Peter Hook: Joy Division. Tutta la storia.
I Joy Division hanno letteralmente cambiato il volto della musica. Pionieri della rivoluzione post-punk, con il loro sound oscuro, ipnotico ed intenso hanno reinventato le regole del rock influenzando migliaia di band e artisti, da pesi massimi del calibro di U2, Morrissey, R.E.M. e Radiohead a intere generazioni di gruppi indie. Peter Hook, il loro leggendario bassista, racconta qui la propria storia e quella della band: le amicizie, i litigi, le divisioni; le prove e le registrazioni; i concerti andati bene e quelli finiti male; i personaggi sopra le righe, i dischi e ovviamente gli altri componenti del gruppo, come Ian Curtis, morto suicida nel 1980 proprio all’alba dell’atteso tour americano che avrebbe definitivamente consacrato i Joy Division. Uno sguardo onesto, diretto e di prima mano su una delle band più importanti di sempre.
Poco più che ventenne ho scoperto i Joy Division e me ne sono innamorato follemente. Ho perso il conto di quante volte abbia ascoltato Unknown Pleasures e Closer. Per non parlare di Love Will Tear Us Apart, che reputo essere una delle più belle canzoni (d'amore) di tutti i tempi. Ho praticamente tutto quello che hanno pubblicato, tranne i bootleg. Perché i bootleg non mi piacciono.
Quando nel '95 uscì il libro di Deborah, la moglie di Ian Curtis, me ne procurai una copia e lo divorai.
Touching from a Distance (Così Vicino, Così Lontano, nell'edizione italiana) si rivelò un vero pugno nello stomaco. Un libro doloroso. Certo, si tratta di un racconto di parte, una parte che aveva sofferto parecchio e che non poteva, anche a distanza di anni, essere totalmente lucida e obiettiva. Un punto di vista comprensibile e forse anche utile per capire le dinamiche che portarono al suicidio del cantante dei Joy Division. L'edizione Italiana conteneva anche tutti i testi con la traduzione a fronte. Inutile dire che diventò una vera e propria bibbia.
Quando è uscita la biografia sul gruppo di Salford, scritta dal loro bassista, poi bassista dei New Order, Peter Hook, ho pensato che sarebbe stato molto interessante e necessario comprendere anche un altro punto di vista: quello di un amico e sodale.
Essendo uno dei miei gruppi preferiti, l'analisi di Joy Division - Tutta La Storia, non può essere del tutto oggettiva. Ho divorato le 304 pagine in un pomeriggio, fagocitando avidamente la grande quantità di fatti e aneddoti contenuti. Ne sono uscito decisamente soddisfatto ma, ripeto, sono un fan e forse le mie parole non fanno testo. Forse chi apprezza il gruppo ma non ne è particolarmente preso, troverà alcune parti un po' prolisse o inutili, specialmente quelle concernenti la cronologia degli eventi che riportano dettagliatamente l'attività concertistica. Ma si tratta di un dettaglio del tutto trascurabile.
Nonostante lo stile un po' cazzaro, passatemi il termine, di Hook, tutte le pagine di questa biografia sono permeate di amarezza. E non potrebbe essere altrimenti. Se da un lato la biografia della vedova Curtis anteponeva la rabbia, per nulla celata, per aver vissuto anni molto difficili prima e dopo il suicidio del marito, in Tutta la Storia, non c'è rancore. Ci sono rammarico e un senso di colpa nemmeno troppo lieve anche a distanza di quasi quarant'anni. Perché, per stessa ammissione di Hook, riesce difficile perdonarsi, con il senno di poi e un bel po' d'anni in più sulle spalle, per come sono andate le cose. Ora è facile analizzare e valutare in modo distaccato tutti i sintomi di un malessere latente e mai palese fino al tragico epilogo. D'altronde, si tratta di quattro ventenni che hanno messo su un gruppo rock per fare musica e rimorchiare. Nemmeno se l'aspettano il successo; qualcuno vive ancora a casa di mamma e papà. Tranne Ian, che è già sposato e ha una bimba piccola, instaura una relazione extraconiugale e scopre d'avere l'epilessia. Troppe preoccupazioni, troppi fardelli da portare su spalle cosi giovani. E da solo.
