L'importanza di metterci la faccina.

Ho un'indole autolesionista.
Uso poco Twitter, quasi mai. Se su Facebook si strilla e ci si azzuffa, nel posto dei cinguettii lo si fa a velocità supersonica. E non mi piace. Non riesco a starci dietro e, sinceramente non ne ho voglia. Preferisco impegnare il mio poco tempo libero in attività più costruttive.
Tipo questa:


Poi succede che mi parte l'embolo e decido di fare un tweet (per me) ironico.
Commettendo due errori:
1) Parlare di politica.
2) Non mettere la faccina.

Che diavolo mi è saltato in mente?
Non avevo ancora finito d'inviarlo che già lampeggiava la notifica delle risposte.
Non entro nei dettagli, ma al mio tweet che credevo ironico ma evidentemente lo era solo per me, e qui sorge un altro problema che prima o poi dovrò affrontare, è immediatamente seguita una risposta piccatissima. L'impostazione era piò o meno sul genere: non capisci una fava, svegliati!
Fortunatamente il tono non era aggressivo e non c'erano insulti (la fortuna del principiante), ma la cosa mi ha lasciato un po' basito.
Non per il fatto che non si fosse d'accordo con il sottoscritto, ci mancherebbe, ma perché un post che, anche visto da distanza siderale, si rivelava essere una boutade, fosse stato frainteso nella sua totalità.
Solo perché mancava lei: :-)
La faccina sorridente, quella che avrebbe esplicitato al lettore il fatto che stessi scherzando.
E pensare che non era un post ermetico o chissà che. Anzi, era abbastanza sciocco, non ci voleva nessun Master al Mit o qualche oscura iniziazione ai misteri esoterici per comprenderlo.
Eppure.
Siamo arrivati al punto di dover spiegare, tramite stupide emoticon o emoji come le chiamano i più fichi, quando stiamo scherzando, quando siamo felici o quando siamo arrabbiati. Altrimenti i nostri interlocutori non capiscono. Mi ci metto pure io perché molte volte devo rileggere più volte un post per capire quali siano gli intenti dell'autore.
Scriviamo così male? Oppure abbiamo perso la facoltà di comprendere anche solo poche righe? Siamo così presi dal turbinio del flusso d'informazioni che non abbiamo più tempo e voglia di tornare sui nostri passi e rileggere un post o magari pensarci su, prima di rispondere?
Siamo messi così male?

Commenti

  1. Non voglio sembrare assolutista, ma risponderei affermativamente.
    Ho usato Twitter per molti anni in passato, ma l'ho mollato quando ho visto che era diventato uno strumento usato per fare ironia spicciola ed inveire contro politici e personaggi famosi da parte di gente che voleva diventare altrettanto "famosa" sfottendo il prossimo.

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    1. Credo sia proprio questo il punto dolente. Sembra che la gente utilizzi i social media per sfogare le proprie frustrazioni e le presunte velleità "pseudoartistiche". Il voler essere popolari a qualsiasi costo sta generando dei veri e propri mostri.

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  2. Direi di sì, purtroppo. Credo che nel tuo caso sia come dici tu: sul web siamo talmente sommersi da stimoli ed informazioni da non riuscire a perdere quell'attimo di tempo in più per fare un'analisi del testo basilare e usare quel tempo per effettivamente CAPIRE quello che si sta leggendo. Tutti leggono velocemente e scrivono anche peggio (non che io sia un genio nel farlo, anzi, sbaglio come tutti), in velocità senza prendersi il tempo di mettere una virgola... figuriamoci per articolare una frase in modo comprensibile! La cosa delle emoticon (o emoji che dir si voglia) è ancora più ridicola. Pensa che ho avuto più di una discussione con una persona, in chat su fb, perché a suo dire io gli rispondevo in modo piccato e permaloso, e che se avessi usato le faccine avrebbe capito il mio tono. Questo tra l'altro, un amico che mi conosce di persona da una vita, non uno sconosciuto! E' assurdo...

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    1. Proprio per questo motivo non amo le chat e le messaggerie varie. Quando le uso, più per necessità che per altro, i miei testi sembrano telegrammi. Manca solo la parola STOP tra una frase e l'altra. Ma almeno evito fraintendimenti.

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  3. "Scriviamo così male?" Sì (esclusi i presenti, eh)
    "abbiamo perso la facoltà di comprendere anche solo poche righe?" Sì. "Analfabetismo di ritorno" non è proprio un'invenzione dei complottisti...
    "Siamo così presi dal turbinio del flusso d'informazioni che non abbiamo più tempo e voglia di tornare sui nostri passi e rileggere un post o magari pensarci su, prima di rispondere?" Assolutamente sì! Sempre escludendo i presenti, non potevi descrivere meglio l'accidia che la valanga di "informazioni" e sovrastimoli (spesso inutili) con cui stiamo uccidendo il nostro cervello e le nostre emozioni ci provoca.
    "Siamo messi così male?" Peggio di quanto sembra, e sembra già malissimo!
    Però individualmente si possono fare delle cose per migliorare.
    Ti abbraccio.

