Luigi Sorrenti: Immagina i Corvi.

«Immagina.Immagina tutto ciò.È quanto ti è accaduto un pomeriggio d’estate di parecchi anni fa. L’estate che segnò la tua vita, la vita di un intero paese.L’estate del 1986. L’estate della grande siccità. L’estate che per tutto il mondo fu quella di Maradona. Per gli abitanti di Spinòsa, fu l’estate dei corvi.»Spinòsa è un piccolo paese arroccato sulla Murgia pugliese, circondato dal nulla, fuori dal tempo, con pochi contatti col mondo esterno. Qui, nel giugno del 1986, si abbatte una serie di eventi in apparenza scollegati: un'ondata di terribile siccità che mette in ginocchio il paese, un'inspiegabile invasione di corvi, l'improvviso collasso di un bambino che pare vittima di possessione diabolica e infine un orribile omicidio che sprofonda gli abitanti in un clima di terrore e sospetto, ma soprattutto riporta alla luce le vicende di un passato che molti avrebbero preferito rimanesse sepolto…Mentre gli investigatori si dibattono in un vicolo cieco, gli abitanti di Spinòsa scoprono con orrore che proprio nel cuore della comunità si annidano i germi di un male che si credeva estirpato da tempo e che invece ha attraversato le generazioni per tornare a colpire ancora.

L'inaspettato è sinonimo di sorpresa.
Immagina i Corvi è un romanzo inaspettato. 
Non ricordo come sia capitato nel mio Kindle. Forse la segnalazione di un appassionato in qualche gruppo dedicato alla lettura, oppure una di quelle promozioni che le case editrici periodicamente propongono per far conoscere i propri autori. In questo caso la cosa ha funzionato bene e Luigi Sorrenti è entrato nella mia lista di scrittori da tenere d'occhio.
Caso nel caso, durante le lettura, bazzicando in uno di quei gruppi su Facebook in cui vengono segnalati ebook gratuiti, è di nuovo spuntato il nome dell'autore pugliese con il suo ultimo lavoro: L'Accordo Del Diavolo, che ho prontamente scaricato.
Coincidenze? Io non credo.
D'altronde, nel post dedicato a Il Settimino di Fabrizio Borgio non avevamo parlato di eventi sincronici e anche un po' inquietanti? Il fatto che queste piccole coincidenze, chiamiamole così, continuino, m'incute un leggero timore.
Torniamo al romanzo. Una sorpresa, quindi. Una grande sorpresa
Lo farei leggere ai puristi dell'esterofilia. Quelli che pensano che gli autori italiani non siano capaci a scrivere o a concepire trame intelligenti. Quelli a cui vengono i brividi quando al posto di Boston leggono Spinòsa e s'indignano se l'ispettore si chiama Taviano e non McFarlane. Sarebbe giunto il tempo di mettere da parte questa sudditanza psicologica nei confronti degli autori stranieri.
Le schifezze e i capolavori non hanno confini.
Immagina i Corvi è un romanzo ambizioso che non fallisce gli obiettivi che si prefigge. Non è perfetto (esiste il romanzo perfetto?) ma è comunque una lettura di alto livello. Non è facilmente catalogabile: un giallo con atmosfere soprannaturali che lo accomuna al filone del gotico rurale, anche se contiene tutti gli elementi del thriller. Senza dimenticare che il perno del racconto è il classico enigma della stanza chiusa. Per questo motivo l'ho definito un romanzo ambizioso. Perché per cimentarsi con una trama utilizzata da classici come I Delitti della Rue Morgue (Poe), Dieci Piccoli Indiani (Christie), Il Mistero della Camera Gialla (Leroux) e Le Tre Bare (Dickson Carr) e chiudere la partita, oltre ad avere una buona dose d'incoscienza e coraggio, bisogna avere le capacità tecniche e una minima originalità per non cadere nel cliché e nel già letto e riletto. Sorrenti possiede tutte queste qualità e porta a casa gioco, partita e incontro.
Ambientato nella metà degli anni ottanta, durante il mondiale di calcio svoltosi in Messico, Immagina i Corvi vede come protagonista il piccolo paese di Spinòsa, sperduto nella calda estate pugliese insieme all'eterogeneo crogiolo di umanità che si barcamenano nel cercare di accettare vite che non sono andate come avrebbero dovuto o voluto, oppure che lottano per mantenere uno status sociale duramente conquistato. Complici il caldo, la siccità, e la tensione generata da un delitto che ha fatto riemergere ricordi sepolti e vecchie ferite, si apre un vaso di pandora che sconvolge l'intero paese e lo getta nuovamente in un incubo che si credeva ormai lontano. Le nuove tensioni, sommate a conflitti mai risolti, mettono a nudo la parte peggiore di un'umanità repressa e ipocrita frutto di una mentalità gretta e retrograda che dovrà fare i conti non solo con la verità ma soprattutto con se stessa.
Sorrenti è molto bravo a dipingere le varie personalità, a farne trapelare le caratteristiche lentamente tramite piccoli indizi, a volte fuorviando il lettore per far apparire le cose come non sembrano e mescolare le carte per rendere il gioco più avvincente. Come si addice a un romanzo del genere, il ritmo non è veloce ma la lettura non ne risente e il coinvolgimento del lettore è costante e senza cadute di tono.
Serve altro?

