Gli Sleep Contro il Logorio della Vita Moderna.

A volte il telefono mi cazzia perché dice che devo essere più attivo. Lo dice lui. Mica è sempre con me! Di passi, durante la giornata, ne faccio e pure troppi per i miei gusti. Mi sparo anche un discreto numero di chilometri in auto. E con il lavoro che faccio, purtroppo il mio povero cervello è costretto ad essere sotto un costante ribollire di sinapsi. Tutto ciò è fermamente contrario alla mia indole, che è adepta al sacro e immortale culto della pigrizia, va detto.
Datemi un divano e mi renderete un uomo felice.
Alla fine, viene fuori che sono un ossimoro vivente: vorrei vivere spiaggiato su di un sofà e invece corro da mattina a sera, festivi compresi. Quando poi mi ritrovo con qualche ora a disposizione, vado nel panico: che cosa faccio prima? Sfoltisco la pila dei libri da leggere che sta assumendo dimensioni inquietanti? Vado avanti con le serie tv, che ho lasciato chissà dove, mesi fa? Quale disco ascolto per primo? Scrivo un post per il blog? Ragazzi, l'ansia da tempo libero è una delle cose che pensavo non potesse esistere. Ma esiste, è vera. Ed è roba davvero brutta.
E se, per caso, cerchi di porvi rimedio andando sui social per non pensarci, oltre all'ansia sale anche lo sconforto.
Con l'età e con l'esperienza, ho imparato però che ci sono delle cose che hanno un potere taumaturgico e placano quasi miracolosamente le mie ansie. Una è quella di uscire di casa, sedermi su una panchina, possibilmente lungo un viale abbastanza trafficato, e guardare le auto che passano. Questa cosa, banale, futile e anche un po' inquietante, ha su di me l'effetto del Lexotan. So già che i più maliziosi di voi staranno pensando che questa sia solo l'anticamera del divenire Umarell. Al prossimo giro, al posto delle macchine, ci sarà un cantiere. Magari, dico io! Se così fosse, significherebbe essere in pensione e siccome ho più probabilità di trovare il Sacro Graal che di vedere il vitalizio, ho paura che le vostre illazioni rimarranno tali.
La seconda Benzodiazepina naturale è l'ascolto di un particolare tipo di musica che riesce a farmi entrare in uno stato di pace interiore prossima alla trance: il doom metal.
I lentissimi accordi di chitarra distorta, il colpo di rullante ogni morte di papa e il salmodiare delle tonalità vocali che di solito vengono utilizzate per questo tipo di musica, hanno su di me un effetto, non solo rilassante, ma addirittura riescono perfino a mettermi in pace con il mondo. Cosa che per un misantropo del mio calibro ha quasi del miracoloso.
Esco dall'ascolto di un disco come The Sciences degli Sleep come se avessi ingurgitato a garganella Prozac e Xanax. Non so spiegare il perché. Forse si tratta di una questione di suoni, di frequenze che di solito per il doom sono molto basse, che colpiscono un particolare emisfero del mio cervello attivando le sinapsi del relax totale, chissà.
Su altre persone non ha lo stesso effetto. Un amico mi ha detto che il doom gli fa venir un nervoso così forte da voler spaccare tutto quello che ha a portata di mano e picchiare la gente. Testuali parole!
Lo stesso effetto che sortisce nel sottoscritto un giro su Facebook.
Quindi ho accolto con molto piacere l'uscita del nuovo lavoro del gruppo californiano: in questo periodo troppo frenetico è capitato a fagiolo. Mi sono preso una serata, ho chiuso il mondo fuori e mi sono lasciato trasportare dal flusso di note prodotte della consolidata ditta Cisneros, Pike & Roeder.
Una goduria.
Per 53 minuti non ho più pensato a nulla. Trasportato nello spazio, dove nessuno può sentirti urlare ma soprattutto dove tu non puoi sentire urlare, e sono rimasto lì a galleggiare cullato dal flusso costante di accordi. Molti, quando parlano di musica psichedelica e affini, sovente usano la parola viaggio per descrivere le sensazioni suscitate dall'ascolto. In questo caso non si tratta di viaggiare ma di rimanere sospesi nel vuoto. Ogni disco del gruppo di San Jose, a partire da quel capolavoro di Jerusalem, è una bolla spazio temporale in cui si viene risucchiati e per poi essere sparata nel vuoto cosmico. E tu rimani lì dentro come in un bozzolo, protetto da tutto ciò che si trova all'esterno e coccolato da buone vibrazioni.
Terminato l'ascolto e uscito dal guscio non è che si diventi una meravigliosa farfalla. L'unica metamorfosi, almeno nel mio caso, è cardiovascolare. La pressione si abbassa e la frequenza cardiaca ritorna a livelli umani, la mente è sgombra e pronta ad assorbire nuovamente il logorio della vita moderna.
Come me, i cultori degli Sleep hanno dovuto aspettare ben quindici anni per il successore di Dopesmoker, ma per fortuna (e per merito), l'attesa è stata ripagata con l'ennesimo, grande disco.
Una panacea.

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