La Sottile Linea Ignorante che Lega Simple Minds, R.E.M. e Judas Priest.
Forse con il trascorrere del tempo sto diventando più saggio.
Finito di ridere?
Forse ho solo perduto quell'impulsività che abita gli spiriti giovani e sono diventato più riflessivo. O forse si tratta esclusivamente di una forma di nostalgia inconscia che mi porta ad amare cose che fino a qualche anno fa odiavo. Letteralmente.
Soprattutto nella musica.
Da adolescente ci sono stati alcuni gruppi che non ho mai potuto sopportare. Non per una questione stilistica o di gusti ma per dei motivi alquanto particolari.
Perché li passavano costantemente in radio e tv e al milionesimo passaggio la rottura di balle era talmente epocale da ricadere non solo sul pezzo in questione ma su tutto il gruppo.
E’ il caso dei Simple Minds.
Se con Alive and Kicking iniziava a sentirsi un leggera puzza di bruciato, con (Don’t You) Forget About Me, l’incendio divampa inarrestabile. Tortura allo stato puro. In qualunque posto ti trovassi e a qualsiasi ora, quel Ehy Ehy Ehy! Uh Uh Uh Oohh con cui inizia il pezzo, ti si attaccava addosso come un avvoltoio su di una carogna e non ti mollava più. E se per caso non c’era la radio o la televisione, ci pensava un delinquente qualsiasi a ricordarti di Don Don Dontiuforghetabautmi.
Da allora anche il solo vedere Jim Kerr mi ha provocato eruzioni cutanee.
Poi, qualche anno fa, non so come e non so quando, mi è capitato di ascoltare la splendida Someone Somewhere In Summertime ed è sbocciato l’amore. Se i due pezzi che ho citato in precedenza rappresentavano l’apice del successo del gruppo scozzese è anche vero che non ne rappresentavano quello creativo. I dischi precedenti, New Gold Dream su tutti, erano dei gioielli new wave che ho sempre ignorato perché memore delle rotture patite.
La sovraesposizione mediatica non ha mai giovato al mio rapporto con la musica e i Simple Minds ne sono l’esempio più fulgido. Ora Jim Kerr ed io viviamo in pace. Almeno fino a quando non inizia a cantare Alive And Kicking.
Con i R.E.M. il discorso è leggermente diverso e incarna motivi più "folkloristici", diciamo così.
Ascoltati sommariamente a metà anni ottanta, li liquidai dopo un paio di pezzi perché, mi vergogno a dirlo ancora oggi, non c’erano chitarre elettriche distorte. Il disco era Murmur e l’unico pezzo che non mi faceva cagare (sic) era Radio Free Europe. Poi, nella primavera del 1991, esce Out Of Time e, complice la splendida Losing My Religion (non negatelo), faccio pace col gruppo di Athens. Compro pure il disco che diventa la colonna sonora del mio esame di maturità e della splendida estate che ne segue.
Lieto fine? Nossignore.
Siccome adesso i R.E.M. sono usciti dal mondo indie per entrare nel mainstream, non è più roba per pochi eletti ma li ascoltano tutti. Anche gli impuri, coloro che non ne sono degni perché fino all’altro giorno, nelle loro orecchie, entrava solo robaccia commerciale.
Sigillo Out Of Time e lo chiudo nel dimenticatoio per molti anni. Dei R.E.M non ascolto più nulla, tranne quello che passano in radio. A volte cambio addirittura stazione.
Poi si sciolgono. Mi ricordo dell’estate del 1991 e di Out Of Time. Lo vado a recuperare e dopo averlo ascoltato, complice anche una buona dose di nostalgia, vengo assalito dai sensi di colpa. In poco tempo riascolto tutti i loro dischi e adesso i R.E.M. mi mancano.
Se i motivi che ho elencato fino ad ora non fossero abbastanza assurdi, con questo penso di colmare la lacuna. E farmi dei grossi debiti.
Soffrivo di una sorta di talebanesimo d’accatto che m’impediva di seguire artisti che, chissà perché, mi stavano antipatici.
I Judas Priest sono l’esempio più eclatante: per decenni non li ho ascoltati perché Rob Halford non riscuoteva le mie simpatie.
Un valido motivo, no?
Non era per come cantasse o per come si presentasse. D’altronde se ti piace l’heavy metal mica vai a fare le pulci al look, ma dopo aver visto qualche foto, decisi che quella faccia non era di mio gradimento e quindi con lui non avrei perso tempo.
Imbecille.
La cosa è durata per parecchio tempo. E anche se, crescendo, al buon Rob ho fatto le mie più sincere scuse, al di là dei pezzi storici (Living After Midnight, Breaking The Law, Electric Eye e una manciata d’altri) non mi sono mai spinto all’ascolto di un disco intero. Non chiedetemi il perché, non ne ho idea.
Poi dopo oltre vent’anni sono rinsavito e ho comprato tutti gli album dei Judas. Non proprio tutti: solo quelli con Rob.
Adesso ci rido su, anche se a pensarci bene chissà quante cose degne di essere vissute mi sono perso per colpa di stupidi preconcetti. Non solo nella musica, ma in qualsiasi forma d’arte e soprattutto nella vita.
Finito di ridere?