Commenti

  1. Diego, mannaggia a te... vado subito a curiosare :)
    Tanto da leggere ne ho soltanto millemilioni...... ahhahaha

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    1. Eh eh eh!
      Ormai io non guardo più la pila dei libri che ho da leggere altrimenti mi prende l'ansia! :-)

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  2. Sai che l'inquietante persiste? XD Mi sono procurata L'accordo del diavolo qualche giorno fa...
    Ovviamente questo titolo sarà mio, interessante per come lo hai presentato, anche in riferimento alla questione esterofilia: ammetto di aver trascurato il panorama italiano in passato, ma sto decisamente recuperando con enorme soddisfazione per ciò che ho letto finora.
    Purtroppo si tende a giudicare/catalogare i libri in base a una serie di preconcetti, anche senza averne consapevolezza effettiva, di fatto creando dei limiti-muri. Facilmente si generalizza e demonizza...
    Bellissimo post *__*
    E ne riparleremo di sicuro :D

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    1. Grazie Glò!
      Sai che inizio ad avere paura? Anni e anni di libri e film horror iniziano a lasciare il segno... :-)
      Non penso che la "colpa" per lo snobismo sugli autori nostrani sia tutta da addossare sui lettori.
      In passato sono stati fatti parecchi sbagli da parte di tutti. Gli autori, che hanno cercato di scimmiottare i più blasonati colleghi esteri e che sono stati i primi a non credere nelle potenzialità di un prodotto interamente autoctono. E molte volte, diciamolo, producevano vere schifezze.
      Le case editrici, a mio avviso le maggiori colpevoli, che non hanno voluto creare il mercato per gli autori italiani. Sono da sempre convinto che le tendenze si possano creare e pilotare ad hoc e con il web 2.0 il maketing virale darebbe i suoi frutti. Soprattutto a fronte di un prodotto che ormai è di qualità. Il caso Camilleri è lampante.
      I (pochi) lettori che sono pigri e non vogliono esplorare nuove cose, non ci provano nemmeno. Molte volte ho letto sui forum che "leggere Milano al posto di New York mi fa cagare" il che denota un'apertura mentale pari alla cruna di un ago.

      Non sono sempre stato un araldo dei nostri autori, anzi all'inizio ho avuto non poche difficoltà ad abituarmi. Ma alla fine sono stato ripagato.

      Infine dolorosamente aggiungo che purtroppo le cose che ci fregano sono due:
      1) siamo i primi a non credere in quello che facciamo
      2) il gusto atavico per la lamentela e la polemica sterile
      Finché non supereremo questi due scogli non andremo da nessuna parte.

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