La Strategia del Bacio.
Avrei potuto pubblicare l’ennesima classifica del meglio e del peggio dell’anno appena trascorso. L’ho anche preparata, mentalmente, ma poi non ha preso vita. Ce ne sono già tante in circolazione, qualcuna molto bella e divertente e qualcuna molto utile. Mi piacciono le classifiche perché servono per prendere nota delle cose che mi sono perso durante l’anno e che poco alla volta dovrò recuperare. Quindi, dato che in rete abbondano, perché aggiungerne un’altra?
Avrei potuto lanciarmi nell’ennesima filippica di amore/odio
verso i social. Ma il web è già così pieno di polemiche che ho la nausea.
Infatti su Facebook mi limito alla mera osservazione a distanza e sempre più
sporadicamente. Instagram no, mi piace molto e lo uso, in primis perché adoro la
fotografia e poi perché la polemica sta quasi a zero.
Quindi, niente bilanci e niente polemiche.
Come iniziare allora la programmazione di questo nuovo e
sfavillante anno su Silverfish Imperetrix?
In un modo, per me, assai inusuale: con un raccontino.
Piccolo piccolo.
Non c’è un motivo particolare. Mi andava di scrivere
qualcosa di diverso e l’ho fatto. Mi è
costato non poca fatica: scrivo molto lentamente e trasformare quello che ho in
mente in parole per me è sempre una vera sfacchinata.
Scrivere bene non è semplice. E io non sono uno scrittore.
Però mi sono divertito parecchio a scarabocchiare questo
racconto, chiamiamolo generosamente così.
E siccome scrivere solo per se stessi non ha molto senso,
dopo lungo ponderare, ho deciso di pubblicarlo.
Con tutti i rischi che questo comporta. :-)
Che cos’è La Strategia
del Bacio? E il modo di celebrare la mia prima festa di Capodanno trascorsa
fuori casa con gli amici. Quella che ancora oggi, nonostante sia trascorso
tantissimo tempo, ricordo perfettamente e anche con un po’ di malinconia. Perché
e stata la mia prima festa seria, perché per la prima volta sono tornato a casa
all’alba e soprattutto perché è stato l’inizio di uno dei periodi più belli
della mia vita: l’adolescenza trascorsa con i più grandi amici che abbia mai
avuto.
Avevo quindici anni ed era il 1987. Sono trascorsi trent’anni,
si tratta di una ricorrenza importante e per questo ho deciso di renderle un
piccolo omaggio.
Avvertenza: ogni
riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente
casuale.
L’autore declina ogni responsabilità
sull’utilizzo della Strategia del Bacio.
La Strategia del Bacio.
Ovvero come trent’anni fa il mio primo Capodanno fuori casa si trasformò ne Il Tempo delle Mele.
L’ora fatidica stava per arrivare. M’importava nulla del
brindisi, dell'anno nuovo che stava arrivando e di quello vecchio che stava
morendo. L’unica cosa che contava era che allo scoccare della mezzanotte si
scambiavano gli auguri e soprattutto i baci. Nella nostra mera esistenza
adolescenziale non erano molte le occasioni in cui si potesse allacciare un
determinato tipo di relazione. Avere una ragazza fissa era impensabile. Per le
ragazze della nostra età eravamo troppo piccoli. Loro avevano occhi solo per i
ragazzi più grandi. E noi ce ne stavamo in disparte ad osservarle civettare
intorno a quei dispensatori di feromoni che si atteggiavano a rock star.
Facevamo finta di nulla, ma travasavamo bile a damigiane.
A quindici anni qualsiasi contatto con l’altro sesso era
qualcosa di alieno e sconvolgente. Per questo motivo anche solo un bacetto di
augurio poteva assurgere a esperienza mistica.
Per me la cosa trascendeva il misticismo. Anche un innocuo bacio
sulla guancia poteva diventare il non plus ultra dell’erotismo. Il classico bacio da parenti che ci si scambia per
salutarsi o per farsi degli auguri, nel mio caso diventava un vero e proprio
rituale tantrico. Alle ragazze che mi piacevano, ed erano molte, io non davo un
bacio, ma IL BACIO. Diventavo Nosferatu il principe della notte, il Chupacabra,
la sanguisuga dell'amore. Succhiavo loro l'essenza, inalavo il profumo della
loro pelle e me nutrivo avidamente. L’appoggiare per un istante le mie labbra sulle
loro guance diventava qualcosa d’indescrivibile!
Possono sembrare le parole di un maniaco. E forse lo sono,
perché quando gli ormoni sbocciano, un po’ maniaco lo diventi, che tu lo voglia
o no.
Dunque, il classico bacetto da parentado non è un bacio vero
e proprio. Quasi sempre è un guancia contro guancia. In alcuni casi le vostre
care zie, dopo avervi guardato e avere esclamato: «Oh, ma quanto sei cresciuto»
stritolano le vostre guance tra il pollice e l'indice e vi mollano due
schiopponi che vi lasciano un caro trauma infantile a base di bava e rossetto.