Peter Hook non usa mezzi termini o inutili giri di parole per esprimere il suo tormento: se solo avessimo capito e se magari ci fossimo fermati...
Paradossalmente non si tratta di un libro triste, anzi qualche aneddoto è molto divertente, perché i Joy Division nella vita erano quasi antitetici alla musica e ai testi che proponevano.
Molto probabilmente se li amate avete già consumato questo libro. Se non li conoscete in profondità, allora vi consiglio caldamente di leggerlo. E' un'opera intellettualmente onesta, priva di ogni genere di polemica o speculazione. E non poteva che essere così, dopo la dichiarazione d'intenti che il suo autore pone nelle prime pagine del libro: giuro di dire tutta la verità...per come la ricordo.
Nato nel 1956, Peter Hook è celebre per essere stato il bassista fondatore dei Joy Division e successivamente dei New Order, da cui si è separato nel 2007.
La sua carriera musicale, che nel corso degli anni lo ha visto coinvolto in diversi progetti, prosegue ora nei Peter Hook and The Light, con cui continua a portare in tour i brani delle sue precedenti band.
Dal 1982 al 1997 è stato tra i proprietari e gestori del The Haçienda, il club di Manchester legato alla Factory Records e famoso per il suo ruolo centrale nello sviluppo della scena indie e del movimento acid house. Una storia che Hook ha raccontato nel libro intitolato The Haçienda: How Not to Run a Club, ancora inedito in Italia.
Poco più che ventenne ho scoperto i Joy Division e me ne sono innamorato follemente. Ho perso il conto di quante volte abbia ascoltato Unknown Pleasures e Closer. Per non parlare di Love Will Tear Us Apart, che reputo essere una delle più belle canzoni (d'amore) di tutti i tempi. Ho praticamente tutto quello che hanno pubblicato, tranne i bootleg. Perché i bootleg non mi piacciono.
Quando nel '95 uscì il libro di Deborah, la moglie di Ian Curtis, me ne procurai una copia e lo divorai.
Touching from a Distance (Così Vicino, Così Lontano, nell'edizione italiana) si rivelò un vero pugno nello stomaco. Un libro doloroso. Certo, si tratta di un racconto di parte, una parte che aveva sofferto parecchio e che non poteva, anche a distanza di anni, essere totalmente lucida e obiettiva. Un punto di vista comprensibile e forse anche utile per capire le dinamiche che portarono al suicidio del cantante dei Joy Division. L'edizione Italiana conteneva anche tutti i testi con la traduzione a fronte. Inutile dire che diventò una vera e propria bibbia.
Quando è uscita la biografia sul gruppo di Salford, scritta dal loro bassista, poi bassista dei New Order, Peter Hook, ho pensato che sarebbe stato molto interessante e necessario comprendere anche un altro punto di vista: quello di un amico e sodale.
Essendo uno dei miei gruppi preferiti, l'analisi di Joy Division - Tutta La Storia, non può essere del tutto oggettiva. Ho divorato le 304 pagine in un pomeriggio, fagocitando avidamente la grande quantità di fatti e aneddoti contenuti. Ne sono uscito decisamente soddisfatto ma, ripeto, sono un fan e forse le mie parole non fanno testo. Forse chi apprezza il gruppo ma non ne è particolarmente preso, troverà alcune parti un po' prolisse o inutili, specialmente quelle concernenti la cronologia degli eventi che riportano dettagliatamente l'attività concertistica. Ma si tratta di un dettaglio del tutto trascurabile.
