Aspettando il Grande Cocomero: il Sentiero della Masca Micilina.
Qualche anno fa vi parlai di Micilina.
Un'iconica figura della zona in cui vivo, realmente esistita, ma che la fantasia e la cattiveria popolare hanno rivestito con gli abiti della strega. O della Masca, come diciamo noi.
Per un breve approfondimento sulla storia della povera Micilina vi consiglio di leggere questo post, vi aiuterà a comprendere meglio quello che vi sto per raccontare.
La Masca Micilina ha sempre suscitato un certo fascino. Il fatto che sia realmente esistita e che da piccoli fosse una costante minaccia per farci star buoni, se non stai bravo viene la Masca Micilina a prenderti, ha sicuramente giovato a far crescere nella mia generazione il seme di un'attrazione unita a timore reverenziale.
Ma non è solo quello.
E' che nei luoghi dove ha vissuto, tutt'ora visitabili, succedono cose davvero strane.
Accadono raramente e se ne parla poco. Qui certe cose è meglio tenerle per sé. Magari confidarle ai propri cari, per metterli in guardia, per dirgli di fare attenzione ad andare in certi posti e in certi giorni. Magari durante una cena, la Barbera scioglie un po' la lingua e qualcosa si dice. Qualche boccone di racconto esce fuori, ma sono frasi secche e senza condimento, mai farcite dal romanzesco.
Occhi bassi e nessun commento o domanda da parte degli astanti. Sicuramente nessun sorriso e nessuna presa in giro. Perché lei, la Masca Micilina, continua a fare paura.
Non la faccio lunga. La storia è semplice: una fresca domenica di Luglio decidiamo di fare una piccola escursione sul Sentiero della Masca Micilina.
Si tratta di un breve percorso ad anello che parte e arriva a Pocapaglia, districandosi in una vallata boschiva delimitata dalle famose Rocche. E' un sentiero semplice e molto suggestivo. In primis per il panorama: ci si trova in una piccola valle circondata dalle pareti sabbiose delle Rocche e immersi
in uno scenario fatto di burroni e improvvisi picchi che sembrano sbucare dal nulla e che rendono il luogo davvero surreale. E poi per la storia della Masca Micilina che in questi posti smette di essere solamente folklore per diventare una qualcosa di atavico, che sembra affiorare sottopelle e che non è facile da descrivere a chi non ha mai vissuto questa strana sensazione.
L'insieme ha un fascino notevole, ma al tempo stesso è davvero inquietante.
Se lo percorre un appassionato della cultura dell'orrore come il sottoscritto, trovarsi in un vero e proprio canyon dalle tinte giallo-rossastre, non si riesce a non pensare a Un Tranquillo Week End di Paura o a Le Colline Hanno Gli Occhi. Come non riesci a non pensare che più di uno ha detto che il loro colore è dovuto al fatto che le Masche fossero così potenti da riuscire a far arrivare in superficie le fiamme dell'inferno. E se questa può sembrare un'esagerazione, non si riesce a dar completamente torto a chi invece dice che quelle striature siano l'impronta del sangue che colava dai roghi delle streghe. Perché si sa che qui le streghe venivano bruciate in cima ai picchi.
Quindi, anche nel bel mezzo dell'estate, con il verde a stemperare il paesaggio, la suggestione (?) rimane. Anche perché, quando inizi il percorso ed entri nella parte di bosco, la prima cosa che noti è che la vegetazione è strana. Davvero.
Innanzitutto ci sono delle piante che assumono forme assurde, oserei dire non di questo mondo. E poi i rovi. Una quantità incredibile di arbusti spinosi che delimitano, e a volte invadono, il sentiero e sembrano crescere in modo incontrollato e selvaggio, creando una sorta di caos vegetale che aiuta molto a rendere particolare l'atmosfera. Sembra un vero bosco stregato.
E non ve lo sta dicendo uno dall'entusiasmo facile.
