Saranno la nuova Next Big Thing? Marmozets: Knowing What You Know Now.

Ho iniziato questo post tre volte. Mi tuffavo a bomba nelle parole. Scrivevo, scrivevo e scrivevo.
Poi mi fermavo e quello che leggevo non mi piaceva.
Non riuscivo a centrare l'obiettivo che mi ero prefissato: convincere il lettore del fatto che Marmozetz è un gruppo fenomenale.
La prima stesura aveva il tono di un imbonitore, sembravo un venditore di pentole e mancava solo la bicicletta omaggio.
La seconda invece aveva il tono di chi aveva avuto un'illuminazione divina, avesse scoperto il Sacro Graal e la prova inconfutabile della presenza degli extraterrestri. Tutto insieme.
La terza infine era frutto di un viaggio nel tempo che mi ha riportato all'adolescenza, non solo il tono ma anche la scrittura era quella di un quindicenne dall'italiano zoppicante.
Capirete che a quasi mezzo secolo di vita esprimersi con ficata e spacca di brutto non sia proprio il massimo. E nemmeno svolazzare pindaricamente in fronzoli e orpelli barocchi ostentando una preparazione e un substrato culturale che non possiedo.
Mi premeva, e mi preme tuttora, riuscire a far trapelare l'entusiasmo che mi ha pervaso quando ho ascoltato Knowing What You Know Now.
Volevo farlo bene ma senza esagerare.
Anche perché di proclami sul disco, libro e film del secolo o del millennio che ha conquistato le classifiche di tutto il globo, fanstastilioni di lettori e galassie di spettatori è pieno il mondo.
Così sono rimasto per un po' a guardare il foglio bianco. Mi aspettavo che da un momento all'altro il cursore mi apostrofasse in malo modo: e allora? Devo ancora stare qui a lampeggiare per molto?
Poi l'illuminazione. Come quasi sempre succede, la cosa più semplice è quella che funziona meglio.
E allora eccomi qua. A dirvi che il giorno che ho messo su il secondo disco dei Marmozets, l'ho ascoltato cinque volte. E come scrivevo qualche post fa, non ricordo da quanto tempo non succedeva.
Il giorno dopo l'ho ascoltato ancora e anche quello successivo e poi ancora e ancora e ancora.
Ma che cosa c'è di così particolare da far tornare ragazzino un vecchio brontolone come il sottoscritto?
Non lo so.
Forse perché dentro ci trovo l'entusiasmo, l'energia e la rabbia che solo la gioventù riesce a far uscire in tutta la sua dirompente freschezza.
Oppure perché si tratta semplicemente di canzoni che mi piacciono perché in qualche modo riescono a toccare le mie corde più sensibili. Magari a qualcun altro i Marmozets provocheranno l'orticaria.
Non lo so.
So solo che questo disco è una ficata e i Marmozets spaccano di brutto.

Se volete entusiasmarvi, qui sotto trovate la playlist dell'intero disco.


Commenti

  1. Finalmente sono riuscito ad ascoltare bene questo disco. Ci ho messo un po’ ma ne è valsa la pena. Non mi capitava di entusiasmarmi così all’ascolto di un disco pop dai tempi di “Crossing the rubicon” degli svedesi The Sounds. I Marmozets sono meno new wave/anni 80 ma hanno la stessa energia e soprattutto una gran collezione di grandi canzoni.
    Come sempre le azzecchi tutte (grande anche il ritorno dei Voivod!). Il pop rock iper vitaminizzato dei MARMOZETS è stata una gran bella sorpresa. Grazie!

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    1. Ah bene! Sono contento che tu abbia avuto le mie stesse impressioni. Siccome ho "l'entusiasmo facile" anche se cerco sempre di lasciar decantare le emozioni, a volte mi chiedo se questa eccitazione sia un po' fuori luogo. Mi è capitato sovente di "sbarellare" nell'immediato per dei dischi che, riascoltati poco tempo dopo, risultavano decisamente mediocri.
      Grazie a te!

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  2. Non è tanto il mio genere, ma "spaccano di brutto", per usare un termine tecnico e colto :-)))
    Non li conoscevo, non mi dispiacciono, non so se comprerò il loro album, però grazie tantissimo di avermeli fatti conoscere!

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    1. Anch'io sguazzo in altri lidi, li ho scoperti per caso ma mi hanno subito colpito, soprattutto per la grinta che ci mettono. Mi sono sembrati un buon connubio tra rabbia e melodia pop. Sicuramente li preferisco ai Greta Van Fleet (orrore).

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