Kara Lafayette: La Cantina.
Venerdì 15 dicembre. Betty, Debora, Astrid e Susanna sono costrette a fermarsi oltre l’orario di servizio per organizzare la festa di Natale nella scuola dell’infanzia “Il boschetto fortunato”. Una scocciatura per tutte e quattro le maestre, non proprio in buoni rapporti, che può trasformarsi in un delirante incubo.Una novelette che mescola sovrannaturale e splatter, una strenna natalizia che ci riporta nell’insolito Alto Adige di Kara Lafayette: un luogo speciale, vibrante, il miglior posto in cui vivere. E morire.
Approfitto della lettura di questo racconto, che consiglio caldamente, per una breve riflessione sullo stato delle cose relativo alle pubblicazioni horror nel nostro Paese. Perché a lettura terminata, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: ma possibile che autori così validi debbano fare una vita da carbonari, relegati nel sottosuolo (lo so, underground è più fico), annaspando per avere un po' di visibilità? Anzi, no. Visibilità è una parola brutta. E' meglio così: per avere il giusto mercato?
Spero che l'autrice non me ne vorrà se approfitto del suo bel racconto per una riflessione di più ampio respiro. In calce al post trovate la recensione che ho lasciato su Amazon e il link al blog di Kara Lafayette.
Sembra che negli ultimi anni il cinema horror stia vivendo una nuova primavera. Dopo un lungo periodo di calma piatta, i produttori si sono accorti che gli appassionati del genere sono un una garanzia, specialmente in periodi di crisi in cui non si vuole rischiare. Se poi i risultati non siano disprezzabili è da valutare, ma nel mucchio si possono trovare dei film notevoli (Get Out), delle piccole perle (It Follows) e anche delle saghe che hanno una loro dignità (The Conjuring).
Discorso diverso per quanto riguarda la serie tv, dove la qualità è nettamente superiore. Mi vengono in mente Ash Vs Evil Dead, The Terror, Penny Dreadful, The Exorcist e American Horror Story, per citarne alcune.
Quindi l'appassionato di horror dal punto di vista visivo non ha nulla da recriminare, anzi un'abbondanza simile forse non si è mai vista prima.
Ma il lato letterario com'è piazzato?
Potrò anche sbagliarmi ma io lo vedo messo decisamente male. Qui in Italia.
Mentre all'estero è un continuo florilegio di romanzi, riviste, racconti e gli editori, anche grandi, investono anche su scrittori esordienti, da noi sembra di stare in mezzo al mare in balìa della bonaccia.
Sulle grandi C.E. non mi pronuncio perché è come quando a scuola consegnavi il compito in classe in bianco: un bel SV (Senza Voto). L'ennesima ristampa dei racconti di Lovecraft, la ritraduzione di King e basta. Forse un po' di Poe, ogni tanto.
Qualche piccola casa editrice ci prova (Dunwich, Nero Press, Independent Legions), ma pur essendo degne di ogni onore, è ben poca cosa se paragoniamo il numero delle uscite horror rispetto al Thriller. Quest'ultimo sembra addirittura inflazionato.
E il problema è sempre lo stesso: non c'è mercato.
Perché il pubblico, alla fine, vuole sempre le stesse cose. Non si azzarda a scoprire autori nuovi e format diversi. Assolutamente no. Stephen King oppure i suoi cloni. Se gli si offre qualcosa di diverso, già storce il naso.
Se poi, si tratta di roba italiana, per la carità! Ma stiamo scherzando?
Ragazzi, qua si sta ancora a discutere se il libro è meglio su carta o in digitale!
Che c'entra tutto questo con La Cantina?
C'entra eccome. Perché questo racconto è l'ennesima prova provata che in Italia ci sono autori molto validi. E' la prova che gli scrittori indipendenti non sono spacciatori d'immondizia.
Che l'horror scritto in Italia, ambientato in Italia riesce anche ad essere molto più efficace dell'ennesimo clone di King, quando è scritto bene come in questa novelette.
