Quando ha senso parlare di disco epocale. Low: Double Negative.

E' possibile che nel 2018 qualcuno riesca ancora a creare qualcosa di nuovo?
Una nuova pietra angolare che detti i parametri per la musica che verrà?
Domande a cui non è facile dare una risposta, forse impossibile. Adesso.
Perché, come succede ad ogni precursore, i giudici non sono mai stati la critica o il pubblico: l'unico, insindacabile giudice è stato il tempo.
Quanti artisti sono stati definiti seminali? Artisti che hanno gettato il seme che ha generato nuova musica, ma durante la loro vita, artistica e non, hanno raccolto poco o nulla per poi
essere santificati a posteriori?
Un nome su tutti? Ramones. Il gruppo che ha venduto più magliette di dischi.
Non sono molti gli artisti che hanno visto riconoscere questi meriti quando erano ancora in salute.

Mi sto addentrando in un campo minato, lo so. Ma prima di scrivere queste righe ci ho pensato a fondo e più ci penso, più sono convinto di quello che sto per scrivere.
Double Negative è un anno zero.
E' uno di quei dischi che passerà praticamente inosservato, ma col tempo (sempre lui) sarà preso ad esempio dalle nuove generazioni di musicisti e indicato come l'inizio di un nuovo percorso stilistico.
Addirittura?
Dopo 25 anni di carriera, al dodicesimo album, i Low si spengono e si riaccendono. Reset totale.
In tutto questo tempo, quantità e qualità sono sempre andati a braccetto. Sospesi tra rock (The Great Destroyer è uno dei miei album da isola deserta) ed elettronica (Drum & Guns), il gruppo di
Duluth è riuscito a racchiudere la gioia, la serenità ma anche il dolore, la disperazione e la paura in atmosfere rarefatte e minimali che sono diventate una peculiarità difficilmente replicabile.
Lo Slowcore non l'hanno inventato loro, ma l'hanno portato in cima a vette altissime.
Forse non si poteva andare oltre, ci si poteva fermare e assaporare il panorama. Ma non era una cosa adatta ai Low che, da sempre impegnati e politicizzati, non avrebbero potuto vivere di rendita mentre il mondo si sta, neppure troppo lentamente, suicidando.
Siccome l'umanità sta andando verso l'abisso, noi la vogliamo accompagnare con la colonna sonora adeguata. Questo devono aver pensato prima di scrivere le undici canzoni di Double Negative.

Quasi sparite le chitarre, spodestate dall'elettronica, sintetizzatori ed effettistica. I loop ipnotici, le campionature e le distorsioni hanno l'effetto di disorientare l'ascoltatore e di confonderlo, rendendo
i primi ascolti difficili, molto difficili. La prima volta non sono riuscito ad ascoltarlo per intero: ho mollato dopo tre pezzi e le mie impressioni sono state poco lusinghiere e irriferibili
in un contesto socialmente evoluto. Ma ci ho riprovato, perché conoscendoli sapevo che c'era sotto molto di più di quello che mi sembrava un esercizio rumorista e nemmeno dei più riusciti.
Al secondo ascolto l'impressione è stata sempre la stessa. Un grande punto interrogativo. Anche se, poco alla volta, mi sembrava che le melodie iniziassero a salire in superficie.
Così, ascolto dopo ascolto (non ricordo quanti ma è stato un discreto numero), tutta la bellezza di questo disco è venuta fuori.
Double Negative non va compreso ma va assimilato. Come nelle opere di David Lynch (e qui si sguazza nelle atmosfere Lynchiane) sembra essere più un percorso emotivo/emozionale che razionale. Un flusso di coscienza, in cui non c'è logica ma tutto è logico. Come se i Low fossero riusciti a dare ordine al caos, lasciando la confusione in superficie e nel nocciolo la calma che da sempre li contraddistingue.

Il gruppo di Duluth riesce come nessun altro a miscelare serenità, tristezza e inquietudine e Rome (Always In The Dark) è qui a testimoniarlo, indicando la strada verso un nuovo modo di concepire la ballata. E' incredibile come la melodia, sì perché questo è un disco dannatamente melodico, sia stata imbrigliata e fatta prigioniera dalle distorsioni ma riesca comunque sempre a ritrovare la sua libertà.
E il trittico iniziale Quorum, Dancing and Blood e Fly, giustamente presentato in video come una cosa sola, ne è il fulgido manifesto. Se in esse è ancora presente, fievole, un legame con il passato, Tempest ci apre la porta che si affaccia sul futuro. A noi spetta prendere coraggio e varcare la soglia.

Ripeto, molto probabilmente Double Negative non avrà il successo che merita e passerà inosservato ai più. Ma il tempo, l'unico giudice inoppugnabile, gli decreterà il giusto valore.


Commenti

  1. Li avevo persi di vista da qualche anno, sebbene i loro esordi mi avessero colpito in modo più che favorevole!
    Quest'ultimo album mi pare strepitoso e ho deciso di prenderlo e di dare un ascolto anche alle loro produzioni che mi sono perso negli ultimi anni.
    Grazie per la segnalazione! ;)

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    1. Lo sto consumando, ogni ascolto è qualcosa di nuovo. Fenomenale.
      Fammi poi sapere le tue impressioni!

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