Forse ho solo perduto quell'impulsività che abita gli spiriti giovani e sono diventato più riflessivo. O forse si tratta esclusivamente di una forma di nostalgia inconscia che mi porta ad amare cose che fino a qualche anno fa odiavo. Letteralmente.
Soprattutto nella musica.
Da adolescente ci sono stati alcuni gruppi che non ho mai potuto sopportare. Non per una questione stilistica o di gusti ma per dei motivi alquanto particolari.
Alive and Kicking (into my balls) |
E’ il caso dei Simple Minds.
Se con Alive and Kicking iniziava a sentirsi un leggera puzza di bruciato, con (Don’t You) Forget About Me, l’incendio divampa inarrestabile. Tortura allo stato puro. In qualunque posto ti trovassi e a qualsiasi ora, quel Ehy Ehy Ehy! Uh Uh Uh Oohh con cui inizia il pezzo, ti si attaccava addosso come un avvoltoio su di una carogna e non ti mollava più. E se per caso non c’era la radio o la televisione, ci pensava un delinquente qualsiasi a ricordarti di Don Don Dontiuforghetabautmi.
Da allora anche il solo vedere Jim Kerr mi ha provocato eruzioni cutanee.
Poi, qualche anno fa, non so come e non so quando, mi è capitato di ascoltare la splendida Someone Somewhere In Summertime ed è sbocciato l’amore. Se i due pezzi che ho citato in precedenza rappresentavano l’apice del successo del gruppo scozzese è anche vero che non ne rappresentavano quello creativo. I dischi precedenti, New Gold Dream su tutti, erano dei gioielli new wave che ho sempre ignorato perché memore delle rotture patite.
La sovraesposizione mediatica non ha mai giovato al mio rapporto con la musica e i Simple Minds ne sono l’esempio più fulgido. Ora Jim Kerr ed io viviamo in pace. Almeno fino a quando non inizia a cantare Alive And Kicking.
Facciamo pace? |
Ascoltati sommariamente a metà anni ottanta, li liquidai dopo un paio di pezzi perché, mi vergogno a dirlo ancora oggi, non c’erano chitarre elettriche distorte. Il disco era Murmur e l’unico pezzo che non mi faceva cagare (sic) era Radio Free Europe. Poi, nella primavera del 1991, esce Out Of Time e, complice la splendida Losing My Religion (non negatelo), faccio pace col gruppo di Athens. Compro pure il disco che diventa la colonna sonora del mio esame di maturità e della splendida estate che ne segue.
Lieto fine? Nossignore.
Siccome adesso i R.E.M. sono usciti dal mondo indie per entrare nel mainstream, non è più roba per pochi eletti ma li ascoltano tutti. Anche gli impuri, coloro che non ne sono degni perché fino all’altro giorno, nelle loro orecchie, entrava solo robaccia commerciale.
Sigillo Out Of Time e lo chiudo nel dimenticatoio per molti anni. Dei R.E.M non ascolto più nulla, tranne quello che passano in radio. A volte cambio addirittura stazione.
Poi si sciolgono. Mi ricordo dell’estate del 1991 e di Out Of Time. Lo vado a recuperare e dopo averlo ascoltato, complice anche una buona dose di nostalgia, vengo assalito dai sensi di colpa. In poco tempo riascolto tutti i loro dischi e adesso i R.E.M. mi mancano.
Sì. Il cazzotto me lo merito tutto! |
Soffrivo di una sorta di talebanesimo d’accatto che m’impediva di seguire artisti che, chissà perché, mi stavano antipatici.
I Judas Priest sono l’esempio più eclatante: per decenni non li ho ascoltati perché Rob Halford non riscuoteva le mie simpatie.
Un valido motivo, no?
Non era per come cantasse o per come si presentasse. D’altronde se ti piace l’heavy metal mica vai a fare le pulci al look, ma dopo aver visto qualche foto, decisi che quella faccia non era di mio gradimento e quindi con lui non avrei perso tempo.
Imbecille.
La cosa è durata per parecchio tempo. E anche se, crescendo, al buon Rob ho fatto le mie più sincere scuse, al di là dei pezzi storici (Living After Midnight, Breaking The Law, Electric Eye e una manciata d’altri) non mi sono mai spinto all’ascolto di un disco intero. Non chiedetemi il perché, non ne ho idea.
Poi dopo oltre vent’anni sono rinsavito e ho comprato tutti gli album dei Judas. Non proprio tutti: solo quelli con Rob.
Adesso ci rido su, anche se a pensarci bene chissà quante cose degne di essere vissute mi sono perso per colpa di stupidi preconcetti. Non solo nella musica, ma in qualsiasi forma d’arte e soprattutto nella vita.
Ecco, se c’è una cosa che col tempo ho imparato è questa: i
pregiudizi sono solo delle catene che ci impediscono di poter godere della vita
in tutte le sue sfumature.
E con questa perla di saggezza degna di un cioccolatino, vi
saluto.
La vita è fatta di periodi ed anche di evoluzione. Io personalmente con i R.E.M (e non solo con loro) ho avuto momenti di folle adorazione e momenti in cui li rinnegavo totalmente perché sembrava stessero tradendo i loro stessi principi musicali.
RispondiEliminaAdesso invece, ho rivalutato tutti quei loro momenti.
Si cambia.
Sono cambiati loro e siamo cambiati noi.
Che ci piaccia o meno.
E' la vecchiaia, caro Nick! Porta saggezza. ;-)
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