Caspita, mi sembra di essere un disco rotto. Ma non ne posso più di sentire sempre lo stesso lamento: in Italia non c'è letteratura horror.
Non è vero, perché esiste. Ma langue e cerca di sopravvivere.
Quindi, basta con i piagnistei e:
1) Piantatela con la storia del profumo della carta. Per ovvi motivi di costi, molti pubblicano solo in digitale e leggere ebook non ha mai fatto male a nessuno.
2) Leggete anche scrittori che non conoscete, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla religione e dalla nazionalità. Scoprirete cose davvero belle.
3) Basta con 'sta storia che spendere due o cinque euro per un ebook sia una rapina. Copertinista ed editor non lavorano per la gloria. Volete un prodotto professionale? E allora pagatelo!
4) Supportate gli scrittori. Recensite in maniera decente su Amazon, parlatene nei gruppi su Facebook e Instagram e diffondete quello che è degno d'essere diffuso. E se trovate dell'immondizia è giusto che si sappia, ma sempre con cognizione di causa. Massacrare un autore per un refuso è da imbecilli.
E adesso andate a leggere La Cantina. C'è anche in cartaceo, quindi non avete scuse.
La mia recensione su Amazon.
Approfitto della lettura di questo racconto, che consiglio caldamente, per una breve riflessione sullo stato delle cose relativo alle pubblicazioni horror nel nostro Paese. Perché a lettura terminata, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: ma possibile che autori così validi debbano fare una vita da carbonari, relegati nel sottosuolo (lo so, underground è più fico), annaspando per avere un po' di visibilità? Anzi, no. Visibilità è una parola brutta. E' meglio così: per avere il giusto mercato?
Spero che l'autrice non me ne vorrà se approfitto del suo bel racconto per una riflessione di più ampio respiro. In calce al post trovate la recensione che ho lasciato su Amazon e il link al blog di Kara Lafayette.
Sembra che negli ultimi anni il cinema horror stia vivendo una nuova primavera. Dopo un lungo periodo di calma piatta, i produttori si sono accorti che gli appassionati del genere sono un una garanzia, specialmente in periodi di crisi in cui non si vuole rischiare. Se poi i risultati non siano disprezzabili è da valutare, ma nel mucchio si possono trovare dei film notevoli (Get Out), delle piccole perle (It Follows) e anche delle saghe che hanno una loro dignità (The Conjuring).
Discorso diverso per quanto riguarda la serie tv, dove la qualità è nettamente superiore. Mi vengono in mente Ash Vs Evil Dead, The Terror, Penny Dreadful, The Exorcist e American Horror Story, per citarne alcune.
Quindi l'appassionato di horror dal punto di vista visivo non ha nulla da recriminare, anzi un'abbondanza simile forse non si è mai vista prima.
Ma il lato letterario com'è piazzato?
Potrò anche sbagliarmi ma io lo vedo messo decisamente male. Qui in Italia.
Mentre all'estero è un continuo florilegio di romanzi, riviste, racconti e gli editori, anche grandi, investono anche su scrittori esordienti, da noi sembra di stare in mezzo al mare in balìa della bonaccia.
Sulle grandi C.E. non mi pronuncio perché è come quando a scuola consegnavi il compito in classe in bianco: un bel SV (Senza Voto). L'ennesima ristampa dei racconti di Lovecraft, la ritraduzione di King e basta. Forse un po' di Poe, ogni tanto.
Qualche piccola casa editrice ci prova (Dunwich, Nero Press, Independent Legions), ma pur essendo degne di ogni onore, è ben poca cosa se paragoniamo il numero delle uscite horror rispetto al Thriller. Quest'ultimo sembra addirittura inflazionato.
E il problema è sempre lo stesso: non c'è mercato.