La seconda cosa che non noti subito, ma ci fai caso dopo un po' di tempo, è che non si sentono gli uccelli cantare. Fino a quando non si esce a rivedere il sole (è proprio il caso di dirlo), non si sente nulla. Solo il rumore dei passi. Una volta riemersi dalla vallata, tutto sembra tornare alla normalità.
Lo so, è il classico cliché dal storia dell'orrore. Ma è davvero così. Non me ne ero mai accorto. E' stato uno dei miei compagni d'avventura ad uscirsene con un avete notato che non si sentono gli uccelli? Ed era effettivamente così.
A dirla tutta, d'estate non si sentono nemmeno le cicale.
Siccome sono paranoico, mentre gli altri continuavano apparentemente tranquilli, ho fatto attenzione per tutto il tragitto e non ho sentito nulla, tranne i nostri passi e le nostre parole.
Suggestione? Forse.
La cosa strana è che, rifacendo lo stesso percorso qualche giorno fa, la cosa si è ripetuta: non un suono.
Ma torniamo a quel giorno di Luglio. Ho detto che il sentiero della Masca Micilina è un anello ed è parzialmente vero. In verità è un doppio anello, perché arrivati ad un certo punto s'incontra un bivio s si può decidere di girare a destra e percorrere un tratto più lungo che porta ad un anfiteatro naturale (detto della Ghia) per poi riemergere in pianura dopo un breve strappo in salita. Oppure si può prendere a sinistra e continuare su un tratto più breve ma più impervio. Quest'ultimo è il vero sentiero della Masca Micilina.
Naturalmente noi prendiamo a sinistra.
Dopo alcuni metri notiamo subito che la vegetazione si fa più fitta. I rovi iniziano ad invadere il sentiero rendendo difficoltoso l'incedere. Non si sentiranno gli uccelli, ma le nostre maledizioni,
tra spine e ortiche, si sentono forte e chiaro. Indefessi, continuiamo a procedere schivando gli arbusti con i bastoni da trekking anche se forse servirebbe un machete.
Ad un tratto siamo costretti a fermarci: acqua. Una pozza salmastra e puzzolente impedisce di avanzare. Proviamo ad aggirarla ma è impossibile a causa della boscaglia troppo fitta e dalle pareti della vallata troppo ripide. Va bè, non sarà poi così profonda. Ma già dopo un paio di passi il bastone sparisce nell'acqua per più di metà.
Come ci è arrivata qui tutta quell'acqua? Siamo a fine Luglio, non piove da mesi.
Sarà una falda.
Torniamo sui nostri passi per ripiegare sul percorso alternativo.
A parte il silenzio e la vegetazione che assume forme sempre più strane, non succede nulla di rilevante. Arriviamo all'Anfiteatro della Ghia e ci fermiamo un momento per ammirare il luogo.
Si tratta di uno spiazzo naturale all'interno del bosco, una grande piazza a cui gli alberi che la circondano donano un particolare soffitto con le loro fronde.
Il luogo ideale per un sabba.
Non ci tratteniamo molto. Ripartiamo e completiamo il percorso per sbucare a qualche centinaio di metri dal famigerato bricco dove è stata bruciata Micilina e dall'uscita del sentiero che originariamente avremmo dovuto percorrere.
E' stata una bella e suggestiva passeggiata e con la luce del sole anche le cose più strane che abbiamo visto hanno una luce diversa e sembrano meno inquietanti.
Almeno fino a qualche giorno più tardi.
Parlando con alcuni amici scopro che anche loro sono andati a camminare sullo stesso sentiero. Un paio di giorni dopo la nostra escursione.
--Avete fatto il Sentiero della Masca o siete passati dalla Ghia?
--Volevamo fare la Masca, ma non si poteva e allora abbiamo ripiegato sull'altro.
--Per la pozza d'acqua, vero?
--Acqua? Ma se è tutto secco, siamo arrivati alla salita e sembrava di essere nel Borneo, non si riusciva a continuare senza un machete.