Nonostante lo stile un po' cazzaro, passatemi il termine, di Hook, tutte le pagine di questa biografia sono permeate di amarezza. E non potrebbe essere altrimenti. Se da un lato la biografia della vedova Curtis anteponeva la rabbia, per nulla celata, per aver vissuto anni molto difficili prima e dopo il suicidio del marito, in Tutta la Storia, non c'è rancore. Ci sono rammarico e un senso di colpa nemmeno troppo lieve anche a distanza di quasi quarant'anni. Perché, per stessa ammissione di Hook, riesce difficile perdonarsi, con il senno di poi e un bel po' d'anni in più sulle spalle, per come sono andate le cose. Ora è facile analizzare e valutare in modo distaccato tutti i sintomi di un malessere latente e mai palese fino al tragico epilogo. D'altronde, si tratta di quattro ventenni che hanno messo su un gruppo rock per fare musica e rimorchiare. Nemmeno se l'aspettano il successo; qualcuno vive ancora a casa di mamma e papà. Tranne Ian, che è già sposato e ha una bimba piccola, instaura una relazione extraconiugale e scopre d'avere l'epilessia. Troppe preoccupazioni, troppi fardelli da portare su spalle cosi giovani. E da solo.
Peter Hook non usa mezzi termini o inutili giri di parole per esprimere il suo tormento: se solo avessimo capito e se magari ci fossimo fermati...
Paradossalmente non si tratta di un libro triste, anzi qualche aneddoto è molto divertente, perché i Joy Division nella vita erano quasi antitetici alla musica e ai testi che proponevano.
Molto probabilmente se li amate avete già consumato questo libro. Se non li conoscete in profondità, allora vi consiglio caldamente di leggerlo. E' un'opera intellettualmente onesta, priva di ogni genere di polemica o speculazione. E non poteva che essere così, dopo la dichiarazione d'intenti che il suo autore pone nelle prime pagine del libro: giuro di dire tutta la verità...per come la ricordo.
Nato nel 1956, Peter Hook è celebre per essere stato il bassista fondatore dei Joy Division e successivamente dei New Order, da cui si è separato nel 2007.
La sua carriera musicale, che nel corso degli anni lo ha visto coinvolto in diversi progetti, prosegue ora nei Peter Hook and The Light, con cui continua a portare in tour i brani delle sue precedenti band.
Dal 1982 al 1997 è stato tra i proprietari e gestori del The Haçienda, il club di Manchester legato alla Factory Records e famoso per il suo ruolo centrale nello sviluppo della scena indie e del movimento acid house. Una storia che Hook ha raccontato nel libro intitolato The Haçienda: How Not to Run a Club, ancora inedito in Italia.
Mi hai convinto! Anche io sono cresciuto a pane e Joy Division e anche io ho praticamente tutto...eccetto i libri. Ti sembrerà strano ma non ho mai letto neanche Touching From a Distance e tantomeno questo di Hook. Non so bene perché, a dire il vero, dato che il film "Control" l'ho visto e mi è anche piaciuto molto.
RispondiEliminaMa come dicevo mi hai convinto (ancora una volta!) e rimedierò prima di subito.
Ciao!
Control è molto bello. I due libri citati sono stati due vere rivelazioni, specialmente sulla figura di Ian Curtis. Quello che mi è piaciuto di entrambi è il pudore che hanno nel narrare i fatti. A parte qualche concessione, anche giusta, al rancore da parte di Deborah, non si esprimono giudizi o sentenze. Si narrano i fatti e basta.
EliminaGrazie per la visita! ;-)
Vedo di procurarmelo *__* Concordo sull'immensa Love Will Tear Us Apart. Su vicende umane così tragiche credo sia sempre difficile fare un vero punto della situazione, se ne sono dette e lette troppe.
RispondiEliminaInfatti quello che mi è piaciuto di questa bio è che le considerazioni su quanto accaduto sono ridotte ai minimi termini. Nessuna speculazione.
EliminaGrandi i Joy Division! Anche io sono cresciuto con la loro musica!Pensavo che fossimo in pochi a ricordarcene. ;)
RispondiEliminaLo pensavo anch'io, poi guardando in giro ho trovato ancora un sacco d'estimatori. E Peter Hook era in Italia proprio in questi giorni per una serie di concerti in cui ripropone i due album dei JD.
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