Perché il pubblico, alla fine, vuole sempre le stesse cose. Non si azzarda a scoprire autori nuovi e format diversi. Assolutamente no. Stephen King oppure i suoi cloni. Se gli si offre qualcosa di diverso, già storce il naso.
Se poi, si tratta di roba italiana, per la carità! Ma stiamo scherzando?
Ragazzi, qua si sta ancora a discutere se il libro è meglio su carta o in digitale!
Che c'entra tutto questo con La Cantina?
C'entra eccome. Perché questo racconto è l'ennesima prova provata che in Italia ci sono autori molto validi. E' la prova che gli scrittori indipendenti non sono spacciatori d'immondizia.
Che l'horror scritto in Italia, ambientato in Italia riesce anche ad essere molto più efficace dell'ennesimo clone di King, quando è scritto bene come in questa novelette.
Caspita, mi sembra di essere un disco rotto. Ma non ne posso più di sentire sempre lo stesso lamento: in Italia non c'è letteratura horror.
Non è vero, perché esiste. Ma langue e cerca di sopravvivere.
Quindi, basta con i piagnistei e:
1) Piantatela con la storia del profumo della carta. Per ovvi motivi di costi, molti pubblicano solo in digitale e leggere ebook non ha mai fatto male a nessuno.
2) Leggete anche scrittori che non conoscete, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla religione e dalla nazionalità. Scoprirete cose davvero belle.
3) Basta con 'sta storia che spendere due o cinque euro per un ebook sia una rapina. Copertinista ed editor non lavorano per la gloria. Volete un prodotto professionale? E allora pagatelo!
4) Supportate gli scrittori. Recensite in maniera decente su Amazon, parlatene nei gruppi su Facebook e Instagram e diffondete quello che è degno d'essere diffuso. E se trovate dell'immondizia è giusto che si sappia, ma sempre con cognizione di causa. Massacrare un autore per un refuso è da imbecilli.
E adesso andate a leggere La Cantina. C'è anche in cartaceo, quindi non avete scuse.
La mia recensione su Amazon.
Secondo me gli autori validi, se sono davvero tali, prima o poi emergono, in tutti i campi. Speriamo sia il caso di Lafayette.
RispondiEliminaVenendo invece al discorso cinema, personalmente la primavera horror la vedo più in Francia che oltreoceano. I film che ho preferito tra quelli usciti nell'ultimo periodo sono: "Grave"/"Raw", "Revenge" e "Incident in Ghostland", tutti film francesi e francofoni o anglofrancofoni.
Ivano, sul fatto che gli autori validi emergano non sono totalmente d'accordo. Specialmente nella letteratura di genere ce ne sono molti che, pur essendo grandi autori, purtroppo sopravvivono semisconosciuti. Nonostante pubblichino da molti anni e sempre materiale di ottima qualità. Faccio qualche nome: Fabrizio Borgio, Claudio Vergnani, Samuel Marolla... E potrei continuare. Lo stesso Danilo Arona (che personalmente reputo uno dei più grandi scrittori italiani) è poco conosciuto anche dagli appassionati. Vorrei condividere il tuo ottimismo ma penso che emergere in qualsiasi campo solo grazie alla bravura, nel nostro Paese sia praticamente impossibile. Per come siamo strutturati (clientelismo, nepotismo, mancanza di meritocrazia) e soprattutto per mentalità.
EliminaSul cinema ammetto di essere rimasto un po' indietro. Purtroppo mi tocca sacrificare qualcosa per cronica mancanza di tempo, ma recupererò sicuramente i titoli che mi hai segnalato, grazie!
"Raw" e "Grave" sono lo stesso film. A me è prima capitato di vederlo come "Raw", poi come "Grave". E ho scoperto che in "Raw" erano stati censurati quasi tutti i nudi della giovane protagonista che ho poi trovato in "Grave".
EliminaAutori validi ce ne sono molti, purtroppo è il sistema generale che non funziona.
RispondiEliminaNe riparleremo presto.
E linkerò il tuo post.