Erano trascorsi solo un paio di giorni. Possibile che la pozzangherona che avevamo visto si fosse già asciugata in un tratto di bosco un cui il sole non filtra? Con l'umidità di quei giorni ci sarebbero volute settimane. Incuriosito, chiamo un amico e ci diamo appuntamento per il sabato successivo. Questa cosa va chiarita.
Rifacciamo il percorso però decidiamo di farlo al contrario. Partiamo dal Bricco della Masca e scendiamo. La discesa è ripida e nonostante la vegetazione sia sempre molto fitta non invade il sentiero. Riusciamo a giungere a valle senza difficoltà. Poi dobbiamo fermarci perché la pozzanghera ci sbarra nuovamente la strada. E' ancora (o di nuovo) lì. E' leggermente più piccola ma la puzza è sempre la stessa. forse più acre a causa del caldo, un misto di terra marcia e cane bagnato.
Torniamo indietro senza parlare.
Arrivati all'auto mando un messaggio: -- Ciao, abbiamo appena rifatto il sentiero della Masca. Siamo passati dal Bricco e non abbiamo trovato nessuna giungla. Però la pozza c'era ancora. Siete sicuri di aver fatto il sentiero giusto?
Dopo qualche secondo arriva la risposta: --E voi siete sicuri che non mi state prendendo per il culo? Se volete ho il numero di Adam Kadmon :-)
Leggiamo il messaggio senza commentare. Torniamo a casa e le uniche parole che escono a riguardo sono un laconico certo che è davvero strano. Inizio a pensare che ad essere presi in giro siamo noi, sicuramente raccontano balle, non ci sono mica andati.
La notifica di WhatsApp mi distoglie dalle mie elucubrazioni. E' una schermata di quelle che memorizzano i percorsi, con i tempi e le calorie consumate. C'è una data ed è di qualche giorno prima. Il percorso è chiaro, stesso punto di partenza ma lo stop e la relativa retromarcia sono avvenuti molto più avanti rispetto ai nostri.
Segno che i nostri amici, dell'acquitrino maleodorante non hanno trovato traccia.
--E' Micilina. Non vuole che la si disturbi.
Dice il mio compare, senza sorridere.
Decidiamo di archiviare la cosa tra le varie stranezze che capitano da queste parti e di farci un aperitivo. Doppio.
L'accaduto rimane in archivio fino a un paio di settimane fa quando una notizia su un quotidiano locale attrae la mia attenzione: Pocapaglia: volontari al lavoro per la pulizia e il ripristino dei Sentieri delle Rocche.
Leggo il breve trafiletto, in cui il cronista dopo aver lodato il lavoro dei solerti volontari, elenca i sentieri che sono stati sgomberati dalla vegetazione e ripuliti.
Tra di essi c'è anche quello della Masca Micilina. Perfettamente agibile, dice l'articolo.
Il giorno dopo siamo di nuovo in cammino, scarponcini e bastone.
Nonostante sia ottobre inoltrato il verde è ancora il colore dominante. Non fa freddo e l'autunno tarda ad arrivare, il terreno è asciutto e polveroso perché da settimane non cade una goccia d'acqua.
Il sentiero è pulitissimo eccettuate le poche foglie che iniziano lentamente a cadere.
Se in estate il posto è un po' inquietante, durante le stagioni fredde quel po', che sminuisce, va tolto. Specialmente in una giornata grigia come questa.
Il silenzio regna. Questa volta sono stato attento da subito. Nessun canto di uccello.
Percorriamo, tra chiacchiere atte più a stemperare l'atmosfera plumbea che per un effettivo bisogno, la parte pianeggiante e arriviamo al punto in cui dovrebbe iniziare la salita.
Dico dovrebbe, perché l'acquitrino è di nuovo lì. Sopra galleggiano alcune foglie morte e la puzza è sempre la stessa.
Non diciamo nulla e ci limitiamo a tornare indietro a passo spedito.