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    1. Lo so che possiamo fare qualcosa, anche se quando osi correggere qualcuno o puntualizzare, passi subito per nazista. Sai quante volte mi sono sentito dare del grammar nazi, del "perfettino" o apostrofare in malo modo? Uno mi ha pure definito secchione frustrato! E' un panorama desolante e avvilente che non mi attrae e, sinceramente, mi spinge a rinchiudermi in un bozzo sterile. Mi fa passare la voglia d'interagire. Ma non si tratta di supponenza o di saccenza, per carità, è che mi sembra di assistere impotente ad un imbarbarimento culturale senza precedenti. E non mi va. L'analfabetizzazione funzionale mi preoccupa e non poco perché, potrò anche sbagliarmi, ma pare che stia preparando l'avvento di un nuovo medioevo. Un' epoca paradossale in cui convivono meraviglie tecnologiche e idee strampalate e pericolose. Il rinnegamento della scienza, a discapito di credenze popolari che tornano in auge dopo secoli, è l'aspetto che più mi sconcerta.
      Ricambio l'abbraccio!

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  4. Sì, ne sono convinta. Come sono convinta che spesso ci si trova a confrontarsi con persone sotuttoio. Persone che non hanno nè la pazienza nè la voglia di capire.
    Spesso leggono tra le righe ma da presbiti che non vogliono mettere gli occhisli

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    1. I sotuttoio, buoni quelli. Riescono a mettere a dura prova la mia pazienza. E pensare che ne ho tanta, ma quelli proprio non lo sopporto. Specialmente quando vogliono metterti in bocca cose che tu non avresti mai sognato di dire ma che dalla loro analisi del testo risulta evidente. Solo a loro, però!
      La chiusa del tuo commento è strepitosa, me la segno perché mi potrebbe tornare utile.

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    2. Ma è sparito il mio commento? Uff..sto tablet,
      Ti avevo scritto che la frase è senza copyright qui di fai pure.
      Ti avevo anche messo 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣 cosi siamo tutti sicuri che sto ridendo
      Ciaoooooo

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  5. Semplicemente, scrivere per i social non è come fare la battuta dal vivo o scrivere altrove. Ha un suo modo codificato, e le emoji sono parte di questo... Quindi, diciamo, ogni campo di scrittura ha il proprio modo...
    ti metto una emoticon :p

    Moz-

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    1. Quindi la netiquette dei social prevede che quando faccio una battuta io debba mettere la faccina che ride, altrimenti significa che non sto scherzando? Se la stessa battuta la faccio nel blog, l'emoji è opzionale? ;-)
      E' logico che non si possano paragonare i diversi medium ma quello che mi chiedo è come quelli nuovi, con le loro peculiarità e soprattutto la loro velocità, stiano cambiando il nostro modo di percepire le cose. Concorderai con me che non capire una frase solo perché manca l'emoticon possa lasciare alquanto perplessi. Ma mi ci metto anch'io eh! Perché mi è capitato molte volte di dover rileggere più volte una cosa per capire se fosse seria o no. Ci fosse stato l'emoticon non l'avrei fatto.

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    2. Eh, tu lo hai detto per battuta ma non è tanto lontano dalla realtà! Io ad esempio, scrivendo un articolo non uso né emoticon né emoji, ma rispondendo ai commenti spesso uso ^^ XD o :). Non so, danno un tono più colloquiale, lasciano intravedere il tono in modo tale che non sia frainteso.
      E quindi, vedi... sui social emoticon e emoji probabilmente servono... perché essendo delle chat (quindi delle chiacchierate, virtuali ma che "mimano" quelle dal vivo) è necessario far trasparire il tono. Con la voce non si può, e allora usiamo le faccine! :p

      Moz-

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  6. Argomento molto interessante...io, per non sbagliare, ho chiuso tutti gli account social da tempo immemore. Ho tenuto solo il blog che nel mio caso è in versione pressoché anti-social: pochissimi commenti, pochissima interazione. Per quanto riguarda lo “scrivere male” invece non ho alcun tipo di problema: ho sempre scritto male in qualsiasi contesto, da Twitter in poi.
    Un saluto. )€

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    1. E' proprio questo che intendevo con "si possono fare delle cose per migliorare"... per migliorare se stessi :)
      Manca solo instagram (maledette foto di chihuahua... le adoro!) e poi, davvero, nulla più a che fare coi social, che di "sociale" non hanno veramente nulla.

