Onorate il Vile!

Quando scrivemmo la canzone che dette il titolo anche al disco, il comportamento della viltà era ascrivibile all'io narrante e alla sua incapacità di assumersi determinate responsabilità. L'urlo "Onorate il vile" era il gesto estremo e disperato del vile stesso, in cerca di assoluzione. Con pari enfasi, glaciale e ironica, l'urlo che usiamo ora per dare il titolo al tour è il gesto patetico dei vili di oggi, che in epoca di schermi luminescenti dietro i quali ringhiare come leoni non visti, non hanno il coraggio di dire vis a vis ciò che realmente si pensa di chi (non) si affronta.
Cristiano Godano dixit.

Come non volergli bene, in questi tempi bui, in cui micetti travestiti da leoni emergono dalle sottane materne ringhiando e sbavando sulle loro tastiere?
Sono trascorsi vent'anni dal secondo album dei Marlene Kuntz.
Il Vile esce nel 1996, due anni dopo il bellissimo esordio Catartica e pur essendo un disco diverso, mantiene inalterate le qualità estetiche. Più cupo, più arrabbiato e violento rispetto al suo predecessore ma non meno significativo. In due anni i Marlene Kuntz danno un forte scossone alla musica italiana tutta. Si era sentito qualcosa di simile, prima? Forse sì, ma era roba per pochi intimi. I Marlene con due colpi ben assestati riescono a portare il cosiddetto alternative rock e il noise alle masse. E scusate se e poco. Il resto poi, il successo, l'ammorbidimento delle sonorità, il mainstream, fanno parte di una storia che a questo post non interessa.
Qui si parla solo del Vile e della sua nera rabbia.
Li ho sempre amati. Li seguivo, ancora vergini discograficamente, quando si esibivano in piccoli festival (parola grossa) davanti a una manciata di affezionati. Capitava che gli organizzatori interrompessero bruscamente la loro esibizione perché l'ora era tarda e i residenti non tolleravano. E allora Cristiano Godano concludeva l'esibizione di Marlene sbavando letteralmente la sua rabbia sul microfono, distorcendo ancor di più una Festa Mesta mai così appropriata.
L'ultimo concerto che vidi fu proprio quello del tour de Il Vile.
Al purtroppo defunto Macabre, un piccolo club della mia città entrato nella storia della musica underground, assistetti a un'esibizione devastante. Uno dei concerti più belli a cui abbia mai partecipato.
Al primo pezzo, prima di perderci nella bolgia, il mio compare d'avventura urlò: non usciamo vivi da qui. Poi lo vidi sparire, inghiottito dai flutti di un pogo belluino.
Naturalmente siamo sopravvissuti e abbiamo anche portato a casa un discreto bottino fatto di sudore, contusioni, lividi e una maglietta, a cui tenevo particolarmente, strappata e ormai da buttare.
Una serata memorabile!
Come indimenticabili sono le undici canzoni che compongono il secondo capitolo della discografia dei Marlene, con Ape Regina e Come Stavamo Ieri a rappresentare una vetta forse mai raggiunta una seconda volta, ma comunque conquistata.
Per chi c'era e non ha dimenticato e per quelli che c'erano ma la memoria non è più quella di un tempo: andate a riprenderlo e levategli la polvere di dosso.
Per quelli che non c'erano perché forse non erano ancora nati: recuperate un baluardo della musica italiana.
E onorate il Vile!

Commenti

  1. Mamma mia quanti ricordi il Macabre e sai una cosa? C'ero anch'io al loro concerto

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    1. Certo che la vita è davvero strana, Fabrizio. Magari ci siamo anche dati qualche spallata. :-)
      Ogni volta che nomino le Macabre sale un magone che non ti dico; non so se ultimamente hai visto che cosa è sorto al suo posto... un orrore!

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  2. Ammetto una sorta di passione per i Marlene Kuntz, specialmente per i primi dischi, davvero molto arrabbiati.

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    1. I primi dischi sono stupendi. Poi li ho persi un po' di vista fino all'ultimo lavoro che non è affatto male. Meravigliosa la cover di Impressioni di Settembre. Oserei dire quasi meglio dell'originale.

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