--Ma sì, dai è una falda acquifera, Magari basta qualche ora per farla emergere. Chi lo sa.
--Può essere. Comunque questa è sfiga.
--Speriamo sia solo quello.
--Già
Procediamo perlopiù in silenzio. Un silenzio che viene interrotto da un frusciar di foglie.
Un gatto piomba in mezzo al sentiero pochi metri davanti a noi.
Ci guarda, poi apre la bocca e ci mostra i denti. Sibila a sbuffa.
Poi, improvviso com'è apparso, si butta nella boscaglia e sparisce.
Sentiamo ancora un paio di schiocchi di rami spezzati poi più nulla.
--Un gatto.
--Già.
--Non dobbiamo essergli stati molto simpatici.
--Avrà avuto paura.
--Io ne ho avuta più di lui.
--Anche a me ha fatto prendere un colpo.
Riprendiamo il cammino e arriviamo alla macchina.
--Hai visto gli occhi di quel gatto?
--Brillavano.
--Sì.
--Sicuramente un riflesso.
--Sicuro.
--Già.
Questo è quanto.
Dicono che le Masche si possano vedere.
Quelle di Pocapaglia si ritrovano due volte l'anno intorno alla mezzanotte di un giovedì nel mese di aprile e un giovedì nel mese di novembre.
Lo fanno per celebrare Micilina e quale luogo è migliore del bricco dove venne bruciata?
Per sapere se è il giorno giusto basta percorrere, poco prima della mezzanotte, la strada che da Pocapaglia va verso Saliceto. S'incontrano molti gatti, non solo neri e con gli occhi particolarmente luminosi.
Quelle sono le Masche che si stanno recando al raduno. Da che cosa lo si può capire? Dalle loro ombre che non sono figure feline, ma umane.
Domani è il primo novembre ed è giovedì.
Fossi in voi io non ci andrei.
Un'iconica figura della zona in cui vivo, realmente esistita, ma che la fantasia e la cattiveria popolare hanno rivestito con gli abiti della strega. O della Masca, come diciamo noi.
Per un breve approfondimento sulla storia della povera Micilina vi consiglio di leggere questo post, vi aiuterà a comprendere meglio quello che vi sto per raccontare.
La Masca Micilina ha sempre suscitato un certo fascino. Il fatto che sia realmente esistita e che da piccoli fosse una costante minaccia per farci star buoni, se non stai bravo viene la Masca Micilina a prenderti, ha sicuramente giovato a far crescere nella mia generazione il seme di un'attrazione unita a timore reverenziale.
Ma non è solo quello.
E' che nei luoghi dove ha vissuto, tutt'ora visitabili, succedono cose davvero strane.
Accadono raramente e se ne parla poco. Qui certe cose è meglio tenerle per sé. Magari confidarle ai propri cari, per metterli in guardia, per dirgli di fare attenzione ad andare in certi posti e in certi giorni. Magari durante una cena, la Barbera scioglie un po' la lingua e qualcosa si dice. Qualche boccone di racconto esce fuori, ma sono frasi secche e senza condimento, mai farcite dal romanzesco.
Occhi bassi e nessun commento o domanda da parte degli astanti. Sicuramente nessun sorriso e nessuna presa in giro. Perché lei, la Masca Micilina, continua a fare paura.
Non la faccio lunga. La storia è semplice: una fresca domenica di Luglio decidiamo di fare una piccola escursione sul Sentiero della Masca Micilina.
Si tratta di un breve percorso ad anello che parte e arriva a Pocapaglia, districandosi in una vallata boschiva delimitata dalle famose Rocche. E' un sentiero semplice e molto suggestivo. In primis per il panorama: ci si trova in una piccola valle circondata dalle pareti sabbiose delle Rocche e immersi
in uno scenario fatto di burroni e improvvisi picchi che sembrano sbucare dal nulla e che rendono il luogo davvero surreale. E poi per la storia della Masca Micilina che in questi posti smette di essere solamente folklore per diventare una qualcosa di atavico, che sembra affiorare sottopelle e che non è facile da descrivere a chi non ha mai vissuto questa strana sensazione.
