake (edito in Italia da Meridiano Zero) e Blind Love.

Commenti

  1. Sembra interessante, se non altro per il forte contrasto tra intenzioni e "realtà" che l'autrice sembra aver messo al centro del libro. Però... è il solito vecchio problema di ciò che nasce come alternativo alla società e poi, per una serie di motivazioni (successo, anche meritatissimo, visibilità, soldi...), finisce per disattendere il proposito iniziale e propulsivo.

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    1. Ecco, se l'autrice avesse affrontato la questione in questi termini il libro sarebbe stato molto più interessante. Invece tutto si riduce a: tizio non lo sopporto. Festa e sballo. Caio non mi piace, lo odio. Festa e sballo. Odio tutti. Festa e sballo ad libitum... Sembra più il diario di una ragazzina capricciosa che quello di un'artista controcorrente.

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