Per evitare queste spiacevoli situazioni, specialmente con persone con cui non
siamo così intimi, l’uomo ha creato il bacio simulato. Un guancia a guancia che
fa fine e non impegna. C’è addirittura chi, mentre ti sfiora, osa anche fare il
suono del bacio.
Nelle mie masturbazioni (anche) mentali di adolescente un
po’ represso, elaborai questa cosa che all’epoca osai battezzare strategia del bacio vantandomene anche
con gli amici.
Con non poco imbarazzo ve la illustro.
Premessa: prima di agire, ingerire una o più pasticche alla menta, specialmente alle feste dove quasi sicuramente il vostro alito è un mix micidiale di alcool e fumo. Almeno così all’ignara vittima sembrerà che abbiate fumato sigarette al mentolo oppure pasteggiato con il Brancamenta.
Fase uno: prendete la sua mano con tutte e due le vostre. Un
gesto paterno che serve a rassicurare la vittima.
Fase Uno Variante A: appoggiate delicatamente le mani sugli avambracci.
E’ rischioso perché se non siete abbastanza delicati sembrerà che vogliate
impedire che la vittima riesca a divincolarsi e fuggire.
Fase Uno Variante B: Prendetele entrambe le mani. Questo è molto
di classe, ma impegna.
Fase Due: Un bel sorriso. Se il vostro dentista non ha fatto
un buon lavoro passate direttamente alla Fase Tre.
Fase Tre: Appoggiate le vostre labbra sulla sua guancia
sinistra rimanendo in questa posizione per circa uno o due secondi. Non di più.
Fase Quattro: Ripetete la Fase Tre sulla guancia destra.
Attenzione: è molto importante rispettare i tempi. Le labbra
devono rimanere appoggiate non meno di un secondo, rischiate che il bacio sia
troppo freddo, e non più di due secondi perché rischiate di farle un succhiotto
e non è il caso.
Importantissimo: non mettete la lingua perché non è educato.
E soprattutto rischiate una denuncia per molestie.
Seguendo queste regole fondamentali, se l'oggetto del vostro
desiderio non è sprovvisto di materia cerebrale, capirà che quel bacio non era
un semplice gesto d’affetto ma un messaggio, un cartellone pubblicitario con su
scritto: Io sono Amundsen e il tuo corpo
è il Polo Sud: lascia che io sia il suo esploratore.
Oppure potrà semplicemente pensare che avete i riflessi
lenti.
E questa era la famigerata Strategia del Bacio, della quale
ripeto, osavo anche vantarmi con gli amici. Tu
sei malato è stata la cosa più gentile che mia abbiano detto dopo averla
esposta.
Forte di questa convinzione mi avvicinavo alla mezzanotte con
la fievole speranza di far breccia in qualche cuore.
Il conto alla rovescia sembrò durare un’eternità. Io mi ero
strategicamente portato sul lato dove c’erano più ragazze. Arrivò la mezzanotte
e partì Jump dei Van Halen.
Buon Anno! Auguri!
I tappi dello spumante si spalmavano sul soffitto.
Il fatidico momento dello scambio di auguri era giunto.
Prima di lanciarmi, passai in rassegna i miei amici più
cari. Erano ancora lontani i tempi dove le cose si sarebbero invertite e, in
una sorta d’ingenuo ma sincero cameratismo, in quei giorni gli amici venivano
prima di qualsiasi sciacquetta.
E poi c’era la regola segreta della Strategia del Bacio,
quella che custodivo gelosamente e che non ho mai rivelato fino ad ora: se sei
l’ultimo a baciarle, il tuo sarà il bacio che ricorderanno di più.
Nel bene e nel male.
Avevo salutato tutti i miei compari augurando loro tutte le
cose più belle e incredibili e mi stavo accingendo a perorare la mia causa
quando qualcuno mi arpionò, mi prese la mano e dopo avermi fatto gli auguri,
iniziò a declamare le lodi di Eddie Van Halen, di quanto fosse bravo ma di come
1984, da cui era tratta la canzone che stava facendo da colonna sonora in quel
momento, fosse terribilmente commerciale. Disse proprio così. Non ricordo più
chi fosse ma ricordo che, non io ma il mio ormone, lo apostrofò malamente con
un ma chi cazzo se ne frega dei Van Halen,
lasciandolo alquanto interdetto.
Alcune ragazze non incontravano i miei gusti, quindi le
liquidai velocemente con il rituale di circostanza. Poi mi dedicai a quelle che
popolavano i miei sogni più reconditi e inconfessabili. A loro era riservato il
trattamento speciale.
Colpii per ben quattro volte, poi giunsi di fronte a Giulia.
Giulia superava la mera attrazione fisica per raggiungere un
qualcosa di ancora indefinito e che un po’ mi turbava.
Le strinsi la mano e lei mi sorrise. A quella vista le mie
gambe diventarono di Pongo e non so come riuscii a non sgonfiarmi come un sufflè
mal riuscito. Sapevo che da lì a un attimo avrei iniziato a sudare come un
camallo sotto il sole di Luglio e quindi agii in fretta, calcolando male i
tempi. Mi gettai sulla sua guancia destra mentre lei si stava muovendo verso la
mia guancia sinistra.