L'insieme ha un fascino notevole, ma al tempo stesso è davvero inquietante.
Se lo percorre un appassionato della cultura dell'orrore come il sottoscritto, trovarsi in un vero e proprio canyon dalle tinte giallo-rossastre, non si riesce a non pensare a Un Tranquillo Week End di Paura o a Le Colline Hanno Gli Occhi. Come non riesci a non pensare che più di uno ha detto che il loro colore è dovuto al fatto che le Masche fossero così potenti da riuscire a far arrivare in superficie le fiamme dell'inferno. E se questa può sembrare un'esagerazione, non si riesce a dar completamente torto a chi invece dice che quelle striature siano l'impronta del sangue che colava dai roghi delle streghe. Perché si sa che qui le streghe venivano bruciate in cima ai picchi.
Quindi, anche nel bel mezzo dell'estate, con il verde a stemperare il paesaggio, la suggestione (?) rimane. Anche perché, quando inizi il percorso ed entri nella parte di bosco, la prima cosa che noti è che la vegetazione è strana. Davvero.
Innanzitutto ci sono delle piante che assumono forme assurde, oserei dire non di questo mondo. E poi i rovi. Una quantità incredibile di arbusti spinosi che delimitano, e a volte invadono, il sentiero e sembrano crescere in modo incontrollato e selvaggio, creando una sorta di caos vegetale che aiuta molto a rendere particolare l'atmosfera. Sembra un vero bosco stregato.
E non ve lo sta dicendo uno dall'entusiasmo facile.
La seconda cosa che non noti subito, ma ci fai caso dopo un po' di tempo, è che non si sentono gli uccelli cantare. Fino a quando non si esce a rivedere il sole (è proprio il caso di dirlo), non si sente nulla. Solo il rumore dei passi. Una volta riemersi dalla vallata, tutto sembra tornare alla normalità.
Lo so, è il classico cliché dal storia dell'orrore. Ma è davvero così. Non me ne ero mai accorto. E' stato uno dei miei compagni d'avventura ad uscirsene con un avete notato che non si sentono gli uccelli? Ed era effettivamente così.
A dirla tutta, d'estate non si sentono nemmeno le cicale.
Siccome sono paranoico, mentre gli altri continuavano apparentemente tranquilli, ho fatto attenzione per tutto il tragitto e non ho sentito nulla, tranne i nostri passi e le nostre parole.
Suggestione? Forse.
La cosa strana è che, rifacendo lo stesso percorso qualche giorno fa, la cosa si è ripetuta: non un suono.
Ma torniamo a quel giorno di Luglio. Ho detto che il sentiero della Masca Micilina è un anello ed è parzialmente vero. In verità è un doppio anello, perché arrivati ad un certo punto s'incontra un bivio s si può decidere di girare a destra e percorrere un tratto più lungo che porta ad un anfiteatro naturale (detto della Ghia) per poi riemergere in pianura dopo un breve strappo in salita. Oppure si può prendere a sinistra e continuare su un tratto più breve ma più impervio. Quest'ultimo è il vero sentiero della Masca Micilina.
Naturalmente noi prendiamo a sinistra.
Dopo alcuni metri notiamo subito che la vegetazione si fa più fitta. I rovi iniziano ad invadere il sentiero rendendo difficoltoso l'incedere. Non si sentiranno gli uccelli, ma le nostre maledizioni,
tra spine e ortiche, si sentono forte e chiaro. Indefessi, continuiamo a procedere schivando gli arbusti con i bastoni da trekking anche se forse servirebbe un machete.
Ad un tratto siamo costretti a fermarci: acqua. Una pozza salmastra e puzzolente impedisce di avanzare. Proviamo ad aggirarla ma è impossibile a causa della boscaglia troppo fitta e dalle pareti della vallata troppo ripide. Va bè, non sarà poi così profonda. Ma già dopo un paio di passi il bastone sparisce nell'acqua per più di metà.