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    2. @ant non mi sembra che tu scriva così male! Anzi.
      Io sono curioso, quindi provo tutto. Fb all'inzio mi garbava perché era un modo rapido per reperire informazioni su uscite letterarie, discografiche e avere notizie in tempo reale su tutto quello che m'interessa. Mi piaceva molto avere il contatto diretto con autori e artisti escludendo il freddo ufficio stampa. Devo ammettere di aver conosciuto anche belle persone con cui sono ancora in contatto. Poi sono arrivati i social media manager, i troll, i frustrati, i commentatori compulsivi, gli indignati e compagnia bella ed è diventato un vero casotto. Con Twitter non sono mai entrato in sintonia, troppo veloce e troppo confusionario. Io ho bisogno di tempo e di tranquillità.

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    3. @Orlando: Istagram mi piace. Perché mi piacciono le fotografie e poi perché si commenta poco.

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  7. Io direi che non è questione di essere o meno messi male.
    Premetto: detesto gli emoticon, però li uso anch'io.
    I social sono sostanzialmente delle società, quindi si avvalgono di precise regole comportamentali non-scritte, alle quali chi ne vuole far parte deve, volente o nolente, accettare
    conformandosi a esse. Queste possono essere considerate dal singolo giuste o sbagliate, ma è la società stessa (in questo caso il social) a stabilire quale sia la norma; chi non la rispetta è deviante, e perciò subisce di conseguenza la stigmatizzazione sociale. Società diverse possono stabilire convenzioni sociali diverse che altre invece non accetterebbero; ma chi vuole far parte di quella determinata società deve impegnarsi ad accettarle o la società lo respinge.
    Tu fai l'esempio delle faccine. OK. Scriveresti un tweet tutto in maiuscolo? Penso di no, perché sai che il significato simbolico che gli viene attribuito è di "gridare". E' una regola sensata questa? Oppure è stupida? Puoi giudicare in un modo o nell'altra, ma le convenzioni sociali all'interno del social stabiliscono che quella sia una mancanza di netiquette, e quindi vista male.
    Bisogna tenere poi conto che una conversazione online è differente da un testo scritto, per esempio quello di un blog. Anche se si può cadere comunque in errore di interpretazione. Tempo fa ho commentato un post prendendolo alla lettera, senza aver capito che fosse ironico (ma a un esterno come me non erano dati elementi per capirlo). Poi sì, c'è anche la tendenza, specie se vai a toccare determinati temi "caldi", a mancare di ironia e a prendersi troppo sul serio.
    Concludo dicendo che le incomprensioni nella comunicazione sussistono a prescindere dal mezzo utilizzato. Ecco perché si ragiona in merito alla "comunicazione efficace": a voce puoi sfruttare, oltre al verbale, anche il linguaggio paraverbale e non-verbale. In un tweet si deve fare altrettanto se lo scopo è comunicare efficacemente, per cui sì, la faccina, anche se mi è antipatica, ha una sua utilità, oltre a essere un elemento di convenzione sociale.

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    1. D'accordo, per carità anch'io uso le emoticon, non sono un talebano. Ma mentre l'utilizzo del maiuscolo è dettato dalla netiquette, che ormai da informale è diventata formale a tutti gli effetti, non mi sembra che le faccine facciano (ancora) parte delle regole comportamentali e sono utilizzate a discrezione. Questo mi può andare bene su Twitter, FB e i social "veloci", un po' per necessità e un po' per comodità. Per evitare fraintendimenti vari e flame, una faccina toglie la paura. Ma non è che questo, a lungo termine, possa portare a non comprendere a fondo i testi che non fanno parte del mondo social? Se l'analfabetismo funzionale sta aumentando non è anche un po' colpa di questa tipologia di scrittura?

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    2. L'analogia di quanto scrivevo sopra sarebbe di parlare senza inflessioni e senza muovere un solo muscolo facciale.
      C'è però del vero in quanto dici nelle ultime frasi. Anche se credo che un testo non-social si muova su dinamiche diverse. E' però vero che un modo di fruire un tipo di testo può poi influenzare l'altro, specie se si è molto giovani e ancora neuroplastici. La medicina? Leggere, leggere tanto e leggere bene testi fuori dai social. Riflettere su libri e articoli. E solo alla luce di quanto si è compreso passare poi al social.
      Credo che ci voglia quello che si potrebbe definire un "accompagnamento digitale". Non sarebbe male se la scuola di oggi riflettesse (anche) su queste tematiche.

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