L'impatto fu inevitabile.
Ci baciammo sulle labbra.
Un'esplosione ormonale mi paralizzò. Una vampata di fuoco
partì dallo stomaco e fece aumentare la temperatura interna del mio corpo già
notevolmente sollecitata. Il cuore pompava così forte che sembrava un
compressore: avrei potuto gonfiare un treno di gomme in un minuto. Sentii le
guance diventare due braci. Il tutto non durò più di un secondo, ma fu come se
il tempo si fosse fermato. Lei si staccò quasi subito. Io rimasi imbambolato
come un cretino, con gli occhi spalancati e la bocca a culo di gallina. Mi
guardò con un'aria mista di sorpresa, divertimento e disgusto. Mi chiese scusa
e come se fosse successo nulla continuò il suo giro di auguri.
Mentre era già lontana bofonchiai «Scusa? E di che? Quando
vuoi Giulia, quando vuoi.»
Non era la prima volta che baciavo una ragazza. Era già
successo alle medie ma allora ero stato vittima di una tipa troppo esuberante
per la quale non provavo molta empatia.
Non era la stessa cosa.
Era la prima volta che baciavo una ragazza che mi piaceva.
Caracollai sul divano e rimasi qualche minuto in
contemplazione del nulla.
In quella stanza, in quella città, nel mondo, nell’universo tutto
non c'era più nessuno. C’era solo lei.
Ed io la guardavo ballare al suono di una musica celestiale.
Si muoveva sinuosamente e le sue forme armoniose creavano movimenti sublimi che
mi trasmettevano una grande pace interiore.
Un angelo.
Ma il maligno era in agguato.
«Hai visto Giulia?» Mi
fece Marco che, non so quando e come, si era materializzato di fianco a me. «Balla
come se avesse una scopa nel culo!».
Lo guardai strano perché sicuramente avevo capito male
Quell’essere sublime non poteva che avere movimenti
leggiadri.
«Non ho mai visto nessuno ballare così male» ripeté il mio
amico.
Non risposi. Ma dopo l’estasi, rientrai del tutto nel mio
corpo e la ragione riprese il controllo
Giulia ballava proprio male.
Ballava come me.
Mi ero preso una cotta, bella tosta. O forse era addirittura
qualcosa di più.
Rimasi sul divano in stato catatonico ancora per un po', poi
il qualcuno decise di metter su un lento. Il Terrore!
Così, colto da improvviso ardore e coraggio decisi di
fiondarmi su Giulia prima che lo facesse qualcun altro. Mi fermai. Mi muovevo come
un orango incazzato e volevo invitare il mio momentaneo utopico amore a ballare
un lento? Se mi avessi voluto bene avrei dovuto prendermi da bere e sparire in
un angolo. Io mi amavo ma al destino stavo decisamente sulle palle. Così, nel
marasma generale perché tutti erano alla ricerca della propria fiamma per
invitarla a ballare, mentre stavo andando vigliaccamente a prendermi qualcosa
di forte da bere, tipo un chinotto, mi trovai non so come davanti a Giulia. Candida,
soave ed eterea con quei lunghi capelli castani, il viso sottile e gli occhi così
azzurri che anche il cielo se ne stava muto a rosicare, mi fecero cadere
nuovamente nell’estasi contemplativa. E’ in questi momenti che si aprono due
strade: quella del coraggio e della gloria oppure quella della codardia e dell'infamia.
Ed è proprio in questi momenti che le persone si trasformano in eroi e compiono
atti che non avrebbero mai pensato di compiere. Adesso o mai più.
Io mi comportai come il Re dei Codardi. Abbozzai un sorriso
idiota e mi rituffai sul divano.
Quando ebbi il coraggio di alzare lo sguardo (lo shoegaze l’ho
inventato io) vidi che un energumeno la stava invitando a ballare.
Rifiuta! Digli
che di lui non te ne frega niente e che vuoi ballare solo con me, vuoi sentire
le mie mani stringerti, il contatto con il mio corpo, le mie labbra vicine alle
tue! Diglielo a quello stronzo!
Lui la cinse in una stretta mortale e se la portò via. Lei,
non solo fece nulla per divincolarsi, ma iniziò addirittura a ballare
avvinghiata a quel troglodita, guardandolo
negli occhi.
Venni letteralmente risucchiato dal divano, come in Nightmare.
Ma ero così deluso e incazzato, soprattutto con quel mio essere così imbecille,
che alla mia vista anche Freddy avrebbe fatto finta di non conoscermi.
Avevo voglia di vomitare.
Era giunto il momento di uscire a prendere una boccata
d'aria fresca. Mi alzai ripentendo come un mantra: non guardare, non guardare, non guardare.
Invece guardai.
Lei si voltò e incrociò il mio sguardo.
Poi sorrise.
Bel racconto.....e sia pure in ritardo.....Buon Anno.
RispondiEliminaConcordo con Nick... bel racconto!
RispondiEliminaGrazie Ivano!
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