Come ci è arrivata qui tutta quell'acqua? Siamo a fine Luglio, non piove da mesi.
Sarà una falda.
Torniamo sui nostri passi per ripiegare sul percorso alternativo.
A parte il silenzio e la vegetazione che assume forme sempre più strane, non succede nulla di rilevante. Arriviamo all'Anfiteatro della Ghia e ci fermiamo un momento per ammirare il luogo.
Si tratta di uno spiazzo naturale all'interno del bosco, una grande piazza a cui gli alberi che la circondano donano un particolare soffitto con le loro fronde.
Il luogo ideale per un sabba.
Non ci tratteniamo molto. Ripartiamo e completiamo il percorso per sbucare a qualche centinaio di metri dal famigerato bricco dove è stata bruciata Micilina e dall'uscita del sentiero che originariamente avremmo dovuto percorrere.
E' stata una bella e suggestiva passeggiata e con la luce del sole anche le cose più strane che abbiamo visto hanno una luce diversa e sembrano meno inquietanti.
Almeno fino a qualche giorno più tardi.
Parlando con alcuni amici scopro che anche loro sono andati a camminare sullo stesso sentiero. Un paio di giorni dopo la nostra escursione.
--Avete fatto il Sentiero della Masca o siete passati dalla Ghia?
--Volevamo fare la Masca, ma non si poteva e allora abbiamo ripiegato sull'altro.
--Per la pozza d'acqua, vero?
--Acqua? Ma se è tutto secco, siamo arrivati alla salita e sembrava di essere nel Borneo, non si riusciva a continuare senza un machete.
Erano trascorsi solo un paio di giorni. Possibile che la pozzangherona che avevamo visto si fosse già asciugata in un tratto di bosco un cui il sole non filtra? Con l'umidità di quei giorni ci sarebbero volute settimane. Incuriosito, chiamo un amico e ci diamo appuntamento per il sabato successivo. Questa cosa va chiarita.
Rifacciamo il percorso però decidiamo di farlo al contrario. Partiamo dal Bricco della Masca e scendiamo. La discesa è ripida e nonostante la vegetazione sia sempre molto fitta non invade il sentiero. Riusciamo a giungere a valle senza difficoltà. Poi dobbiamo fermarci perché la pozzanghera ci sbarra nuovamente la strada. E' ancora (o di nuovo) lì. E' leggermente più piccola ma la puzza è sempre la stessa. forse più acre a causa del caldo, un misto di terra marcia e cane bagnato.
Torniamo indietro senza parlare.
Arrivati all'auto mando un messaggio: -- Ciao, abbiamo appena rifatto il sentiero della Masca. Siamo passati dal Bricco e non abbiamo trovato nessuna giungla. Però la pozza c'era ancora. Siete sicuri di aver fatto il sentiero giusto?
Dopo qualche secondo arriva la risposta: --E voi siete sicuri che non mi state prendendo per il culo? Se volete ho il numero di Adam Kadmon :-)
Leggiamo il messaggio senza commentare. Torniamo a casa e le uniche parole che escono a riguardo sono un laconico certo che è davvero strano. Inizio a pensare che ad essere presi in giro siamo noi, sicuramente raccontano balle, non ci sono mica andati.
La notifica di WhatsApp mi distoglie dalle mie elucubrazioni. E' una schermata di quelle che memorizzano i percorsi, con i tempi e le calorie consumate. C'è una data ed è di qualche giorno prima. Il percorso è chiaro, stesso punto di partenza ma lo stop e la relativa retromarcia sono avvenuti molto più avanti rispetto ai nostri.
Segno che i nostri amici, dell'acquitrino maleodorante non hanno trovato traccia.
--E' Micilina. Non vuole che la si disturbi.
Dice il mio compare, senza sorridere.
Decidiamo di archiviare la cosa tra le varie stranezze che capitano da queste parti e di farci un aperitivo. Doppio.
