Tomie: la Sottile Arte del Disagio.

Attenzione!
Questo post contiene immagini che potrebbero urtare la sensibilità di qualche lettore.
Io vi ho avvisato.

Ho sempre pensato che i giapponesi, in quanto a storie dell'orrore, non abbiano epigoni.
Questo non significa che le loro storie siano migliori o peggiori di quelle inglesi, americane o italiane. E non significa che facciano più paura.
Personalmente ritengo che le più inquietanti siano quelle italiane, ma è un'opinione del tutto sindacabile. Un argomento, però, che meriterebbe un approfondimento.
Se le storie anglosassoni sono più romantiche, nell'accezione più pura del termine, quelle nipponiche trovo che abbiano un elemento di morbosità difficilmente riscontrabile altrove.
Una morbosità che ha un qualcosa di, oserei dire, sessuale al suo interno. Forse perché, nella maggior parte delle storie che ho letto e visto, la paura (e il raccapriccio) deriva dalla metamorfosi del corpo umano.
Soprattutto nei manga, abbondano corpi che subiscono orrende mutazioni, ma anche il cinema non scherza con il seminale Tetsuo a far da portabandiera. Ho come il sospetto che più che generare la paura, l'intenzione sia quella di creare una sensazione di disagio.
La definizione di disagio dice che si tratta di una sensazione psicologica di fastidio, disturbo, inquietudine collegata ad una situazione o pensiero.
Definizione che, accostata a Tomie, non è poi così campata per aria.
Perché il manga di Junji Ito non fa paura. A meno che non abbiate dieci anni e letto di nascosto dai vostri genitori.
Ma inquieta e ti lascia un bel po' di disagio addosso. Soprattutto per quella storia della mutazione dei corpi, ci sono tavole che non passano certo inosservate.


In alcuni punti la fantasia di Ito ci va giù pesante e sicuramente a chi non è abituato, instillerà la più gettonata tra le domande: ma come diavolo gli sono venute in mente certe cose? Invece gli estimatori dell'orrore, quello esibito spudoratamente, si troveranno davanti a un ricco buffet che li lascerà satolli e soddisfatti.
Qualcuno potrà trovarci dentro un po' di Lovecraft perché la follia fa capolino qua e là, anche se manca del tutto la componente cosmica. Qualcun altro potrebbe evidenziare le similitudini con La Cosa di John Carpenter (e le tavole che potete vedere nel post, direi che sono esplicative), ma si tratta di una similitudine esclusivamente visiva perché siamo su due pianeti diversi. Nel capolavoro carpenteriano, la natura dell'essere è palese, qui no. La Cosa è politicamente corretta: infetta tutti, senza alcuna distinzione e lo fa per mera sopravvivenza. Tomie invece, tranne in alcuni casi in cui è obbligata o il suo piano lo contempla, se la prende esclusivamente con gli uomini, li seduce e li conduce alla pazzia costringendoli a... Non ve lo dico, ma non è quello che pensate!


E poi c'è la storia di fantasmi che di fronte alle orrende mutazioni corporee sembra passare in secondo piano. Ma con il procedere nella lettura salta fuori in tutta la sua splendida semplicità; chi è Tomie, o meglio, che cosa è Tomie?
Tomie è morta, allora che cosa ha preso il suo posto? Un fantasma? Un mutante? Un esperimento genetico?  Perché è tornata? Che cosa vuole? Perché fa quello che fa? Lo fa volontariamente, oppure è una necessità fisiologica?
La trama si presta agevolmente a una miriade di sotto trame, di pensieri e di speculazioni psicologiche
Questo è quello che succede una volta chiuso il corposo tomo della J-Pop che raccoglie integralmente la saga di Tomie: ti fai un sacco di domande a cui puoi dare tutte le risposte che vuoi, oppure nessuna.
Potresti perderci il sonno.
Oppure la ragione.

Commenti

  1. Anch'io ho sempre pensato questa cosa della maggior quantità di "morbosità" presente nell'horror giapponese. Certi manga e film mi sono sempre sembrati dannatamente "seri", privi di quella minima ironia che "ci salva" (per lo meno "mi" salva...) durante e soprattutto dopo la visione di certi film o la lettura di certi fumetti occidentali. Poi però ho anche pensato che il concetto stesso di "ironia" è tutt'altro che universale e che anzi certe culture sono così distanti da noi che non arriveremo mai a capirle. Ora credo che il Giappone (e la Corea ecc.) sia proprio un altro mondo, un altrove per noi misteriosissimo. Proprio per questo così maledettamente affascinante!
    Non prenderò Tomie, non è il mio genere, o forse non è il momento.
    Ne approfitto però per stra-consigliarti "Ragazze Cattive" di Ancco (Canicola edizioni), fumetto che mi ha colpito tantissimo e mi è piaciuto immensamente!
    Abbraccio

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    1. Mi trovi d'accordo. Penso siano percezioni diverse, dettate da retaggi culturali lontani. Io ad esempio faccio anche fatica a comprendere il senso dell'umorismo dei paesi anglosassoni, soprattutto quello britannico. I Monty Python, per citare uno dei mostri sacri del genere, non sono mai riuscito ad apprezzarli.
      Ho messo "Ragazze Cattive" nella lista della spesa perché m'ispira e non poco, grazie per la segnalazione.
      Un abbraccio.

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  2. La morbosità di certi manga o anime (lo stesso Akira in versione anime, dà una visione decisamente meno "salvifica" rispetto al manga) appare decisamente voluta,forse vista la società decisamente inquadrata e (forse repressiva) che hanno costruito.
    Una via di fuga, forse ancora più cupa della realtà.
    Magari è il loro modo per non rimpiangere troppo le alternative.

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    1. Non so se sia anche frutto dell'eredità lasciata dalla tragedia atomica subita. D'altronde il giappone è stato l'unico paese al mondo a cadere vittima di un attacco nucleare. Lungi da me fare il sociologo, ma forse il reiterare la mutazione del corpo nell'immaginario manga e anime, deriva anche da quello.

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  3. Non conoscevo Junji Ito ma ho acquistato Tomie spinta dal consiglio di amici e hai ragione: non fa paura ma è inquietante, disturba per il concetto di maledizione ciclica e di stravolgimento del corpo (di Tomie o di chi è tanto sventurato da voler diventare come lei) e della mente assolutamente casuale, che non fa distinzione tra personaggi buoni e cattivi. Lo stesso senso di disturbante angoscia lo da Uzumaki, che forse trovo ancora più angosciante di Tomie con quell'ossessione terribile per le spirali che alterano corpi, menti e realtà.

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    1. Spirale di Uzumaki devo ancora leggerlo, ma sarà sicuramente una delle prossime letture.

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