L'accaduto rimane in archivio fino a un paio di settimane fa quando una notizia su un quotidiano locale attrae la mia attenzione: Pocapaglia: volontari al lavoro per la pulizia e il ripristino dei Sentieri delle Rocche.
Leggo il breve trafiletto, in cui il cronista dopo aver lodato il lavoro dei solerti volontari, elenca i sentieri che sono stati sgomberati dalla vegetazione e ripuliti.
Tra di essi c'è anche quello della Masca Micilina. Perfettamente agibile, dice l'articolo.
Il giorno dopo siamo di nuovo in cammino, scarponcini e bastone.
Nonostante sia ottobre inoltrato il verde è ancora il colore dominante. Non fa freddo e l'autunno tarda ad arrivare, il terreno è asciutto e polveroso perché da settimane non cade una goccia d'acqua.
Il sentiero è pulitissimo eccettuate le poche foglie che iniziano lentamente a cadere.
Se in estate il posto è un po' inquietante, durante le stagioni fredde quel po', che sminuisce, va tolto. Specialmente in una giornata grigia come questa.
Il silenzio regna. Questa volta sono stato attento da subito. Nessun canto di uccello.
Percorriamo, tra chiacchiere atte più a stemperare l'atmosfera plumbea che per un effettivo bisogno, la parte pianeggiante e arriviamo al punto in cui dovrebbe iniziare la salita.
Dico dovrebbe, perché l'acquitrino è di nuovo lì. Sopra galleggiano alcune foglie morte e la puzza è sempre la stessa.
Non diciamo nulla e ci limitiamo a tornare indietro a passo spedito.
--Ma sì, dai è una falda acquifera, Magari basta qualche ora per farla emergere. Chi lo sa.
--Può essere. Comunque questa è sfiga.
--Speriamo sia solo quello.
--Già
Procediamo perlopiù in silenzio. Un silenzio che viene interrotto da un frusciar di foglie.
Un gatto piomba in mezzo al sentiero pochi metri davanti a noi.
Ci guarda, poi apre la bocca e ci mostra i denti. Sibila a sbuffa.
Poi, improvviso com'è apparso, si butta nella boscaglia e sparisce.
Sentiamo ancora un paio di schiocchi di rami spezzati poi più nulla.
--Un gatto.
--Già.
--Non dobbiamo essergli stati molto simpatici.
--Avrà avuto paura.
--Io ne ho avuta più di lui.
--Anche a me ha fatto prendere un colpo.
Riprendiamo il cammino e arriviamo alla macchina.
--Hai visto gli occhi di quel gatto?
--Brillavano.
--Sì.
--Sicuramente un riflesso.
--Sicuro.
--Già.
Questo è quanto.
Dicono che le Masche si possano vedere.
Quelle di Pocapaglia si ritrovano due volte l'anno intorno alla mezzanotte di un giovedì nel mese di aprile e un giovedì nel mese di novembre.
Lo fanno per celebrare Micilina e quale luogo è migliore del bricco dove venne bruciata?
Per sapere se è il giorno giusto basta percorrere, poco prima della mezzanotte, la strada che da Pocapaglia va verso Saliceto. S'incontrano molti gatti, non solo neri e con gli occhi particolarmente luminosi.
Quelle sono le Masche che si stanno recando al raduno. Da che cosa lo si può capire? Dalle loro ombre che non sono figure feline, ma umane.
Domani è il primo novembre ed è giovedì.
Fossi in voi io non ci andrei.
Bel resoconto. Anni fa stavo raccogliendo un dossier sulle Masche piemontesi, quando invitai i lettori a raccontarmi qualche aneddoto in merito, ricordo che ce ne furono un paio (forse tu stesso) che mi raccontarono diverse cose sul "sentiero della Masca" e sui gatti del luogo.
RispondiEliminaGrazie Nick, sì ricordo bene quella serie di post anche perché quello delle Streghe è un argomento a me molto caro. A quando il prossimo?
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